CANIO MANCUSO
Addestramento sul lago
Ripetiamo i gesti delle anatre
volate via da anni, il nostro sonno
scivola sull’acqua spruzza le ortensie
fino al nodo dei canneti -
la luce acquosa che ci rassicura
mentre affiniamo la voce il verso
zitelle svizzere ci gettano molliche -
che indigestioni che gioia stupida…
Dove si nascondono i cacciatori?
Restate qui non andate via
ci dicono – prendete voi
il posto delle anatre.
Qui tutto parla una lingua gentile
anche i cartelli davanti alle entrate
ci sussurrano state attenti
ma i cani scodinzolano nasando
dai cancelli: rottweiler incrociati
con orchidee mastini morbidi
come camerieri invitano i ladri
in giardino ma i ladri sono pigri
fanno anche loro la vita delle anatre.
Ah già le anatre – continuano a dirci
Dove si nascondono i cacciatori?
Non li vediamo dietro i canneti
i vecchi che lucidano vecchie armi
soffiando tra i denti di ceramica.
Ci aspettavano ci dicono grazie:
le anatre non sono più tornate
Ci pregano di non muoverci
non sparano da dieci anni
toccano la nostra carne
di anatre apprendiste
sentono con le dita
le nostre piume il becco
aspettano un cenno
svogliato delle ali.
***
Disordine dell’oncologa
La vostra fede mi disturba più
della mia incertezza: ballo storta
sui trampoli non vi guardo tento
un passo e mi incollo al muro vi lancio
biglietti dall’alto: Guarirete.
Alla fine del gioco cado a terra
basta un’occhiata che mi sfiori un piede.
Spezzo i trampoli e scappo non fuggo
vedete il morso dell’orologio
sull’avambraccio ho fretta sentite
questo odore rappreso nel camice
è il mio corpo fatto d’acqua e d’ansia.
Non ho fiato per rispondervi lo giuro
non sono gli occhi con le sclere gialle
e neppure le domande sussurrate
a infastidirmi: sono le vostre dita
sulle mie spalle i polpastrelli
che mi lisciano la manica per
sapere cosa? ignoro le domande
scorro sul nastro della corsia
fino alla porta: conosco le risposte
eccole in cambio dei vostri regali
(mille bottiglie e io non bevo il vino).
Le vostre attese gonfie obbedienti
le maledico con un sorriso.
**
Aspetto anch’io: scucitevi le suture
svestitevi dei muscoli: le labbra
si staccano dal bocca a bocca
la carne coincide con il segno
lasciato sul materasso dal respiro
immaginate ancora il vostro corpo
raccolto nell’impronta della schiena:
se credete al purgatorio, alle stazioni
intermedie non disprezzate la mia
fede solitaria: io qui lavoro
e prego con voi e faccio penitenze
in nome dei medici
che come me non ricordano i nomi.
Non preoccupatevi se cado ancora
dov’è la porta? voi dove siete?
***
Frammento dell’intellettuale da asporto
Riposati, ferma il battito sotto
le coperte: il sangue non circola
eppure continui a guardare il mondo –
il poco d’aria che sfreghi con il corpo
guardi attraverso la bolla del respiro.
Quello che vedi è un varco non il mondo:
ci sono i gerani che lo nascondono
le scarpe e la pioggia che si portano dietro
l’odore delle famiglie sulle scale
e un dito che affonda nella panna.
Il mondo si stringe nelle tue pupille:
guardi il pianerottolo: vedi
uno strapiombo, tre vasi di fiori
finti: vedi un’amazzonia triste
i pesci nuotano nell’ascensore -
l’universo pressato in una scatola -
il varco si chiude il battito si ferma
tu non gli credi: riconosci il mondo.
(pubblicato originariamente l’8-1-2019)
(foto di Gabriella Mongardi)