SILVIA PIO E ATTILIO IANNIELLO
“Silenzioso scambio” è una scrittura a quattro mani avvenuta tra le mura domestiche e nata dal desiderio degli autori di iniziare un dialogo poetico sul tema del tempo; il tempo in tutte le sue sfaccettature e tutte le sue implicanze nell’esistenza umana. In un secondo momento entrambi hanno voluto confrontarsi su una riflessione poetica intorno ai quattro tradizionali elementi (Aria Acqua Terra Fuoco).
Iniziata con uno scambio di versi scritti su fogli, è sfociata nella pubblicazione di una plaquette con la copertina di Gianni Bava. È stato proprio lui ad inventarne il titolo riprendendolo da uno dei versi. Gianni ha intuito, nel leggere per primo i testi, l’essenza del lavoro.
Il termine “silenzioso” ben si addice alla poesia che non è proclama, non è sbandieramento di emozioni e sentimenti, ma silenzioso lavoro da artigiani della parola, affinché una parola, un suono, un intero verso siano il più possibile vicini all’immagine mentale e cordiale voluta da colui che scrive.
Il silenzio poi è portatore di infinite possibilità, è il substrato dove germina la parola che rivelandosi in realtà si vela di nuovo. Ed è proprio questo velarsi ancora che lascia spazio al silenzioso dialogo che intreccia parole e sentimenti, visioni e quotidiane esistenze.
Il dialogo quindi si fa “scambio”, economia esistenziale di dono, apertura di nuove possibilità. In quest’ultima accezione come non pensare che lo scambio è anche quel meccanismo che pone un treno su un altro binario. Lo scambio infatti può suscitare il desiderio di nuove mete.
“Silenzioso scambio” si presenta con due sezioni.
La prima si intitola I versi del tempo ed è composta da sedici poesie, otto per autore Ad una poesia di Silvia si contrappone una di Attilio, e viceversa, come in un dialogo.
L’otto è un numero che in molte tradizioni ancestrali indica l’infinito o meglio le infinite possibilità (si pensi alla scacchiera) che la realtà offre allo sguardo di chi sa vederla. Secondo diversi autori cristiani del periodo patristico, Cristo all’atto della sua resurrezione inaugurò l’ottavo giorno della settimana aprendo per sempre il varco tra cielo e terra, chiudendo per sempre il dominio della morte.
L’otto quindi è un buon numero da associare al tempo, questa realtà oscura, di difficile definizione, realtà alla quale però siamo intimamente legati.
Il tempo ci rende apofatici eppure in tutti i momenti della nostra vita e delle nostre giornate ci appare, ci si mostra, si dà alla nostra esperienza.
In questo caso il tempo riecheggia nei testi delle poesie come spazio d’incontro su un piano esistenziale che abbraccia la luminosa oscurità del tempo stesso.
La seconda sezione, Dall’aria al fuoco, riprende gli elementi dal più leggero al più pesante quali costitutori della materia e dello spirito, gli archè della nostra vita. Questa volta le poesia dei due autori non si alternano e confrontano, prima vengono le quattro di Attilio e poi quelle di Silvia. In questo modo ogni autore ha nel volumetto dodici poesie; dodici, un numero che richiama in ogni tradizione d’Occidente e d’Oriente la completezza e l’universo, un universo che seppur infinitamente grande ancora e sempre si espande.
La presenza degli elementi non è casuale, poiché proprio dall’interazione tra aria terra acqua e fuoco nasce la vita e con la vita il tempo.
Vi proponiamo le poesie che costituiscono lo scambio, inserendone alcune in questo articolo e altre in un prossimo; quelle sugli elementi si trovano qui e qui.
.
I VERSI DEL TEMPO
(Gli autori leggono le prime due poesie)
Visto quel che succede
che viene detto e udito
visto quel che si vede
un verso può bastarti
per afferrar le ore passate
le ore rubate
dal frusciare sommesso del tempo
e son le parole a portarti
dove non tutte le cose son state divorate
e di tutto qualcosa resta
al riparo del vento
un verso può salvarti
S.P.
***
Ancora togliamo il ghiaccio dai vetri
per afferrare l’ora del sole sorgente
«Le ore passate»
dicono
«rimangono nelle notti del cuore»
così
come l’onda s’arrende alla rena
ci si frange nei versi del tempo
tutto ciò che venne fatto
detto e udito
alla fine
fruscia sommesso nel bianco dei capelli
a riassumere forse
tutti i colori della vita
A.I.
***
Tortuosi percorsi
di lacrime sporche di pioggia
che lente vanno sul vetro
Nel lunario, autunno
e in questa vita
che ancora vive l’assenza
Paesaggio sfocato
nel ritaglio alla finestra sarà
immagine della partenza
Nei recessi del sentire soltanto
trovo debole un segno
come il cerchio del bicchiere sul tavolo
Lacerante di ciò ch’ero far senza
eppure
questo mutare, questa fine
del tempo mio di adesso è l’essenza
S.P.
***
Lacrime urtano
innevate visioni di donne
avvolte in scialli di lontananza
«Oh giorno troppo breve»
dicono
«cosa ci porterà la sera?»
E sempre seguono
la linea imprecisa delle partenze
non importa
se verso dove nasce o muore il sole
Così
si spezza il rumore del tempo mio d’adesso
e sanguina
il paesaggio a lungo pensato
Eppure
l’iconostasi dei nostri giorni
risplende ancora
di candele mai spente
A.I.
***
Mi piace andarmene sola
con piedi segreti
e occhi che sognan lontano
senza parare del paese le parole
che dicono di me
favole come fosse un racconto
di un cieco al quale non ho mai parlato
E intanto ricordo
quando in piazza si era tutti fratelli
e ai rintocchi della notte
si brindava una vita ancor tutta da bere
Ora torno di rado
ma mi piace arrivare dal colle
perché caro mi è l’immenso orizzonte
e i nocciòli
che di me nulla sembran sapere né cercare
e per nulla si curan di quel che succede
Di qui vedo dove in ultimo dimorano
i padri e le madri
che il mio cammino ricerca
per cercare risposte
Loro che mi hanno fatto
loro sì mi conoscono
e attraverso la storia del vecchio millennio
soffiano nel vento feroce
un soffio più lieve
che mi porta e conduce
alla fine per far parte di loro
della terra e del tempo
S.P.
***
Con tenerezza scendono
i nocciòli
sulla ragazza
che torna dall’amore
e i padri e le madri
varcano sempre i confini
dove la luce sfuma
anche le ultime colline
Leggi:
«I fratelli si sono dispersi sulle piazze
oltre la nebbia
che smorza la fissità del cielo.
I fratelli si sono incamminati
nel ronzio degli sfreccianti anni
che danno il cambio
all’ormai matura giovinezza»
Tutti vorremmo rimpatriare
e lasciare la clausura di questo scorrer lento
per trovare risposte nella rena
d’un’ansa inestinguibile
Tutti vorremmo trovare
a metà della salita
i padri e le madri
e la memoria della loro dimora
Leggi:
«Non sarà
il vento feroce a salvarci
ma la brezza che nutre
di calmi profumi
questa terra
che a mani nude
offriamo a un’altra alba»
A.I.