Fermate

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EVA MAIO

Nessuna magniloquenza.
Nessun metodo.
Solo esili versi.
Partiti dal fermarsi e dal lasciarsi raggiunger da ciò che accade.

Guardare la minuzia di ciò che ci accade dentro e intorno, a patto che ci si fermi.
Abitare piccole fermate, passarvi dentro e uscirvi, appena cambiati, di poco scostati dal “se stessi” di prima.
Abitare docili le piccole fermate.
Fermate cercate ed anche no.
Fermate volute ed anche no.
Abitarle comunque come varchi.

E fermarsi di nuovo per ospitare con gratitudine su piccoli fogli tracce di queste soste sfiorate da sorprese .

1

Si ferma
in provvisoria tregua
quel vascello rarefatto
di carta e segni
su morbide sabbie
e s’accosta a un passo
dal tempo che bussa

per forare di luce
l’umano dolore.

2
La neve si ferma
su spazi larghi
di vita
perché cali la notte
elegante
quasi in esilio dall’alto
felice

di posarsi piano e tessere
l’anticipo del giorno.

3

Si ferma ribelle
la parola
di fronte al vero
al vero dal basso
al vuoto che chiama
e chiede ragione.
Si ferma
ogni parola al vero flessa
negli interstizi
nei garbugli
nell’ombra.

Si ferma
e impara.

4

Si ferma
il tram 28 dopo salite
discese cigolii e strettoie
senza urgenze a Lisbona
con voglie di ricominciamenti
nella ripetizione.

5

Si fermano le voci
nell’orecchio quasi stanco
dormono un poco
e scivolano tremanti
nelle curve che il sangue
traccia
fino al cuore.
Si fermano le voci
e noi riconosciamo

da quali occhi
son giunte.

6

Si fermano a volte
le donne anziane con la spesa
appesa a braccia stanche.
Ancora vive
si fermano a tratti
col mondo attorno
col mondo dentro
talora col mondo contro.

7

A un certo punto delle storie
qualcuno si ferma
da dentro la narrazione
e s’impiccia del lettore
ne sorveglia i tremori
ne traghetta i ricordi
e mette a nudo l’ossatura
dei suoi giorni
con precisione.

8

Si ferma un ricordo
e chissà come
lo distilliamo tra tanti
forse slitta così veloce
da parer fermo
e lo invitiamo
ad ampliarci la prospettiva

avanti e indietro.

9

Si ferma la mano
del direttore d’orchestra
quando tutta la musica
è suonata
e resta che suoni la pulsante
viva gratitudine
che ci traversa

e rende vaghi i confini
tra noi e il tutto.

10

Si ferma
la cinciallegra sul susino
e progetta il volo
in altro angolo di cosmo.
Sfolgorio di bellezza
in poca carne

sosta all’esordio del giorno
sul mio susino.

11

Dove si ferma lo scavo
infaticabile
paziente
forse impietoso
di una parola folle
nei perimetri
delle nostre vite?

12

Mi fermo
al bisbiglio
di gocce sospese
trafitte di luce.
E se l’arcobaleno
alita i suoi colori
mi fermo
di più.

13

Si ravviva l’occhio
fermo
sul giallo dell’arnica leggera
che la sostanza sottile
della rugiada
rende sfuggente.
E si ravviva ancora
fermo
su sassi quasi rosa

su rami vecchi
posati lì come preghiera.

14

Si ferma rimane
persiste
la presenza di chi è stato
nella stanza
e se ne è andato.
L’assente
è come apposto
in quell’angolo di mondo
dove ha palpitato
un tempo.

Nel silenzio
permane.

15

Ai crocevia stan fermi
i messaggeri
tessitori di incontri.
Portano dentro
mondi
di cui non son gelosi.

16

Dopo grandi traversate
nel dolore
ci si ferma a guardare
per dove siamo passati
e respiriamo il sogno
di più leggeri e dolci modi
di stare al mondo.

17

Ti fermi
a conversare e visiti
i volti e ti inchini
al mistero che traspare:
ti fermi
a contemplare.

18

Sto ferma un poco
alle stazioni
atri di andate e ritorni
di ripartenze
di inquieti mormorii di passi e labbra.
Alle stazioni
per poco sto ferma
e mi raggiunge il mondo.
Vedo accadere
passaggi confluenze
levar d’ormeggi
esplodere d’inizi
affabili congedi

e mi dissolvo nel flusso
di questo transitare.

19

Si ferma di colpo
al centro di un nome
la penna
catapultata nel bagliore
che ogni cosa
intercetta molecole
spazi e racconti

d’incalcolabile bellezza.

20 – Ultima fermata

Ciò che si ferma
magari scivola
dove non vediamo
e noi ne prolunghiamo
la tenuta

nel nostro cuore.

(Foto di Bruna Bonino)