Esce per Graphofeel una guida all’ascolto della musica classica semplice e accattivante, scritta da una musicista di razza che ha saputo spaziare in moltissimi campi. Anna Rollando, ex componente dei Rondò Veneziano, ha lavorato, tra i molti, con Ennio Morricone, Beppe Vessicchio, Franco Battiato, Andrea Bocelli. Il suo libro Applaudire con i piedi è un’introduzione alla musica colta raccontata da “dietro le quinte”. La costruzione di un’ opera o di una colonna sonora, le vite dei grandi compositori, le storie quotidiane di un’orchestra narrate attraverso aneddoti, curiosità e retroscena. Una lettura dinamica per approfondire un tema che può sembrare distante ma che in realtà viviamo tutti i giorni. Infatti le melodie classiche le ascoltiamo nelle suonerie dei telefonini, fanno da sottofondo a film e telefilm, le ritroviamo nelle pubblicità radiofoniche. Un modo per entrare in contatto con un mondo tanto vicino, eppure, molto spesso, quasi sconosciuto.
Ecco un estratto:
NANNERL MOZART (LA SORELLA DI WOLFGANG)
Maria Anna Walburga Ignatia Mozart nacque il 30 luglio 1751 a Salisburgo. I genitori, Leopold Mozart e Anna Maria Pertl, ebbero in tutto sette bambini; ma solo Nannerl e Wolfgang superarono i primi mesi di vita, data l’altissima mortalità infantile dell’epoca. Maria Anna era la quarta figlia; la madre diede alla luce altri due bambini dopo di lei, che purtroppo morirono in fasce, e alla fine, il 27 gennaio 1756, nacque Wolfgang Amadeus.
Leopold Mozart, musicista presso la corte di Salisburgo, riconobbe molto presto nella figlia (e poi, naturalmente, anche nel figlio) uno straordinario talento musicale e la iniziò allo studio del clavicembalo. A partire dal 1762, quando Nannerl aveva poco più di dieci anni e Wolfgang sei, i due bambini furono scarrozzati per l’Europa dall’ambizioso padre, che li faceva esibire dinanzi alle teste coronate e i potenti del tempo. La famiglia fece in tutta Europa diverse tournées, una delle quali si protrasse per ben tre anni consecutivi (dal 1763 al 1766): il mercato musicale non è un’invenzione di oggi, solo che all’epoca non ci si esibiva negli stadi ma nelle corti, il pubblico era colto e selezionato e quasi sempre aveva studiato musica.
Durante questi viaggi, entrambi i bambini si ammalarono di malattie all’epoca mortali come vaiolo e tifo: Nannerl addirittura ricevette l’estrema unzione a causa della gravità delle sue condizioni, e quando guarì suo padre fece ordinare sei messe in ringraziamento. Tempo dopo anche Wolfgang si riprese da una grave malattia, ma nel suo caso le messe di ringraziamento furono nove. In questa disparità di trattamento si può forse cominciare a notare l’inizio dei contrasti che fratello e sorella avrebbero avuto negli anni successivi.
Quando Nannerl divenne un’adolescente, Leopold ritenne che il figlio maschio fosse più adatto a portare alla sua famiglia la fama e la fortuna desiderate. Nel 1769 così padre e figlio partirono per l’Italia, la patria dell’Opera, in cerca di gloria, mentre Nannerl fu lasciata con la madre a Salisburgo, dove prese a dare lezioni di clavicembalo allo scopo di finanziare il viaggio degli uomini di casa. Dall’epistolario di famiglia emerge la figura di una ragazza introversa e riflessiva, decisamente all’opposto rispetto allo scherzoso e irriverente Wolfgang, e sofferente per numerosi problemi di salute, tra cui una serie di terribili accessi di emicrania che, forse non a caso, la coglievano sempre nei giorni successivi alla partenza del fratello per qualche impegno musicale. Maria Anna, riferisce il padre nelle sue lettere, si chiudeva nella propria camera al buio, si fasciava la testa e non si muoveva per ore, o addirittura per giorni.
Quello che ci rimane delle lettere di Wolfgang – perché il materiale di Nannerl è andato perduto, così come il suo diario – è il dialogo tra due fratelli complici e affettuosi, il cui ricordo più vivido e potente è il periodo di condivisione delle tournées in giro per l’Europa; vi affiora una sensazione di reciproco affetto e di reale interesse per i pensieri e lo stato d’animo di entrambi.
Wolfgang rivolgeva volentieri alla sorella espressioni affettuose e sciocche, come in questa lettera da Milano del 17 febbraio 1770, nella quale la chiama “Mariandel”, un altro vezzeggiativo. Attenzione a quanto segue, non state leggendo male e non è un errore di stampa; Mozart era un ragazzino scherzoso che amava il turpiloquio, e lo utilizzava di continuo: «Eccomi anch’io, sono tutto per te, Mariandel, e sono felice con tutto il mio culo che tu ti sia così orrendamente divertita; […] ti mando cento baci, grandi e piccoli, sulla tua meravigliosa faccia da cavallo ».
A volte, invece, si profondeva in elogi altisonanti e ironici, come in una lettera da Vienna del 14 agosto 1773: «Spero, o mia regina, che tu goda di ottima salute e che tuttavia di tanto in tanto, o piuttosto di quando in quando, o meglio talvolta o ancor meglio qualche volta, come dicono gli italiani, tu voglia sacrificarmi qualcuno dei tuoi importantissimi e urgentissimi pensieri, che in ogni momento discendono dal più bello e dal più saldo degli intelletti, che tu possiedi a fianco della tua bellezza, benché nulla quasi di quanto sopra in sì teneri anni e da una donna si pretenda, tu, o regina, in tal misura lo possiedi da confondere ogni uomo e finanche i vecchi. Addio…».
Anna Rollando, Applaudire con i piedi, Graphofeel Roma 2018