CYBIL PRINNE
Apparizione n. 1
Nella strada trafficata lei sembra evitare i tratti in ombra. Cammina sicura, col portamento di una che ha sempre portato i capelli lunghi, si ferma spesso a guardarsi intorno, socchiude gli occhi e annusa l’aria.
Le vecchie pietre della città brillano sotto la luce obliqua di marzo e i colori degli edifici sono esaltati dall’aria chiara, ma nessuno fa caso alla bellezza di quest’ora, di questa primavera. Lei soltanto è attenta alla scenografia e pare percepire il canto degli uccelli al di là del chiasso del traffico.
Che ci fa una così da queste parti?
Come se avesse colto la domanda, si volta e cerca lungo il marciapiede finché mi vede. E mi sorride. Un sorriso beffardo, come a dire: Prova a prendermi. Non reggo il suo sguardo e abbasso il mio, quando lo rialzo è sparita.
La strada è quella di sempre, appena più opaca. La gente cammina di fretta come se nulla fosse successo. Ma cos’è accaduto, infine? Un’apparizione veloce, un momento di assenza, forse una mia fantasia.
Ho colto qualcosa o ne sono stato colto? Lei esiste ed io sono una visione?
Il clacson di un’auto che svolta veloce e quasi m’investe mi riporta sulla strada di casa, sul marciapiede sporco in un’aria che di primavera non conserva neppure il ricordo.
Apparizione n. 2
È rosso. Hanno rimesso i semafori per via dei lavori. Mi fermo e abbasso il finestrino: invece di aria entra il gas di scarico nel quale la città è immersa.
Abbasso anche l’altro finestrino per avere una migliore circolazione d’aria e gas.
Oh guarda, un taxi sulla destra. Avanza un poco e mi trovo il passeggero di fianco a me. La passeggera. Come farà a starsene chiusa senza neanche abbassare il vetro. Già, c’è l’aria condizionata, sui taxi ci deve essere.
Questo rosso dura in eterno.
Sono anni che non metto il gas al condizionatore, lo sa bella signora quanto costa? Lo sa che forse morirò di cancro per via di questa città piena di gas e semafori?
Si volta, mi ha sentito. Ho l’abitudine di parlar a voce alta in macchina, per tenermi compagnia. Ma no, non può avermi udito, ha il finestrino sigillato, non morirà di cancro, lei. Mi guarda, bella donna, un po’ severa per i miei gusti, ma intensa. Gli occhi sono blu, no verdi, no grigi come il colore del taxi. Sono un vortice di possibilità, una promessa di felicità, una vita a cento all’ora, se solo potessi parlarle.
Parla lei, ma non la sento. Abbassi il vetro!
Fa un gesto come dire non si può. Appoggia la mano aperta sul finestrino e le linee sono strade infinite nel deserto che portano alla fontana della giovinezza, che scorre blu, no verde…
Verde, il taxi riparte mentre io sto bloccando il traffico; vado, smetti di suonare tu lì dietro.
Voglio seguire il taxi, come nei polizieschi americani. Figuriamoci, con questo traffico. Magari al prossimo semaforo, laggiù, mi sembra che ci sia un taxi grigio in coda. Fa’ che sia rosso, fa’ che sia rosso. Che puzza, ho dimenticato i finestrini aperti. Oh no, sta diventando verde, è verde. Vado, non suonare che vado.
Mi perdo su questa strada verso casa nell’ora di punta, che cambia connotati e diventa la Route 66 e attraversa le frontiere, dove posso guidare all’infinito…
Accidenti, è rosso.
Apparizione n. 3
Non voglio andare a casa senza togliermi questa puzza di strada, di città, di ora di punta. Voglio un caffè al bar sotto l’ufficio.
Entro, la vedo e la riconosco: ma dove l’ho incontrata? Mi ricordo di lei, come di un personaggio dell’infanzia, un compagno di scuola, qualcuno che so di conoscere ma non riesco a collocare nel tempo. E so di conoscerla bene, eppure non mi ricordo chi sia. È mai possibile?
In piedi, appoggiata al bancone, come se mi stesse aspettando, i suoi occhi cercano conferme.
Io mi arrovello per ricordare, non posso non sapere il suo nome. Voglio parlarle, devo, la conosco, ho tante cose da dirle. Ma chi è?
Mi decido ad aprire la bocca, le parole verranno …
Ma invece arriva un’auto, e si ferma all’ingresso bloccandolo. L’uomo scende senza togliersi gli occhiali da sole, non ha bisogno di dare ordini, la sua intera presenza è un comando. Lei lo segue con il capo basso, ma prima di varcare la porta si volta e dice: È vero, sono io.
Poi sale in auto.
Ma come? Ma cosa? Ma chi?
Lo vuole questo caffè o no?
Massì, prendo il caffè. Ho sempre questo vizio di fantasticare, di farmi delle storie. La vita è così noiosa…
(Disegno di Franco Blandino)