…intanto annoto…

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EVA MAIO

Le cose che capitano a volte sono collegate da fili sottilissimi.
Altre volte sono proprio concatenate.
Altre volte ancora pare non abbiano parentela.
Magari i legami si colgono dopo mesi o anni. Basta non perdere la pazienza.
Intanto che non mi spazientisco, annoto.
Annoto che devo trans – locare, che non so fare un diario di viaggio… porca la miseria!

Trans-locare

Trans – locare
ha le sue fasi mistiche
oltre una sfibrante
stanchezza muscolare.

Che devi andare
in luoghi fondi della memoria
e in cantina
e sottrarre sottrarre
lasciare lasciare.

Che devi immaginare
altra collocazione
nel mondo
e non pensavi
di poterlo fare.

Che devi riamare
ciò che rimane
dall’aver sottratto
e di luce nuova
l’impensato.

Che il cuore
è un animale fedele
e ti sorprende
in mistici passaggi
forse salti.

Sembra ti dica
che se mastichi passaggi
nella vita e sei un po’ vecchia
diventi un po’ nuova.

Non so fare il diario di un viaggio

Non so fare il diario
di un viaggio.
Non ne ho mai fatti
ed ora neppure
rari appunti a caso.
Mi raggiungono piccoli incanti
viaggiando
o mi pare di essere in apnea
se una bellezza troppo bella
mi raggiunge.
Così quel sistema
in noi che sa fotografare e memorizza
pare mi dica
che la luce è troppa:
mi sembra proprio
vada in tilt.
Spiazzata
torno a casa
senza foto vere
che la mano lenta trema
e smemorata dentro.
Occorre che m’imbatta
in parole d’altri e
in altri sguardi
perché si srotoli il rullino
che in me s’è avvolto.
Che il rullino c’è
ben sistemato
in anfratti scuri
della camera
oscura o subito in fondo
al condotto lacrimale.
A poco a poco
qualche foto sbuca fuori.
Me la tira fuori
il caso sotto forma
d’ incontro d’occhi in silenzio
o di vento sillabato in melodia.
Che un diario di viaggio
non lo posso fare
senza appunti
magari questo canto
sottovoce
senza neppure il ritornello
sì.

Porca la miseria

Porca la miseria
me lo ritrovo come intercalare interiore.
Ne vorrei uno più fine
filosofico saggio ottimista.

Me lo ritrovo dentro
sarà un’ eredità degli avi
sarà un opportuno equilibrio
agli incanti che mi prendono.

Però porca la miseria
dice il vero:
è porca la miseria inflitta
è una porcata dei potenti.

Mi spunta anche se
devo prendere coraggio
esprimere un sentimento
buono con porzioni di dolcezza.

È come se mi dicessi
- Misera me, se taccio -
o anche - Su, misera, che aspetti? -
- Dai , forse ci riesci. -

Che sono casi
che capitano ai timidi
che s’inventano strategie
bislacche come questa.

Porca la miseria
è anche un reclamo al mondo
alle regole dell’evoluzione
che premia i forti.

Che il caso ha innestato
in loro dna sorprendenti
e basterebbe già.
Basterebbe, porca la miseria.

Poi a volte lo esclamo
sorpresa felice
per qualcosa che è andato dritto
nel mondo a qualcuno a me.

Porca la miseria
ci voleva proprio che il diritto
vincesse che a un povero cristo
andasse bene qualcosa.

Che porca la miseria
sarebbe un motto a sinistra
una bandiera a sventolare
giustizia diritti per gli umani tutti.

Che a me tocca
tradurlo in fatti gesti
atti concreti attitudini
di cuore mani occhi.

Che me l’hanno dato
in eredità a farne qualcosa
di buono questo motto
porca la miseria.

Che tenerlo solo dentro
o farne litania serve a poco
che sono contenta che mi frulli
costante l’idea: “Porca è la miseria”.

Che forse è un dono.
Non la miseria.
Quel refrain così poco fine
chissà, magari un po’ saggio.

(Foto di Manuela Tassitano)