Troppo lungo è il racconto

Galina Chirikova per Azzola

CLAUDIA AZZOLA

NON CONOSCIAMO ALTRO CHE IL ‘QUI’

Non conosciamo altro che il ‘qui’
pieno di indicibili catene
neuronali, non conosciamo che
il ‘chi’, un affare direi rovente
da trattare, intuibile
come lo spasimo di un albero,
come l’abbandono del covile
del tasso, della lepre, della vile talpa.

non conosciamo che il ‘noi’, così poco poi
che tocca traslare dal cirillico,
dal giapponese, dal finnico;
il destino è irascibile,
si sfalda, si fa venire la bile
è inconoscibile, che bestia ostile!
solo un traslato, direi, per chi c’è,
chi ancora con la mente è

*

FAVORITE L’ARTE

Taglio i gambi della rosa muscosa
come taglio i capelli, sento salire
odori suscitatori di selvagge
percezioni, il nettare profondo
di ogni strofa e fonemi rinnovati,
arte coltivata in reminiscenza
di non so che mater materia,
di un magone esistenziale,
non fui favorita, favorite l’arte
che coltivo, quale la perla-luce,
la forma intorno alla voce dell’io.
Favorite la mia voce,
questa voce.

*

TROPPO LUNGO IL RACCONTO

Mise alla prova il cuore vacillante
vergò parole l’angelo tuo signore,
e aggiunge, misteriosamente:
troppo lungo il racconto, dillo
a parabola, non forzare
gli spiriti, quello che solo tu sai.
Parole che hanno sofferto hanno
spezzato il tronco e il tallo in vita,
ferita la corteccia d’oro, dire
poco di parole è necessario,
una scheggia, poche ossessive lune
in mondo buio,
un mondo prosaico
e albeggia.

*

CELESTE

Ho steso ho aperto le mani a est
verso il cel-est-e futuro anteriore
nel crac delle ossa, nel passo
dopo la schiarita nella specola
stellare; non tutto è errore, né anche
le facce gonfiate nel mangiare
a gola abbruciata, e madore
nei vestiti molli alle gambe,
forse è senso del teatro, qualcosa
del teatrante ci ripara, lo dico
con un bacio che fu un morso, dico
tutto prima che le palpebre
si chiudano sulla clemenza, mani
nell’est-ivo tempo, mani stese,
sì, fiori di demenza

*

LATINITÀ DEI BARBARI
Ci forzano le stagioni, le siepi
di bosso dell’hortusconclusus
di medioevale rilevanza,
se il nostro mondo è in devianza,
una teogonia ci aiuta, l’ape
in volo verticale, volo lunare,
insetto cenobita, e la libella
eremita, la regina insegna
alle ancelle, governa le armature
neregialle scolpite in arte gotica,
latinità dei barbari; dove
si deve andare?
e “vagammo liberi e felici”,
dove si nasce? dove ci si addormenta?

“Troppo lungo è il racconto” è una sezione della raccolta di poesia, per  il momento inedita, dal titolo provvisorio Il testode clamato, di Claudia Azzola. Poetessa, traduttrice, scrittrice; ha pubblicato, tra altre raccolte, Viaggio sentimentale, Book Editore, 1994; Il poema incessante, monografia allegata alla rivista “Testuale”, 2007; La veglia d’arte, La Vita Felice, 2012; Il mondo vivibile, La Vita Felice, 2016. Quest’ultima raccolta è interamente tradotta in francese da Angèle Paoli, ed è in trattativa per pubblicazione oltralpe. Sue poesie sono tradotte in francese e in inglese, pubblicate in antologie e riviste in Italia e all’estero. Nel 2014, sempre con La Vita Felice, è uscito il libro di  novelle Parlare a Gwinda, che agiscono su piani storici diversi, e da alcune novelle sono state tratte letture sceniche, letture pubbliche individuali, collettive, con Milanocosa. Da oltre un decennio pubblica la rivista “Traduzionetradizione”, dedicata alla versione plurilingue della poesia e della narrativa contemporanea, tra sperimentalismo e tradizione, che milita nel dibattito culturale europeo.

Claudia Azzola su Margutte:
Alberi che si causano alberi
La veglia d’arte
La serva del detto ostrogoto
Il suono delle parole e delle lingue, incontri di Traduzionetradizione
Poeti gallesi in Traduzionetradizione
Traduzionetradizione alla Triennale
Traduzionetradizione

(Foto di Galina Chirikova)