Metaphysical

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AimA

La povertà semantica e sintattica della fotografia mi porta a cercare un filo logico tra tutto il “lavoro” di un periodo, ma poi, di fatto, lo devo cercare, non trovare, e mi chiedo fino a che punto sia corretto farlo.Di contro, trovo le chiavi di lettura solo in alcune immagini dove la realtà è sospesa o un elemento perturbante genera sospensione. In questa dimensione metafisica io trovo, ora, coscientemente, il buon esito di un’immagine. Comprendo che non si tratta di divinazione per i contrasti, ma per la presenza in assenza, per la saturazione di realtà presente nei bianchi e nei neri. Dunque, parlando di povertà semantica e di concezione metafisica della visione della realtà, un netto contrasto mi pare evidente. Allora la sintassi è presente nella massima intensità dei bianchi e dei neri, ma soprattutto dei bianchi che trasbordano dal perimetro limitatore, da quei confini che rendono necessariamente implosiva la catena degli elementi. Come se questa catena di elementi fosse retta da un principio matematico io cerco la formula la cui risultante è paradossalmente il “non-matematico”: l’assente, la semplice atmosfera che lascia in sospeso, come se dovesse accadere qualcosa. Un principio matematico governa la luce; un principio metafisico determina l’emozione finale. Eppure quest’ultimo non esisterebbe fuori da tale precisa forma.Trattasi di una forma che non obbedisce ad alcun principio matematico, una forma che non appartiene all’insieme delle forme perché la sua presenza è avvertibile solo a livello di sensazione. Il tutto è amplificato da una certa qual identità del mezzo fotografico che certifica che quanto rappresentato è vero, esiste, dunque quella sensazione è esistita: forse al momento della realizzazione dell’immagine; forse una volta ancora da parte del fruitore.

AIMAPROJECT – αἶμα
Photography and Research
www.aimaproject.it

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AimA in Margutte: Invasività del nulla
Poesia in forma di musica