Incontri monregalesi sul senso della storia

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FULVIA GIACOSA – GABRIELLA MONGARDI

Il 19 marzo scorso ha preso avvio l’annuale convegno A.I.C.C. che quest’anno ha per tema “Il senso della storia” e che, come di consueto, prevede una serie di incontri in primavera e in autunno.
Nella prima giornata hanno portato i loro saluti il sindaco di Mondovì avv. Paolo Adriano, che ha rimarcato la necessità di una riflessione criticamente  accorta sul passato come requisito ineliminabile per la comprensione del presente, e il Dirigente del Liceo Vasco-Beccaria-Govone, prof. Bruno Gabetti, che ha sottolineato l’importanza della storia tra le discipline di studio ed elogiato le iniziative dell’A.I.C.C. portatrici di forti stimoli culturali per studenti e insegnanti.
Dopo l’introduzione da parte del prof. Stefano Casarino, organizzatore del convegno, sono seguiti gli interventi di Gigi Garelli, direttore dell’Istituto della Resistenza di Cuneo(Corsi e ricorsi. Sempre la stessa storia?) e di Marco Travaglini, scrittore e membro del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemontre (Raccontare la storia. L’esperienza del progetto regionale di storia contemporanea). Per la sessione primaverile gli altri interventi sono di Lia Raffaella Cresci (Progressi e regressi tra Tardo-Antico e Medioevo), Stefano Sicardi (Il processo costituzionale italiano tra storia, politica e diritto) e Daniele La Corte (Parlare con la storia: quando il racconto orale diventa narrazione).

Casarino ha lanciato innanzi tutto un grido di allarme per la sempre maggiore marginalizzazione della Storia nelle scuole; si è poi soffermato a commentare La storia di Eugenio Montale (in Satura, 1971), ironica e forte reazione agli storicismi imperanti nell’età in cui fu scritta, l’inizio degli Anni Settanta del secolo scorso (… La storia non è magistra/di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve/a farla più vera e più giusta). Oggi la storia deve tornare ad essere maestra, ne abbiamo un gran bisogno.
Se Aristotele nella Poetica distingue la storia (che dice il passato) dalla poesia (che dice l’universale, e per ciò è prediletta dal filosofo), Erodoto è stato il primo a chiedersi quale sia il “senso della storia”, in sostanza a fondare la storiografia come ricerca delle cause (αἰτία). Poco dopo Tucidide, il padre del metodo storico, distingue quelle profonde degli eventi storici dai “pretesti”, null’altro che occasione perché le prime si scatenino in eventi che da esse dipendono. Per Polibio invece la storia è propedeutica alla politica (come poi per Cicerone); la storia e il sapere non sono mai neutri, hanno un valore etico – di conoscenza del bene – e aiutano a riconoscere gli errori, attrezzano ad affrontare i pericoli, preparano il futuro. Non sarà sempre così nel corso dei secoli: non nel Medioevo ad esempio, l’epoca del “tempo di Dio” non degli uomini. Tra periodi di rinascita della storia e di eclissi giungiamo all’oggi che è nuovamente un’età di eclisse. Infine, Casarino svela la fonte del titolo che ha dato al suo intervento (Il gusto amaro ma fruttuoso della storia), vale a dire Todorov. La Storia, nel momento in cui amaramente racconta gli orrori che gli uomini hanno prodotto, ci consente di guarire, di trasformarci.

Il secondo relatore, il prof. Garelli, invita a riflettere sul fatto che in italiano un unico termine designa la “storia” come disciplina oggetto di studio e la “chiacchiera”, il “racconto inventato”, a differenza di quanto avviene in altre lingue che hanno due termini distinti per i due significati, e sottolinea come studiarla significhi mettersi in prospettiva, destrutturare pregiudizi e apparenze; imparare a contestualizzare e a relativizzare. Conclude con alcune osservazioni tratte da Braudel sul concetto di “longe durée”, quelle correnti sotterranee invisibili sulla superficie calma del mare che collegano passato e presente, e sulla “comprensione imperfetta”: se infatti neppure la conoscenza storica è in grado di prefigurare  e salvaguardare il futuro, è comunque vero che tale imperfezione è garanzia di un bene inestimabile, la libertà.

