SILVIA PIO
È tornato Gianni Bava con un’altra “Escursione Stalker”. L’escursione precedente ha toccato tappe quali il cavaliere Roland di Browning, la torre nera di Stephen King, il vecchio marinaio di Coleridge e le inquisizioni di Borges; Margutte ne ha parlato qui: Le incursioni stalker di Gianni Bava.
Il viaggio proposto da Gianni il 23 febbraio scorso presso la libreria Lettera_22 di Mondovì è continuato attraverso – e non solo – Cuore di tenebra dello scrittore polacco-britannico Joseph Conrad, sempre accompagnato dalla voce di Michele Rados che ha letto alcuni brani degli autori che hanno partecipato all’escursione.
Il motore delle ricerche di Gianni è stato di nuovo l’amato Stephen King e il ruolo del Childe Roland di Browning nella scrittura della serie The Dark Tower. La caduta del cavaliere in un torrente gli ha fatto venire in mente Cuore di tenebra; in seguito all’escursione di maggio 2018 Gianni ha disegnato la mappa del nuovo viaggio, che come al solito era iniziato molti anni prima, e precisamente nel 1981 quando è uscito a Mondovì il film di Francis Ford Coppola Apocalipse Now. Nel film Marlon Brando interpreta un personaggio chiamato Kurtz, lo stesso nome del protagonista della storia di Conrad, e prima di morire ripete le stesse parole del suo omonimo: «L’orrore… l’orrore». Ma allora Gianni non aveva ancora avuto voglia di leggere Conrad.
In seguito, leggendo Le origini del totalitarismo di Hanna Arendt (1962), si imbatte nella nota che definisce Cuore di Tenebra «l’opera più illuminante sull’esperienza razziale in Africa».
Nel 2001 finalmente Gianni compra il libro di Conrad ed inizia a leggerlo applicando i suoi famosi metodi del gambero e del canguro; però trova il libro deludente e lo mette da parte.
Cuore di tenebra, Heart of Darkness, è un racconto/romanzo breve pubblicato nel 1899 sulla storia del viaggio per risalire il fiume Congo nello stato africano omonimo; il narratore, alter ego dell’autore, è Charles Marlow. Questi, a bordo della sua imbarcazione ancorata in un’ansa del fiume Tamigi, un’ambientazione che lo riporta al fiume africano, racconta agli amici la sua avventura. In piena epoca coloniale, l’autore osa criticare l’imperialismo e il razzismo: una posizione interessante, ma Gianni a questo punto non è ancora entrato nello spirito dell’opera.
Nel 2006 legge Gli anelli di Saturno di W.G. Sebald, uscito nel 1995. Nel quinto capitolo si nomina Conrad in quella che sembra una sintesi del suo racconto, e questo spinge Gianni a riprendere Cuore di Tenebra. Si accorge che il Congo, dove Conrad visse e lavorò come capitano di battello a vapore, è raccontato in modo ‘soffice’, senza i dettagli violenti che ci si aspetterebbe visto lo sterminio della popolazione locale perpetrato dai colonialisti del Belgio. Nella storia non succede molto se non il viaggio in battello. Conrad descrive in maniera impietosa i bianchi che incontra Marlow e l’ossessione dell’avorio.
La descrizione del fiume Congo in Conrad ricorda a Gianni il Childe Roland e i versi dedicati al piccolo e maligno fiume che «fluiva e scorreva imperturbabile».
Il viaggio si trasforma in una ricerca, un lento procedere dove non capita molto ma una cosa traspare: progressivamente Marlow (Konrad) sta male, è distrutto. Al primo scalo Marlow cerca refrigerio in un boschetto e si trova in una specie di lazzaretto dove vanno i neri sfiancati dal lavoro e ormai inabili ad alcuna attività. E qui si rende conto che quanto si dice in ambiente coloniale a proposito degli Africani è falso, prende consapevolezza.
