GABRIELLA MONGARDI
Sabato 12 maggio alle ore 17.30, nell’Oratorio di Santa Croce a Mondovì Piazza, si sono ricreate le dimensioni intime e raccolte di un salotto ottocentesco, grazie all’incontro tra un pianoforte e un flauto suonati da due musicisti di grande talento, i maestri Maurizio Davico e Fulvio Galanti.
Maurizio Davico, docente presso il liceo artistico Ego Bianchi di Cuneo, è primo flauto nell’Orchestra sinfonica “Bruni” di Cuneo. Svolge la propria attività come solista ed in varie formazioni cameristiche suonando in Italia, Francia e Svizzera. Cultore della musica antica, ha registrato numerose esecuzioni di musiche originali suonate nelle corti rinascimentali.
Fulvio Galanti, docente al conservatorio “G. Verdi” di Torino, tiene i Corsi di pianoforte e armonia presso l’Istituto musicale di Borgo San Dalmazzo. Ha seguito corsi di perfezionamento sul Lied, la Mélodie francese e la vocalità da camera con pianoforte. Si è esibito per importanti festivals e rassegne in diverse città italiane e all’estero ottenendo importanti riconoscimenti, fra cui il 2° premio al concorso internazionale di Finale Ligure e il 1° premio all’“International Music Competition” di Cortemilia.
Il concerto ha preso il titolo “Morceaux de salon” dall’op. 51 di Joachim Andersen, di cui sono stati eseguiti, nella seconda parte, due morceaux molto piacevoli, L’attente e Valse: impaziente e abbandonata “l’attesa”; ora turbinoso e fremente, ora languido e sospiroso il “valzer”.
In apertura è stata proposta la sonata n.2 in Fa maggiore di Weber. Nel primo tempo, moderato, Il pianoforte propone un tema contrastato a cui risponde il flauto, in un duetto alla pari: le sue saette nervose solcano la volta melodica costruita dal piano. L’adagio severo e sobrio si ribalta poi in un gioioso rondò, che offre ai solisti la possibilità di sfoggiare le loro doti virtuosistiche lanciandosi in scale vertiginose e volteggiando sulle note con leggerezza e vivacità: la forma-sonata con la sua solidità strutturale è lo spazio ideale in cui può dispiegarsi l’estro individuale.
Anche nella sonata in Do maggiore di Donizetti (che riprende un tema di Albinoni) il flauto si innesta con agilità ed eleganza sul tessuto sonoro morbido e pieno del piano. Solenne e grave il largo, tenero e avvolgente l’allegro, con il suo ritmo ben scandito da una struttura a ritornello.
La Fantasie op.79 di Fauré è invece più libera e tumultuosa, più “romantica” nel senso convenzionale del termine; trasmette inquietudine e finisce con una capriola.
Molto tempestosa e complessa la Fantasie brillante sur Carmen de Bizet di Borne, altamente drammatica, coerentemente del resto con l’intreccio di amore e morte dell’opera.
In chiusura, come bis, l’allegro di una sonata giovanile di Mozart per clavicembalo ha rasserenato gli animi degli ascoltatori con la sua grazia vertiginosa, leggera e scherzosa.