Nel terzo intervento Marco Travaglini, giornalista e scrittore, ha raccontato le iniziative organizzate dalla Regione Piemonte per condurre gli studenti in luoghi di orrori (dai lager ai Balcani…), sottolineando come le esperienze dirette, forse più delle pagine dei libri, siano in grado di incidere nel profondo dell’animo le storie: ad esempio, il lager di Buchenwald dista solo otto chilometri da Weimar, dov’era la casa di Goethe, e le SS all’interno del campo di concentramento di Buchenwald hanno lasciato in piedi lalbero sotto il quale il grande poeta sedeva a scrivere le sue opere…

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La seconda giornata del convegno è stata aperta da un magistrale intervento della prof.ssa Raffaella Cresci, che ha utilizzato la storia – e la geografia – dell’ Impero Romano d’Oriente, da Giustiniano a Michele VIII Paleologo, per far toccare con mano, a un pubblico attentamente coinvolto, la complessità della storia e la difficoltà del fare storiografia, quando si tenta un’interpretazione di lungo periodo. Una visione “provvidenziale” e “ottimistica” della storia è, nell’insieme, sbagliata: la storia procede a zig-zag, tra progressi e regressi, e il giudizio storico dipende dai parametri presi in considerazione: ad esempio, l’età di Giustiniano (VI sec. e.v.) dal punto di vista territoriale, artistico e culturale rappresenta il culmine d’impero bizantino, ma contiene elementi di decadenza fragilità e debolezza che saranno fatali; al contrario nell’età dei Paleologi la regressione politico-militare si accompagnerà a una straordinaria fioritura artistico-culturale, che sopravviverà alla caduta dell’impero stesso: quando nel 1453 Costantinopoli cadrà in mano ai Turchi, i dotti bizantini migreranno in Italia, “fecondando” con la loro eredità culturale il nascente Umanesimo italiano.
La storia vive solo se è dibattito critico, non mero elenco di date e battaglie: ma il dibattito critico dev’essere lucido e consapevole, non asservito all’ideologia.

Con un impressionante balzo cronologico, il Prof. Stefano Sicardi, dell’Università di Torino, ha fornito un’appassionata e articolata ricostruzione del processo costituzionale tra storia, politica e diritto nel periodo tra l’8 settembre 1943 e il 27 dicembre 1947, data della promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana. In quei quattro anni si realizzò una straordinaria unità di intenti tra tutte le forze politiche, determinata da una pluralità di cause: il comune legame resistenziale; l’esigenza della ricostruzione di un Paese distrutto, all’orizzonte del quale si  profilava anche la possibilità di una guerra civile; un grande senso di responsabilità e pure, fortunatamente, un po’ di lungimiranza.
Il relatore ha ricostruito dettagliatamente le procedure e la tempistica di tale processo: dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946 alla prima riunione dell’Assemblea Costituente del 25 giugno dello stesso anno alla costituzione, il 20 luglio, della Commissione presieduta da Meuccio Ruini, ulteriormente strutturata in tre sottocommissioni, che lavorarono la prima ai diritti e doveri dei cittadini, la seconda all’ordinamento della repubblica e la terza ancora e più specificamente ai diritti e doveri economici e sociali. Il prodotto finale fu votato a scrutinio segreto e ottenne un’amplissima maggioranza.

L’intervento conclusivo di Daniele La Corte si concentra sull’importanza dell’ “ascoltare”.
Partendo dall’importanza della “narrazione”, La Corte insiste sulla “storia orale”, che si è affermata a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, anche se già nel 1948 lo storico Allan Nevins  fondò il Columbia Oral History Research Office, ora noto come Columbia Center for Oral History, con lo scopo di registrare, trascrivere e archiviare interviste di storia orale. Per intervistare chi magari è riluttante o diffidente a raccontare, occorre creare una sintonia tra chi intervista e chi è intervistato, con onestà intellettuale ed empatia: le testimonianze rese sono momenti di vita che hanno marchiato in modo indelebile l’anima di chi le racconta e devono essere ascoltate e riprodotte con estrema cura.

Ad ottobre/novembre 2019 la Sessione Autunnale del Convegno proporrà relazioni in cui il senso della storia verrà esaminato dal punto di vista della letteratura, dell’arte e della scienza.