In flore

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ATTILIO IANNIELLO e SILVIA PIO

L’inaugurazione della mostra fotografica In flore di Rinuccia Marabotto*, interamente dedicata i fiori, ci dà l’occasione per parlare – a ruota libera – di quanto le foto ci ispirano.
Siamo in quella che era la chiesta dedicata a San Rocco, trasformata in uno studio tecnico e spesso usata come sede per mostre. San Rocco è sempre rappresentato con un abbigliamento da pellegrino, col cappello, il bordone e la conchiglia; questo contesto ci invita quindi a pensare al pellegrinaggio, al viaggio umile e difficile, che in fondo è una metafora della vita.

Ma vogliamo richiamare anche un’altra suggestione, suscitata soprattutto dall’immagine del botton d’oro scelto per la locandina della mostra, che rimanda alla pittura giapponese, forse quella più sensibile alla bellezza dei fiori, in un paese che ha feste e tradizioni dedicate alla contemplazione dei fiori, specialmente quelli di ciliegio.
La parola “arte” nella lingua giapponese non esisteva fino la fine del XIX secolo e venne introdotta nel vocabolario solo in quell’epoca come traduzione di un termine presente nelle lingue occidentali. Per esprimere quello che noi intendiamo con questo concetto i Giapponesi coniarono i termini geijutsu e bijutsu che, ritradotti, significherebbero qualcosa come: la tecnica del bello, lo strumento raffinato, la maestria di una particolare espressione artistica. Fin dall’antichità e prima del contatto con l’Occidente i Giapponesi esprimevano con il termine do – michi, che in italiano può essere tradotto con “via”, un insieme di sensibilità, espressività, tecnica, stile, modi di vedere e operare che diviene la forma della vita intera.
Rinuccia Marabotto segue quindi la via dei fiori, un sentiero che comprende con queste sedici fotografie scattate nel suo giardino, in tutte le stagioni e negli ultimi sei-sette anni. Il suo interesse nella fotografia e nel giardinaggio l’hanno portata ad essere parte attiva nelle associazioni Mondoviphoto e Compagnia del Giardino, quest’ultima recentemente confluita nel Comizio Agrario e organizzatrice della mostra In flore.
A questo proposito, la fotografa dichiara: «Amando la natura e praticando il giardinaggio da sempre, quando ho iniziato a fotografare, una decina di anni fa, mi è venuto spontaneo ritrarre i fiori, attratta anche dalla loro bellezza fugace. Per questo cerco di immortalarli appena sbocciati, in piena fioritura e così via, all’alba, al tramonto, con la pioggia, nella foschia…»

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Ben si abbinano ai fiori di Rinuccia i seguenti haiku del monaco Daigu Ryōkan (1758-1831):
Come un fiore di loto
che si apre immacolato
alla rugiada del mattino
è la bellezza
di ogni uomo.
Uscito fuori casa
in questo autunno,
mi sono commosso
nel guardare
i fiori del prato.

Sono andato
a mendicare il riso,
ma ho perso tempo
a cogliere violette
nel prato primaverile.

Ciuffi di violette
sbocciate nel prato;
ascolto l’allodola
senza mai stancarmi,
in questa primavera.

Paul Claudel (1868-1955), che soggiorna in Giappone, esplora la sua cultura e ne scrive, ha detto che «C’è un’espressione nella letteratura giapponese: conoscere la ahità delle cose», la capacità di suscitare meraviglia, di far dire “ah!”. Noi qui, davanti alle immagini di Rinuccia Marabotto, facciamo l’esperienza di meravigliarci, di restare senza parole e semplicemente proferire un suono di stupore. “Ah!”

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Il termine fiore nel linguaggio comune vuol dire il meglio: nel fiore degli anni / della giovinezza, il fior fiore di un prodotto, etc. Si riconosce, in sintesi, una folta declinazione della bellezza data dai fiori. Una bellezza che
Immanuel Kant (1724-1804) avrebbe chiamato bellezza libera, in contrapposizione con bellezza aderente, che ha cioè un fine, una regola. Una bellezza “di per sé”, come quella dei fiori.
Essi, sia di giardino che semplicemente dei campi, ci offrono, contemplandoli, l’opportunità di «abitare poeticamente la terra», come recita un celebre verso di Friedrich Hölderlinn (1770-1843). Ogni volta che siamo di fronte ad una bella fioritura ci viene spontaneo dire che sembra un paradiso, forse perché tutti siamo alla ricerca di un paradiso perduto.

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E qui torniamo al viaggio del pellegrino e al pellegrino per eccellenza, San Rocco. Uno dei simboli con i quali viene rappresentato, la conchiglia del pellegrino di Santiago di Compostela, ci ricorda la capacità di questi molluschi di trasformare un granello di sabbia in perla. Così noi, che siamo in viaggio su questa terra e amiamo guardare i fiori, possiamo augurarci che nel nostro cammino il granello di sabbia possa trasformarsi in qualcosa di prezioso.

*La mostra è stata inserita nelle iniziative della Fiera di Primavera, Mondovì 13-14 aprile 2019

Rinuccia Marabotto (al centro) con Attilio Ianniello e Lara Sappa, presidente della Compagnia del Giardino

Rinuccia Marabotto (al centro) con Attilio Ianniello e Lara Sappa, presidente della Compagnia del Giardino

Di un’altra mostra di Rinuccia Marabotto Margutte ha trattato qui: Scatto felino