Sfilano semimodelle Made in Italy
dove marciavano staffette e partigiani:
la signora Luna la città non la riconosce più…
troppi anni per emigrare.
Barconi di clandestini affondano
nel mare di Ulisse… Enea
e spuntano relitti
d’uranio davanti alle coste.
L’Andrea si perderà in fantasie
ma poi a casa rivedrà Marika per una cenetta
mentre l’Enrico cerca una donna
per appiccare fuochi d’autunno.
Teresa fotografa un quadro romanico,
nello struscio domenicale di vetrine,
il profumo di mosto portato lontano dal vento…
Gratta i suoi numeri la vecchina sul bus,
l’ultima emozione…
tanto tra poco se ne andrà al Creatore.
***
“E cielo e terra e mare invocano
la nuova luce che sorge sul mondo,
luce che irrompe nel cuore dell’uomo,
luce allo stesso splendore del giorno.”
David Maria Turoldo
Sarà stato il Settantasette
– forse il Settantotto – in un appartamento
non lontano da Botteghe Oscure
in un conflitto a fuoco coi brigatisti
è morto l’agente Pietro Ruotolo.
Lascia una figlia di cinque anni,
ora storica scrive su quegli anni
e non ha mai visto negli occhi gli assassini.
L’Emilio alla festa di Natale con gli studenti
tra un Padre Nostro, un Ave Maria
e canti di Natale – magari fosse una poesia
di Turoldo – vorrebbe salire su un tetto…
una gru… in piazza come suo padre
tra zampe d’elefante e zazzere al vento.
Il tramonto è una crema al salmone
da spalmare su un cielo d’inverno;
Teresa e Fiulin in un’autostrada
di campi oscurati si ricorda la torre STAR:
«Mamma guarda quelli del brodo!»
ma il sapore delle verdure
è un volo interrotto prima della nebbia.
***
Zi’ Carmelo vegnì su
con le pezze into u’ culo
a furia di travagliare
ha sposato tutti i figli da signori,
ma al funerale manco uno ce n’era
di quegli strozzinati;
È prematuramente scomparso
una sera da notte prima degli esami
con l’Emilio come Stilicone
contro i Visigoti:
studentelli che mai sapranno dov’è la Gallia…
i confini dell’Impero.
La luna è una julienne in un’aria soffritta,
di un cortile da cinema parrocchiale,
tra oleandri, bouganville e seggiole
da mal di schiena.
Per l’Enrico passano le estati senza mare,
stagioni alternate
come le scadenze dei cibi nel frigo.
***
Fiulin in una campagna da svegliarsi
sgomenti di notte:
lucciole, costellazioni, passi danteschi
accanto a boschi di cinghiali…
prede per cacciatori.
Si fruga in cassonetti maleodoranti,
tra trattorie semivuote
e ricette di riciclo da dopoguerra.
Come le storie sentite da Teresa
quando le reti di Kubala
erano més que una esperança;
quella dell’Enrico che – per una sera –
lascia a casa i problemi rivedendo
vecchi amici per una partita.
Davanti a vino e spaghetti, imprecazioni
per un goal mangiato, ritorna ragazzino:
‘na pisada in compagnia in un’antica roggia
e poi via come dopo una marachella,
come quando Fiulin
si sente l’ultimo giocatore di scacchi.
***
Quasi stenti a riconoscerli
ingrassati… spelacchiati…
ingrigiti, forse anche loro
ti vedono così Fiulin;
non comprendi più il dialetto,
sei andato altrove…
ti suona un lontano ricordo.
Si sparge odore di brace,
senti uno strano sapore Teresa…
sarà solo quel cimitero
di cemento senza cipressi?
Accanto piantine di riso,
cascinali abbandonati
alla periferia del borgo…
la pianura illimitata
ti angoscia lo sguardo:
cerchi il profilo di colline,
il profondo respiro delle onde.
