ELISABETTA MERCURI
Un viaggio attraverso l’arte, la storia e le tradizioni dell’Iran fino ad arrivare ai nostri giorni. “Diario Persiano”, il titolo della mostra collettiva curata da Vahid Malek e ospitata, nel mese di giugno, alla Castiglia di Saluzzo (l’antico castello dei Marchesi), nel cuneese.
L’iniziativa, nata con l’obiettivo di realizzare uno scambio culturale tra due antiche civiltà (il seguito sarà una mostra di arte italiana in Iran), è stata ideata e realizzata dall’Istituto Garuzzo per le arti visive di Torino-Igav che, in questa occasione, con Teheran Art Center Galleries e in collaborazione con la città di Saluzzo, ha proposto ventuno opere recenti di sette artisti iraniani contemporanei.
L’evento è stato inserito nel programma della manifestazione Start- Storia Arte Saluzzo che, ogni anno, per un mese, anima l’incantevole borgo.
Firoozeh Akhlaghi, Mohammad Hadi Fadavi, Shahran Karimi, Alireza Karimpour, Alireza Saadatmand, Sahar Salehi e Amir Bakthiar Sanjabi, con la loro produzione pittorica hanno raccontato il fascino e la magia della loro terra. L’allestimento ha offerto ai visitatori uno spaccato della cultura iraniana attraverso “immagini, temi e valori restituiti da tecniche che fondono la tradizione con il moderno”, come la pittura calligrafica, un’arte unica in Iran, o quella antica ed intrigante della miniatura.
In diverse opere, una suggestione in più, quella della tradizione poetica, così radicata nella cultura iraniana e, in questa mostra, espressa nell’ispirazione quanto nella narrazione creativa.
Come nel caso di Sharan Karimi, “un poeta che unisce le metafore visive a quelle verbali”. I suoi dipinti si rifanno a quelli tipici delle classiche miniature persiane. Mentre “l’uso degli elementi narrativi, delle iscrizioni, rimanda chiaramente all’arte occidentale”.
È pittura figurativa quella di Karimi, cosi come quella della pittrice Sahar Salehi, le cui tele, in apertura del percorso espositivo, sono risultate di forte impatto per la ricchezza e la multimedialità delle raffigurazioni. Una realtà frammentaria quella di Salehi, “basata sul paradosso, sulle contraddizioni, sui ricordi e sul condizionamento di esperienze vissute, di pensieri storici e geografici”. Un mondo disgregato che riflette lo spazio dell’uomo di oggi. Ma attraverso “la creazione di un linguaggio integrato, l’artista riesce a creare un varco per rendere libera la donna che è vittima silenziosa di questo disastro”…
Nelle opere di Hadi Fadavi, pittore, scenografo, costumista di film, le figure e i colori brillanti intessono tessuti simbolici che creano legami tra la pittura contemporanea e la miniatura.
Mentre in quelle di Amir Bakthar Sanjabi traspare l’urgenza di esprimersi. “Il colore e la dimensione dei suoi quadri hanno un valore significativo, rivelano le sensazioni interiori e profonde dell’artista. L’ispirazione istantanea viene trasferita immediatamente sulla tela”.
Si tratta di una pittura spontanea e casuale che “entra in contatto con lo spazio dell’astrazione”.
L’astrattismo cromatico di Sanjabi lo ritroviamo in Alireza Karimpour. Le sue opere calligrafiche sono poetiche ed immaginarie, frutto della creatività del momento. La colorazione è prodotta da penna e vernice come da tradizione calligrafica. La sua pittura è casuale, imprevista. Sulle tele, le visioni dettate dalle emozioni provocate dalle poesie. Anche i colori richiamano i versi poetici che hanno ispirato l’opera.
Nel percorso espositivo, lungo i corridoi della Castiglia, spiccano tre monocromi per rappresentare la bandiera iraniana. Autore dell’opera calligrafica, Alireza Saadtmand.
Ed ancora, continuando nel susseguirsi delle sale, i microcosmi di Firoozeh Akhlaghi. Nei suoi quadri, spazi simbolici astratti, universi di forme e colori. L’artista si ispira soprattutto alle ceramiche delle moschee e degli edifici delle città antiche.
La mostra ha riscosso notevole successo di pubblico per l’interesse nei confronti di una terra, l’Iran, la cui immagine viene sempre filtrata dai media e condizionata da giudizi di stampo politico. L’evento della Castiglia ha consentito di accostarsi a nuovi linguaggi interpretativi per scoprire la profonda identità del popolo iraniano, quella più autentica perché tradotta dalla spiritualità dell’arte.