È uscito per l’editore Internopoesia “Inventario per il macellaio” di Nicola Grato.
Foto di copertina: © Danilo Figlia
e mia madre pregava a bassa voce
si faceva la croce ripulendo
il tagliere di legno dalle bucce
di zucchine, melanzane, cipolle;
credo sperasse in qualcuno o qualcosa,
forse anche in una povera salvezza
in una brezza fina e senza corpo
nel canto corroso del corvo nero
nelle spine in fiore del maggio pieno.
*
non mi resta da dirti
ch’è tardi, indicando
sul polso spoglio qualcosa,
mentre una luce uggiosa
mi chiama da fuori.
Il gatto è cieco, penso –
sbanda e sente mancanza,
pure i tuoi calendari
avvertono la solitudine
di ruggine e polvere:
fermi da una vita a dicembre –
solleticati da spifferi amari
e crudi, fantasmi
di cose perdute.
*
fuoco greco sul mare
un festino di tanti
anni fa –
le barche schierate
all’imbocco del porto;
i lenzuoli bruciati
carcerati in rivolta
la tua ansia sommessa
si faceva dirotta
preghiera alla Madonna
del Molo:
la vita vola, un fiato
solamente, la promessa
di un marinaio partito
per sempre.
*
certo, a pensarci il tempo
cola via come acqua
nelle strade d’autunno –
ma sembra pure fermo
se riguardo a quei giorni
se la tua voce tremula ora
allora era canto
mentre andavo a scuola.
La fola che ci stringe
non è cunto: è vento
crudo –
un orologio fermo,
una parola che
zoppica inciampa cade –
le carte serbate per niente,
il tuo archivio di morti
incorniciati da sempre sul muro,
la luce scura dietro
l’altarino di san Giuseppe.
Nicola Grato (Palermo, 1975) è laureato in Lettere moderne con una tesi su Lucio Piccolo. Insegnante di scuole medie, ha pubblicato un libro di versi Deserto giorno (La Zisa, 2009). Scrittore di racconti e saggi sulle biografie popolari, è stato drammaturgo per il Teatro del Baglio di Villafrati (PA), scrivendo testi tratti da Tommaso Bordonaro, Stefano D’Arrigo, Jean Giono, Michel Tournier, David Maria Turoldo ed Elsa Morante.