La pittrice Viviana Trentin, ispirata dai luoghi della frontiera di Ventimiglia e dai segni lasciati da coloro che son passati da là, realizza delle tavole (olio su tela di varie dimensioni) e chiede ad Enzo Barnabà, esperto conoscitore di quella terra, se ha voglia di scrivere qualcosa a corredo delle sue coloratissime figurazioni. Nasce così «Il Passo della Morte» (Infinito edizioni, 2019), il libro dal titolo drammaticamente evocativo dell’omonimo rischiosissimo passaggio di montagna utilizzato da sempre per raggiungere clandestinamente la Francia e gli altri Paesi del nord Europa. La prefazione del poeta e scrittore Gianluca Paciucci, l’introduzione dell’antropologa Annamaria Rivera e la postfazione della giornalista Donatella Alfonso «spiegano» e completano egregiamente il lavoro di Enzo Barnabà e Viviana Trentin sul transito di uomini d’ogni umanità attraverso il passo nel corso dei secoli.
Un libro che a una prima impressione sembra «collocare» definitivamente il suo autore, riducendone la storia a quella di un siciliano che ha scelto di vivere stabilmente a Ventimiglia rimanendo contaminato dalle vicende dei luoghi e circoscritto da una frontiera che per sua essenza è inamovibile. Ma subito ti accorgi che non è così. Intanto, perché con Schengen le frontiere europee non esistono più, anche se dalle «primavere arabe» a oggi il confine con la Francia è stato blindato dalla gendarmeria che rispedisce in Italia gli «extracomunitari», perlopiù di provenienza africana. Ma c’è di più: mentre intuisci che il vissuto della frontiera di Ventimiglia può essere il paradigma della storia delle tante frontiere della Terra, ti accorgi che anche la storia personale di Barnabà trasfusa nel libro non ha una dimensione localistica. Ma che la sua rilevanza di «giramondo» (copyright di Matteo Collura) comprovata dai numerosi soggiorni all’estero, Africa nera compresa, fanno del nostro autore l’interprete ideale di tanti fatti del presente. Il tutto abbellito dalla cultura personale e dalla sempre più affinata capacità di narrare senza stancare, e pur senza facili semplificazioni. Ecco dunque che alcuni capitoli centrali del volumetto («La colonizzazione dell’immaginario», «Piuttosto la morte in mare … », «Passeur») forniscono al lettore le risposte sul perché taluni «prendono una decisione – l’attraversamento del deserto e del mare – che si trova al limite del suicidio»; o attivano la riflessione su talaltri che scappano dalle guerre: «questi uomini e queste donne che hanno avuto una casa e un lavoro; che mai avevano dormito all’addiaccio, sulla scalinata di una stazione».
Questo e tanto altro nel libro. Come la vicenda dei minatori siciliani che vogliono raggiungere anche clandestinamente le miniere di carbone per lavorarvi in luogo delle zolfare rimaste chiuse dopo la guerra. Oppure la storia misconosciuta di Antonio Aniante che previde con largo anticipo l’aggressione fascista alla Francia: «La cosa è ineluttabile – scrisse in un libro pubblicato a Parigi nel 1932 e mai tradotto in italiano – poiché è nella natura del fascismo far guerra alla Francia. Per motivi identitari più che politici. L’Italia non può sottrarsi al confronto con la “cugina d’oltralpe” e ha sostanzialmente due vie davanti a sé: rafforzare la parentela o negarla». E poi, il passaggio clandestino del sedicenne Curzio Malaparte che nel 1914 marina il liceo per andare ad arruolarsi nella Legione Garibaldina che combatte contro i tedeschi, quello rocambolesco nel 1944 del partigiano Mione, il quale, dopo la guerra, diventerà il costruttore di Le Corbusier, l’incontro tra Primo Levi e Pikolo a Ponte San Luigi, due anni dopo Auschwitz…
Questi soltanto alcuni dei tanti aneddoti contenuti nel libro. Toccherà al lettore rivelarli, facendo uso della propria sensibilità e della propria capacità di spulciare tra le righe.
Enzo Barnabà, scrittore di saggi storici e romanzi, è nato a Valguarnera nel 1944, ha studiato lingua e letteratura francese a Napoli e a Montpellier, e storia a Venezia e Genova. Ha insegnato lingua e letteratura francese in vari licei del Veneto e della Liguria. Per conto del Ministero degli Esteri, ha svolto la funzione di lettore di lingua e letteratura italiana presso le Università di Aix-en-Provence e di insegnante-addetto culturale ad Abidjan, Scutari e Niksic. È l’autore del primo libro pubblicato in Italia e in Francia sul massacro xenofobo avvenuto nel 1893 ad Aigues-Mortes, “Aigues-Mortes, il massacro degli italiani (Infinito, 2015, ultima edizione)”. Tra i suoi saggi ricordiamo: “I Fasci siciliani a Valguarnera” (Teti, 1981), “Morte agli italiani!” (Infinito, 2008). Tra le opere di narrativa ricordiamo: “Sortilegi”, scritto con Serge Latouche (Bollati Boringhieri, 2008), “Il Ventre del Pitone” (EMI, 2010), “Il Partigiano di Piazza dei Martiri” (Infinito, 2013), “Il Sogno dell’eterna giovinezza. Vita e misteri di Serge Voronoff” (Infinito, 2014), e “Il passo della morte” (Infinito, 2019). Alcuni suoi libri sono stati pubblicati in francese, o scritti direttamente in questa lingua o tradotti in collaborazione con l’autore: “Le ventre du Ptyhon” (Éd. de l’Aube, 2007), “Mort aux Italiens!” (Éditalie, 2011), “Le crocodile du Bas Congo” (Aden, 2011), “Le rêve de la jeunesse éternelle” (in via di pubblicazione).