ROGAN WOLF
Visita alla Galleria dei Doni
Le poesie pubblicate qui sono state selezionate da una raccolta scritta anni fa, quando ho sentito l’esigenza di reagire alla morte di tre persone care, che sono venute a mancare in rapida successione nella primavera del 2012.
È stato naturale che le poesie acquisissero una forza nuova per me in questo 2020, in questa primavera nella quale, in tutto il mondo, la morte ha bussato a tante porte reclamando tante persone, causando infiniti lutti che non hanno avuto il conforto delle parole, di una cerimonia di addio.
Dare parola al trauma e alla perdita sembra indispensabile per sopravvivere ad essi, riuscire a dar loro un senso, digerirli. In questi tempi si è scritta molta poesia; alcune produzioni non sono adatte alla condivisione: il loro compito è stato di dare sollievo a chi scriveva. Ma nel mio caso, visto che sono passati anni dal 2012 e il dolore più scorticante è diminuito, il bisogno di ritornare a quelle parole e alle persone che descrivono è ancora presente. Da anni ormai, nella stessa stagione, ho preso l’abitudine di tirare fuori e recitare queste poesie, e ogni anno avevano ancora qualcosa da dirmi. E la raccolta, modificata ogni anno, si è ampliata includendo persone e date diverse, ed è diventata una sorta di galleria di ritratti in parole, la maggior parte provenienti dalla generazione precedente alla mia: persone che mi erano vicine all’inizio della mia vita e hanno avuto un ruolo formativo, contribuendo a farmi diventare chi e come sono ora.
Ogni primavera la galleria si illumina nella mia mente e mi invita a farci una visita e a rendere omaggio.
Credo che sia così per tutti, col passare del tempo. Tutti hanno una lista simile alla mia, se vivono abbastanza a lungo. Le morti registrate qui appartengono unicamente alla mia vita, ma la sequenza di defunti appartiene a tutte le vite, se si sono estese abbastanza a lungo.
Queste poesie costituiscono sempre più per me un apprezzamento delle vite e delle qualità personali di chi ho descritto, del loro modo di vivere, di invecchiare, insieme all’espressione del senso di perdita che ho provato alla loro dipartita. Trattano di vita nella stessa misura in cui trattano di morte.
Come esattamente io esterni le poesie ogni anno rimane una questione irrisolta. Le religioni sanno fare poesia meglio di me, seppure alcune delle loro rappresentazioni e dei loro riferimenti non abbiano più significato corrente per molti della mia generazione. Però mi manca, delle cerimonie religiose, la struttura che tiene insieme, il contesto, la dignità, l’impersonalità misurata e anche il linguaggio risoluto, la ‘drammatizzazione’ che sa di antico. Senza questi elementi il lettore o l’ascoltatore di queste poesie può sentirsi impacciato.
È un’opera ancora in divenire. Come rivolgermi a chi ho amato, a chi ora è una compagnia indistinta ma presente sulla mia strada? C’è un appropriato senso di cerimonia, dovuta reverenza ma anche intimità, l’esigenza di un testimone, l’esigenza come lettore di sentirmi a mio agio nel momento e nella mia pelle. Ho conosciuto queste persone e condiviso momenti con loro. Ho bisogno di dire a voce alta che sto ancora vivendo nei loro doni.
Maggio 2020
Ti ho rintracciato infine
in quella elusiva
“camera ardente”.
L’infermiera che mi accompagnava
non smetteva
di parlare
ma ora se ne è andata.
Avevi la bocca spalancata.
Il naso trasparente.
Non c’era sangue
che si muovesse
per sbarrare la luce.
Non ero riuscito, lo sapevamo,
a completarti.
Ero destinato a fallire
per il bene di entrambi.
Devo andare ora,
ho detto,
a cercare nel profondo
dove ho messo gli speroni
per agire contro
i miei stessi giudici
e rassicurarli.
Avevi occhi bellissimi
grandi e verde-grigio
che si intenerivano
per JS Bach
e i “Vespri”
e per mia madre.
Ora i giorni
devono passare
senza che tu ne sia testimone.
Sei trapassato.
Sei diventato
passato.
(2001)
*
Una parola da parte di Tina, 93 anni
Tina Parrot 1915 – giugno 2008
So che il mio tempo è quasi scaduto
Non ho mai saputo che ci fossero così tanti
alberi nel Surrey!
In certe regioni in cima agli alberi
il cielo è pura madreperla
Ho trovato quest’ultima parte della mia vita
la più difficile esperienza umana
Non ho mai saputo che ci fossero così tanti
alberi nel Surrey!
La vecchiaia mi ha fatto capire
che non sono del tutto santa
Non ho mai saputo che ci fossero così tanti
alberi nel Surrey!
E ora capite forse
perché mi sento sola
Il pdf della raccolta originale Poems in Time for Lent si trova qui.
*
Bucaneve
Improvvisi dal nulla
sono arrivati i bucaneve.
Quei capini piegati
Come se sperassero che il loro pallido
venire alla luce ci sfuggisse.
Ma c’è più gioia in loro
per me
che in tutto l’appariscente
rigoglio che verrà.
Il vento oggi è gelo mortale
ma quei capini fragili
danzano al suo ritmo. Qualcosa brucia
in loro
e ritorna
e ritorna.
(2020)
*
Ricordo come sedevo
Ricordo come sedevo.
Non c’era nulla a cui appoggiarsi.
Solo la mia stessa carne e le forti
ossa che contiene. Non avevo
consapevolezza delle mie ossa prima
(escluso quando si rompevano).
Ogni cosa al mondo
era lacerata
o cercava di lacerarmi.
E un vento freddo fischiava attraverso
le mie vene e in tutti
i miei angoli. Persino il mio territorio
era scivolato lontano.
Appeso tremavo
come una fiamma senza energia.
E lui disse: sei così teso, seduto
nella tua corazza di pelle,
ti sforzi per le risposte
ti sforzi contro un angelo oscuro per le decisioni.
Risparmiati, amico mio. Respira.
Goditi la tua pelle.
L’insolubile
continuerà la sua strada.
Rimani immobile e perfettamente pronto
per eventi propizii.
Non c’è nulla di meglio.
Non c’è null’altro.
(2017)
(Le foto sono dell’autore)