JOHN IRVING CLARKE
Quando si svegliò, la donna era in piedi sopra di lui. Mentre si accorgeva di quanto gli stava intorno – le siepi rade sotto le quali si era buttato, il vento che si faceva largo attraverso il misero riparo, il cielo rabbuiato – avrebbe voluto provare a mettersi in piedi, spingerla via e scappare. Ma era esausto e non ce la faceva più a correre.
“Vieni”, disse lei, “ti tiro fuori di qui”.
Si alzò barcollando e sfregandosi le cosce per risvegliare le gambe. Lei avrebbe potuto aiutarlo, oppure tradirlo, ma il suo corpo e il suo spirito ora gli venivano a mancare; non gli importava più. Lei lo condusse ad una piccola fattoria con fabbricati annessi dove non splendeva nessuna luce esterna.
“Se potessi passare la notte nel tuo fienile…”
“No”. Lei continuava a camminare verso la casa.
“Una notte soltanto…?”
Davanti alla porta d’ingresso lei finalmente si voltò. “No, il granaio è il primo posto dove guarderebbero. Vieni, questa è una casa sicura”.
* * * * *
Lei fece bollire dell’acqua e gli fece vedere dove lavarsi. Gli diede una pila di vestiti puliti. “Erano di mio marito”, disse senza nascondere l’occhiata verso la fotografia sul caminetto.
Afferrò la scodella di minestra che lei aveva scaldato e strappò un brandello dalla pagnotta che gli aveva messo davanti. Da più giorni di quanti potesse ricordare aveva cercato di stare nascosto, si era spostato a piedi di notte evitando piccole città e paesi, scrutando il cielo per sapere dove andare, sempre allerta per evitare ronde, partigiani o vigilanti. Era bagnato, freddo, sporco, ma ora sentiva di nuovo il calore scorrere tra le vene.
“Aspetta!” Quando lei si mise a raccogliere il mucchio dei suoi abiti fradici, la fermò.
Insinuò le dita nel taschino della sua camicia di lana cenciosa e dirò fuori una catena sottile, che si allungò lasciando pendere e brillare l’anello che era attaccato.“La tansani.”
“Nessuna fotografia?” chiese lei.
“No, nessuna fotografia. La tengo nel cuore.”
“Vergissmeinnicht…Non ti scordar di me*…” La donna gli sorrise e di nuovo lasciò che lo sguardo andasse verso il caminetto. “Abbiamo tante parole diverse, vero?, ma parliamo la stessa lingua”.
(Traduzione di Silvia Pio)
*In italiano nel testo
Questo racconto breve ha ricevuto un riconoscimento nella competizione letteraria Wakefield City of Sanctuary ed è stato incluso nella raccolta pubblicata per l’occasione.
City of Sanctuary è un movimento nazionale britannico che accoglie e offre sostegno a coloro che sono sfuggiti a guerra, povertà e oppressione.