ALESSANDRA NOBILE
C’è un’immagine di fronte a me che è un luogo.
Ḕ profondo, infinito e costituto da un solo colore: l’oro.
Al suo interno non ci sono mai stati abitanti perché esso è pesante, come il metallo suo omonimo.
Sebbene viverci sia impossibile, io so che c’è un visitatore, il mio sguardo, che si è imbattuto nelle sue sfumature e che se prima ne aveva individuate solo due, adesso ne coglie di innumerevoli.
A prima vista questo posto ha le sembianze di un blocco inaccessibile e compatto, ma non è così.
Il mio esploratore riesce infatti in poco tempo ad accedervi e scoprire una parte più chiara, calda, simile allo splendore del Sole, nelle focose giornate d’estate.
Decide di sostare per qualche secondo ma poi, ecco, subito, preso dalla smania di conoscere, si sposta e arriva di fronte a un immenso e ostile blocco, di per sé invalicabile, in molto simile al centro della Terra, per l’idea di pesantezza che dà.
Il mio sguardo è fuori da me e lo è sempre stato, tante volte ho provato a spiegargli che la curiosità va frenata e che non c’è motivo di dover andare sempre oltre, a volte è meglio fermarsi, ma comunque non lo fa.
Ed anche stavolta va così: gli dico di arrendersi già da 10 righe, ma, credetemi, non vuole farlo, le sfumature vuole conoscerle tutte, e a fondo.
Sembra così ad un tratto che ci sia una nuova interessante caratteristica.
L’oro diventa simile a quello della pelle di un leone, che agilmente si aggira per la savana, da signore quale è. Questa sfumatura è infatti molto vicina all’oro che il genere umano tanto apprezza ed è padrone delle anime di alcuni. La sua capacità di abbagliare fa un po’ fermare il mio visitatore, ma comunque la curiosità regna sovrana e quindi, presto, lui riprende il viaggio.
Poco dopo avviene una nuova sosta presso una sfumatura che ricorda l’oro delle dolci mele che stanno sugli alberi e che per loro natura offrono cibo agli umani.
Quello della fame non è però un suo interesse e quindi l’esploratore riprende il suo viaggio ostinato.
Giunge, infine, alla foce di un fiume e questa, vi preannuncio, è la sua ultima tappa.
Vi scorre molto lentamente dell’oro, in cui il mio sguardo sembra intenzionato a tuffarsi per il solo piacere di farlo. Gli dico di non lanciarsi ma è fatica sprecata, perché un secondo dopo lo fa e tutto diventa buio, nulla può essere distinto, poiché gli occhi sono pieni di oro, che, quando è in eccesso, tutto offusca e trasforma in nero.
Così la breve avventura è finita ed esagerare ha come di norma portato a non vedere più e mi ha ricondotto nella realtà di questa piccola ma graziosa libreria in cui a volte mi capita di passare del tempo, per imparare, forse, a dominare conflitti come questo con il mio sguardo.
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Mi piace fantasticare e soprattutto guardare la realtà con occhi diversi da quello che l’esperienza comune suggerisce. Ho scritto questo testo perché in un corso di scrittura, che frequento, mi si chiedeva di immaginare un luogo e un viaggio in esso. Non ho scelto il mare o la montagna, non perché li ritenga da meno, ma perché su di loro avevo già sentito molto. Del “luogo oro” non mi ha mai parlato nessuno e per questo ho deciso di immaginarlo dal nulla.
Il mio nome è Alessandra Nobile, ho 16 anni, vivo a Catania e frequento il Liceo Classico di Catania “Mario Cutelli”. Scrivere è per me un piacere, anche se spesso sento il bisogno di uno stimolo per farlo, come concorsi scolastici o il corso di scrittura di cui prima parlavo e che considero un importante punto di riferimento. Imparare a scrivere significa per me imparare a domare molti dei mie conflitti interiori, ed è a questo che mi riferisco nel testo. Un mio testo è stato pubblicato nell’antologia: AA.VV., Lettere a Maria Occhipinti, Arianna Ed., 2018, dedicata a questa donna siciliana dallo straordinario coraggio.