MARIA TERESA ROSSITTO.
Erano anni oramai che non si usavano più le canottiere e anche i baffi alla Clark Gable, ma Amedeo Fanelli non seguiva le mode. Non sopportava che qualcuno gli suggerisse come vestirsi, cosa mangiare, chi frequentare e dove andare in vacanza. Seguiva un preciso rituale maniacale e sapeva che ogni istante della sua giornata doveva essere contraddistinto da precisi e studiati gesti. Viveva solo da quando era morta la madre per una malattia rara e le sue giornate erano scandite da piccoli riti quotidiani, dal lavoro come bibliotecario e dal rapporto amichevole e talvolta invasivo nei confronti dei vicini di casa. I riti quotidiani erano amplificati nel fine settimana e si concentravano per lo più al momento del risveglio mattutino, del pranzo e prima di coricarsi. Quando parlava ai suoi vicini delle sue abitudini spesso avvertiva un certo sarcasmo nelle battute degli altri, sguardi e risolini.
Alla mattina, ripiegato con estrema cura il pigiama sotto il cuscino, prendeva il primo caffè osservando il giardino condominiale con molta attenzione, pronto a scendere per tagliare eventuali rami secchi, non appena percepiva il minimo possibile danno al fogliame. Poi osservava con attenzione il movimento dei condomini che uscivano per andare al lavoro. Abitando al primo piano, ad Amedeo non sfuggiva nulla dei suoi vicini. Abbigliamento, umore, espressioni facciali inconsuete. Quando veniva invitato a pranzo da qualche amico o dagli stessi vicini di casa, Amedeo diceva a tutti, presentandosi, che lui faceva lo “scrutatore a distanza”. Cioè dal suo soggiorno, dove era posizionata una grande vetrata, poteva controllare i movimenti dei condomini che uscivano e di quelli che rientravano. Non lo faceva per una curiosità pettegola, ma perché riteneva il genere umano un insetto da laboratorio. Analisi, pura analisi.
***
Comincia così il romanzo di Maria Teresa Rossitto, che narra di un delitto all’interno di un condominio della buona borghesia torinese, in via Arthur Schopenhauer 24. Un condomino, Amedeo Fanelli, bibliotecario alla Biblioteca Nazionale di Torino, affiancherà l’ispettore Malerba durante il corso delle indagini. Personaggio naif con tre grandi passioni: cucina, lettura e Jazz anni cinquanta. La passione per la cucina lo condurrà ad accostare cibi e vizi umani dei suoi vicini, offrendo spunti imprevedibili ad un’indagine che sembra perdersi nei meandri dell’animo umano. Tanti possono essere i moventi e fra i tanti si fa strada l’ombra della pedofilia che diventerà un tarlo nella mente dell’ispettore. In ultimo una tesi filosofica farà irruzione, portando con sé una particolare visione dell’esistenza e della sofferenza umana, sulla quale il colpevole ha costruito la sua vendetta.
Maria Teresa Rossitto vive a Torino. È laureata in giurisprudenza ed è addetto stampa.
Nel 2012 ha pubblicato un libro di racconti dal titolo “ Vite Sospese” in formato cartaceo e
digitale, reperibile sui maggiori store on-line.
A gennaio 2016 ha pubblicato con Arca Edizioni (www.arcaedizioni.it) “Schopenhauer 24”, un romanzo giallo ambientato a Torino e presentato al Salone del Libro 2016. Cura da anni un blog: www.mariateresarossitto.it