Francesco Franco. Un ricordo

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FULVIA GIACOSA

In gennaio se n’è andato Francesco Franco, nato a Mondovì nel 1924 e, pur se ormai torinese da sempre, legatissimo al suo territorio d’origine con cui è stato sempre generoso di opere grafiche e pittoriche, di donazioni tra cui il suo storico torchio incisorio ora al monregalese Civico Museo della Stampa inaugurato nel 2001, di attenzioni alla scuola (a lui si deve la nascita del Liceo Artistico del capoluogo).
La notizia apparsa sulle pagine della provincia di Cuneo de “La Stampa” era accompagnata da una bella e recente fotografia dell’autore che è un ritratto veritiero della sua personalità: sorridente senza esagerazione, signorilmente pacato e per nulla distante, in dialogo con ogni ipotetico “altro” e non solo il fotografo che lo ha colto nell’intimità della casa. Chissà se la dominante bianca della giacca e della poltrona erano casuali: mi piace pensare che non sia stato così, perché il bianco è stato senz’altro quel colore-luce-spazio onnipresente nei suoi lavori incisori.
Tutte le tecniche grafiche sono state da lui coltivate e a volte mescolate in combinazioni altamente sperimentali senza che mai sia venuto meno un rigore assoluto che gli ha consentito il dominio totale di mezzi e processi. Dedizione e cura certosina sono state alla base anche dei suoi scritti storico-critici su riviste prestigiose, come disciplina e disponibilità hanno caratterizzato il suo trentennale insegnamento in Tecniche dell’Incisione all’Accademia Albertina di Torino, prima come assistente di Mario Calandri poi ereditandone la cattedra.
Personalmente ho incontrato Francesco Franco tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio a Cuneo in occasione di due esposizioni collettive a cui ho collaborato, quando ormai la fama internazionale dell’artista era sancita da mostre e presenze permanenti nei più importanti musei del mondo ed illustri critici avevano già sapientemente detto tutto ciò che c’era da dire. Eppure Franco, di fronte ad una insegnante di liceo che occasionalmente scriveva qualche riga d’arte, s’è posto in una democratica posizione d’ascolto, infilando affettuosamente qualche consiglio con una semplicità disarmante, incoraggiandola nel sottolineare qualche fortunata intuizione momentanea. Che poi è il tipico atteggiamento dei veri uomini di cultura: e quella di Francesco Franco era vastissima e profonda, dalla musica alla letteratura, dalla storia all’arte. Ricordo che arrivavo all’appuntamento con una buona dose di imbarazzo, ma gli bastavano pochi minuti per creare un clima disteso e dar vita ad un dialogo “socratico” da cui si usciva arricchiti e un po’ più sicuri di sé. Era come se la disciplina che ha governato la sua vita e la sua arte si trasferissero naturaliter in chi gli stava di fronte (ma lui direbbe senz’altro “accanto”).
Tra le tante note che su di lui sono state scritte vorrei citarne due illuminanti e che provengono da voci del nostro territorio. Andreina Griseri ha parlato (1990) di “segno pronto a cogliere la galaverna della percezione, che riesce a far piazza pulita del di più e ne trae una carta d’identità autentica, quasi una radiografia in trasparenza”; Ida Isoardi ha scritto nel 2000: “In Franco il segno è pensiero che precede il senso e in sé lo assorbe. Sempre lo designa al di là dell’alibi referenziale. … Emerge allora una visione che si dà per vuoti, fratture, scritture segrete resa ininterrotta da quel non visibile che costituisce il testo (tessuto) di Franco”.
Infine vorrei ricordare una mostra tenutasi in più sedi a Mondovì nel 2013, centrata soprattutto sui lavori pittorici degli ultimi anni, dal titolo Pensieri e altre realtà. Acquerelli e pastelli incontrano il colore in freddi azzurri e gamme più calde – indefinibili, appena sussurrate – in dialogo con il segno sempre più rarefatto delle incisioni coeve. Ma, al fondo, resta protagonista la luce: creatrice di uno spazio mentale prima che fisico, ove vuoto e silenzio sono categorie fondanti.
L’augurio che “ci” facciamo è che la città torni presto a ricordare uno dei suoi figli migliori con una qualche manifestazione.