GIULIANA BAGNASCO
Un grande esordio. Un romanzo intenso, senza ossessioni programmatiche, senza impazienza, una scansione profonda dentro un’esattezza espressiva. L’autrice ha dalla sua lo stile, cioè la realtà. Tiene imprigionati nel calore di un respiro caldo e di un ritmo trascinante. Una travagliata presa di coscienza condotta in una dimensione dotata di misura e incisività con suggestivi trasalimenti lirico-paesaggistici. Viola è la protagonista: una donna quarantenne moglie di un affermato direttore d’orchestra con una figlia ventenne. Un’esistenza condotta nel segno della devozione verso il marito, mai niente che uscisse dagli schemi, non un fuori programma né un’impennata, piuttosto rispettosi di una metrica canonica .Un’incursione nella musica, la musica nitida che impregna ogni fibra per propagazione di onde, “è un’esperienza fisica di costruzioni armoniche e purezza di intenti”, quella che smorza ogni asperità, anche la figlia Vittoria è contagiata dal padre nel suo trasporto musicale. La musica del marito Federico, da mistero diventa per lei carne, “la sua trascendenza di note in elevazione diventa concretezza”. Improvvisamente Federico muore, in Viola si innesca il meccanismo di fuga per andare altrove, “basta un approccio casuale, un odore o una sequenza di note per andare altrove” e proprio in occasione di un concerto in commemorazione del marito fugge e sarà il giovane Mauro a stimolare in lei il tormentato viaggio interiore che dal dolore la condurrà alla verità. Spezzatosi l’equilibrio, anche il tempo è tagliato. Utilizzando fin dal titolo un’indicazione musicale, il tempo assume una dimensione metaforica potente: Viola è il tempo tagliato, quello che lei con la distruzione dell’orologio vuole annullare, quel ritmo che da spartito si era mantenuto costante e fluido diviene sincopato. “Il tempo è una linea curva con estremi che coincidono. Un insieme composto da molti sottoinsiemi che formano un sistema chiuso, una trappola emotiva di reazioni a catena”. Viola prende coscienza della sua non appartenenza alla vita, dell’anima che la sua casa e gli oggetti hanno nutrito, ma si accorge che l’anima, quella della sua vita coniugale era soltanto la copia conforme di suo marito. Con dialoghi fitti che materializzano i concetti, Viola racconta un amore al femminile e in una poetica sinfonia di parole smussa davvero, come nella musica, ogni asperità. “tutto deve finire perché tutto possa ricominciare. Anche la vita. Anche l’amore.”
Un’intervista all’autrice si trova qui: https://www.margutte.com/?p=2001