Tornando alla storia, il battello deve andare a recuperare Kurtz, il direttore della colonia, diventato il capo della tribù sfruttata per l’avorio. Kurtz diventa ora la figura centrale, l’incontro tra lui e Marlow è potente. Quest’ultimo è affascinato e spaventato. La storia si imbarbarisce sempre più: Marlow (Konrad) non spiega di cosa si occupi Kurtz ma fa capire che è andato oltre; vengono usati gli aggettivi ‘innominabile’ e ‘indescrivibile’. Si scopre che Kurtz è molto malato e deve andare in Europa a farsi curare, ma ad un certo punto sparisce: va verso il villaggio e poi torna; morirà sul battello.
Questo è il punto più intenso di tutto il libro.
La morte non assolve l’uomo bianco ma forse lo difende, come fa Marlow con il ricordo di Kurtz una volta tornato in Europa, svelando l’abisso in cui Kurtz era precipitato.
Konrad ha avuto il coraggio di dire qualcosa di impensabile per quei tempi.
Come abbiamo detto, in Sebald Gianni scopre la storia coloniale del Congo e trova il significato del titolo: la tenebra è stata inventata da re Leopoldo con la sua dichiarazione di intenti. La tenebra è la situazione primordiale dell’Africa: noi occidentali porteremo loro la luce.
Konrad racconta in maniera poco esplicita, i lettori devono essere attenti per capire cosa ha portato a quei milioni di morti, per capire che cosa si annidi dietro ai bianchi: sono uomini vuoti. E torniamo alla Arendt e alla banalità del male, e al buon vecchio Eliot che nomina Kurtz in un poemetto del 1925.
E qui chi scrive questo articolo marguttiano, cercando di mettere in scrittura un’escursione che tocca così tanti argomenti e tappe, vuole aggiungere qualcosa a proposito di The Hollow Men. L’intero poema in lingua originale si trova in numerosi siti, per esempio qui. L’opera è introdotta da due epigrafi. La prima è tratta ovviamente da Cuore di tenebra ed è la notizia che Marlow apprende da un servitore durante il ritorno dal viaggio di ricerca del misterioso Kurtz. In Apocalypse now Marlon Brando recita proprio The Hollow Men, in un geniale intreccio culturale.
L’altra citazione, «A penny for the Old Guy», fa riferimento alla tradizione inglese del 5 novembre di bruciare fantocci che rappresentano Guy Fawkes, il primo terrorista della storia moderna, che nel 1605 tentò di far saltare il Parlamento con tutti i suoi membri e il re James I. In quel giorno i bambini inglesi vanno in giro col fantoccio prima di bruciarlo e chiedono “un penny”, del denaro.
Da notare, incidentalmente, che la maschera che rappresenta il personaggio Fawkes è arrivata a diventare il simbolo di movimenti di protesta contro l’ordine costituito come Anonymous o Occupy.
Il fantoccio di paglia non vale che un penny. Gli uomini vuoti, gli uomini “impagliati” del 1925 non si differenziano molto da quelli del nostro tempo: il vuoto non è solo quello esistenziale, che subiamo, ma anche quello che creiamo, spesso deliberatamente.
Tornando alla nostra escursione, Gianni, a questo punto, traccia un parallelismo: Konrad ha vissuto in Congo momenti difficili e scrive un libro, Primo Levi dopo Auschwitz scrive Se questo è un uomo. Entrambi sono finiti in luoghi infernali ed hanno reagito scrivendo, anche se i loro libri sono completamente diversi: Levi racconta, Konrad fa trasparire le cose. Ecco messi a confronto i brani dei due autori:
Per mezzo di uomini come Levi noi ricordiamo la Shoà, i nomi delle persone morte nei campi di concentramento, ma dei milioni di Africani morti nell’epoca coloniale non resta nulla. Vogliamo rendere loro omaggio con una poesia che Gianni ha trovato, scritta dal senegalese Pirago Diob: I morti non sono morti, con un richiamo a Sebald e al concetto del morto che non muore (Austerlitz, personaggio del romanzo omonimo, va a Terezin e vede il palazzo pieno di morti).
N.B. Le immagini presenti in questo pezzo fanno parte del materiale che Gianni Bava ha distribuito ai presenti.