«Le poesie di Ariano mi hanno richiamato un certo ‘neorealismo’, in senso più cinematografico che letterario, nel quale cioè il senso della vita prendeva la forma delle vicende quotidiane, dei singoli destini degli italiani all’indomani della guerra: erano le storie di quell’”umile Italia” che da Virgilio a Dante a Parise ai nostri giorni ha ispirato scrit¬tori e artisti, e che è stata frettolosamente dimenticata, o meglio rimos¬sa, a partire dal boom. Ma Ariano non è un neorealista. Dietro questa etichetta che una certa educazione accademica mi spinge a usare, io sento il sentimento di una vita come azione, o meglio come libertà di azione, nella misura in cui … la lotta vale per la lotta, la vita per la vita, la morte per la morte, e il fare per il fare, e qui, appunto, si compie un incontro o uno scontro con l’”altro”.
Non sarà facile incontrare Luca Ariano in queste poesie, e non perché egli si pone come un regista dietro l’obiettivo della sua penna, la macchina da presa. Ma come nei migliori documentari, il regista non manca di far notare la sua ombra. Seguiamo, dunque, le vicende del professor Emilio e di Teresa, della nonna e del “fiulin” (nel quale Ariano proietta la sua infanzia), e ci si imbatte in Rosina, Andrea, Giggino e in altri, e ci si chiede dove li abbiamo già incontrati, perché è evidente che sono vivi, e comunque hanno vissuto, non hanno niente di astratto o simbolico. … Luca Ariano, con la sua telecamera in spalla, gira fra le vie, le piazze, i campi di una città italiana, fra gli argini di una pianura fluviale e i declivi collinari di un bel paese che non c’è più, e interroga i suoi personaggi, li segue, li pedina, li rincorre, li incalza, li interroga, e nei loro occhi legge il presente e coglie il passato, intravede a volte qualche indizio di futuro; e tuttavia non gli interessa nascondersi, ma lascia tracce della sua presenza in una scrittura sgranata, sporca, né cancella il suo respiro finito nel riverbero sonoro dell’audio che registra le voci dei personaggi.»
Dalla Nota di lettura di Salvatore Ritrovato
Nato a Mortara (PV) nel 1979, Luca Ariano vive ora a Parma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Bagliori crepuscolari nel buio nel 1999. Numerose sue poesie sono apparse su riviste, blog e siti letterari su internet. Collabora con le riviste «clanDestino», «Racna» ed è redattore de «Le Voci della Luna». Nel 2005 è uscita una sua plaquette ne La coda della galassia (Fara) e la sua seconda raccolta di poesie Bitume d’intorno, con la prefazione di Gian Ruggero Manzoni, per le Edizioni del Bradipo di Lugo di Romagna. Con Enrico Cerquiglini ha curato per Campanotto l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata (2008). Nel 2009 una parte della sua plaquette Contratto a termine è stata pubblicata ne La borsa del viandante curata da Chiara De Luca (Fara). Sempre nel 2009 ha curato con Luca Paci l’antologia Pro/Testo (Fara). Nel 2010 per le edizioni Farepoesia di Pavia è uscita la plaquette Contratto a termine con una nota di Francesco Marotta. Nel 2011 con Marco Baj per Officine Ultranovecento ha pubblicato il libro d’artista Tracce nel Fango. Sempre nel 2011 con Ultranovecento all’interno del cofanetto Mappe per un altrove ha pubblicato Tempi sospesi – Temps suspesos (4 poesie di Luca Ariano, traduzione in catalano di Imma Puig Cuyàs e 1 Fotolitografia da originale pastelli su carta di Gabriella Di Bona) e 5 gradi prima del ritorno con Martino Neri Nel 2012 per le Edizioni d’If è uscito il poemetto I Resistenti, scritto con Carmine De Falco, tra i vincitori del Premio Russo – Mazzacurati. Nel 2014 per Prospero Editore ha pubblicato l’e-book La Renault di Aldo Moro con una prefazione di Guido Mattia Gallerani. Nel 2015 per Dot.com.Press-Le Voci della Luna ha dato alle stampe Ero altrove con una postfazione di Salvatore Ritrovato e note di Ivan Fedeli e Lorenzo Mari, finalista al Premio Gozzano 2015. Nel 2016 presso la Collana Versante Ripido / LaRecherche.it è uscito l’e-book di Bitume d’intorno con una nota di Enea Roversi.