Degna conclusione per la Ca bianca

degna-conclusione-1FRANCO RUSSO.

Non è solo per l’abituale superbia – che c’è – se testimonio, per Margutte, la conclusione della vicenda della Ca bianca. È anche perché i suoi incolpevoli lettori ne hanno già letto, QUI. E mi sembra giusto testimoniare, con parole ed immagini, come è finita in gloria.

E vorrei dedicare queste poche righe – e queste foto – ai pessimisti, complottisti, catastrofisti, diffidenti e scettici. Quelli sempre pronti ad ascoltare il consiglio di Cervantes: diffida del bue davanti, della mula dietro, del monaco da tutte le parti. Quelli che, con malcelata invidia, avevano adombrato il sospetto che io fossi riuscito a ribattezzare la strada in cui abito grazie ai  “poteri forti” che sarei in grado di muovere. Quelli che magari avevano borbottato sul complotto “demo-pluto-giudaico-massonico”: chissà cosa hai mosso, dove ti sei raccomandato, ricatti incrociati, pressioni politiche, trono ed altare

No cari, solo una normale storia, con normali procedure, con tempi normali e con esiti normali. Come dovrebbe essere sempre e per tutti se questo strano paese fosse normale. Godetevi il servizio fotografico: un sindaco brillante, anzi due, assessori e consiglieri comunali, dirigente dell’ufficio tecnico, operai, quattro o cinque vicini di casa (in posti felici dove il vicino più vicino è a cento metri) e qualche amico carissimo. Un bicchiere di spumante – rigorosamente italiano – e salatini e torta di panetteria. Un pomeriggio normale di gente normale che ha fatto – ciascuno nel suo ambito – delle cose normali. E si è ritrovata, in amicizia, per celebrarlo.

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La stranezza, se vogliamo, è che una cosa normale in cui tanti hanno fatto, onestamente, la loro parte normale meriti di essere festeggiata e celebrata come se fosse una cosa eccezionale.

Ringrazio tutti quelli che, in vario modo, hanno portato il loro mattoncino per la realizzazione della Strada vicinale della Ca bianca. Anche chi, con i suoi sospetti, mi ha permesso di riflettere su cose “normali” ed ha alimentato il mio ego già ipertrofico di suo. Beh, diciamocelo tra noi fedeli marguttiani, non è proprio da tutti battezzare la strada in cui si abita e ottenere che il sindaco sia presente per officiare, sia pure in abiti civili, la cerimonia di inaugurazione. Prosit.

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