ELISABETTA MERCURI
La scoperta di un manoscritto greco risalente al X-XI secolo,diviene pretesto per una narrazione che assume i contorni del giallo storico.
Ma ecco i fatti, nello specifico, da cui ha origine la scrittura del libro “InChiostro” (Ed. Rubbettino 2017) di Marco Iuffrida, medievista, specializzato in biblioteconomia alla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Ottobre 2005, siamo in Calabria, nella Casa del Libro Antico di Lamezia Terme, una biblioteca comunale specialistica, dove la direttrice e fondatrice Antonella De Vinci – come raccontato dalla stessa nella postfazione al libro-rivolge la sua attenzione, nell’ambito di un progetto di tutela e valorizzazione, ad un ricco fondo librario di volumi del XVI-XVIII secolo, appartenuti ai frati domenicani e cappuccini della città. Nell’affrontare lo studio di questa raccolta: l’incredibile scoperta di un plico contenente reperti pergamenacei e cartacei il cui unico segno identificativo sembra essere un adesivo relativo ad un anonimo laboratorio di restauro di Palermo.
Diversi gli interrogativi che stimolano il proseguimento del lavoro di ricerca, dopo aver scoperto nel plico due fogli manoscritti con calligrafia greca.”Perché questo manoscritto si trovava in quel fondo librario? Si poteva ipotizzare che i due fogli fossero stati posizionati, per le ripiegature riscontrate, come coperta di un volume? Oppure si trattava di un’ingegnosa imbottitura nascosta?”.Un’eventualità, quest’ultima, di grande suggestione, che porterà la direttrice della Casa del Libro Antico a cercarne conferma fino a rintracciare, nelle cinquecentine restaurate a Palermo intorno agli anni ‘80, un volume che corrispondeva alle ripiegature sui due fogli di pergamena, così da poter supporre il loro nascondimento all’interno della sua rilegatura. Il volume era il De bono eleemosynae del sacerdote calabrese Giulio Folco. Ma a questo punto, qual era il nesso tra il manoscritto e il libro di Folco? Considerando, peraltro, che molti secoli dividevano i due. E come mai tra le parole scritte in greco ve ne erano alcune scritte in italiano cinquecentesco? Le risposte all’enigma avrebbe potuto darle soltanto il contenuto del manoscritto greco.
È così che viene coinvolto il medievista Marco Iuffrida le cui competenze contribuiranno a far luce sulla misteriosa vicenda.
La scelta di tradurre i risultati dei suoi studi in un romanzo, per Iuffrida, deriverà dal desiderio di un’ampia divulgazione e dal tentativo di rendere agevole anche a lettori non specialisti la comprensione della verità scientifica di questo manoscritto, risultato un frammento di codice greco attribuito a San Giovanni Crisostomo, un testo molto rilevante per la storia della Chiesa.
InChiostro contiene notizie di carattere scientifico per contestualizzare il manoscritto ed il suo ritrovamento, con una narrazione che si snoda sullo sfondo di chiostri di conventi e biblioteche, di oscure atmosfere intrise di mistero che rimandano a quelle del capolavoro letterario Il nome della rosa di Umberto Eco.
Teatro della trama: una visione cinquecentesca della piana lametina, con l’abbazia benedettina, la città di Neocastro con il castello normanno-svevo, il convento domenicano della Santissima Annunziata, il convento cappuccino di Santa Maria degli Angeli, e poi il bosco del Carrà, e Pizzo Calabro.
A rendere il più possibile veritiero il contesto ambientale del tempo: “l’introduzione di voci dialettali e popolari ma anche dotte e letterarie”, la descrizione dei paesaggi naturali nella cornice del clima, delle epidemie, delle catastrofi, “degli scontri tra ambizione e brama di sapere”.
Tra i personaggi inventati, ma verosimili,l’ombra del filosofo di Stilo, Tommaso Campanella, dietro la figura chiave di frà Thomas…
Realtà e invenzione, nel romanzo di Marco Iuffrida, per raccontare di una vicenda storicamente fondata che ruota intorno ad una posizione teologica fondamentale, per provare ad immaginare come l’antico documento sia stato salvato per arrivare,attraverso i secoli, fino a noi… ai nostri giorni… in Calabria… stimolando gli studiosi contemporanei a coltivare l’amore per la conoscenza.