Capitalocene. Appunti da una nuova era. Serengeti, Scozia, Norvegia, Miami, Tokyo, Lavezzi
(Add Editore 2020)
Capitalocene è un termine coniato nel 2016 dal sociologo inglese Jason W. Moore per descrivere un’epoca in cui i parametri più rilevanti che regolano il pianeta Terra non sono più biologici, ma economici. Le azioni e i comportamenti di uomo e natura vengono influenzati dall’esigenza del capitale di riprodursi accumulando una ricchezza fine a sé stessa.
Partendo da semplici quanto brillanti osservazioni, Silvio Valpreda, artista, scrittore e curatore, riflette su come questo cambiamento abbia permeato ogni cosa. Il suo racconto illustrato comincia dal Serengeti e dalle interazioni fra leoni, zebre, masai e bracconieri, poi approda in Scozia tra pecore, chiese e linci, si sposta nella Norvegia delle auto elettriche e dei pozzi di petrolio, atterra a Miami per trovare un legame tra piscine e procioni, guarda al mercato immobiliare di Tokyo e finisce sulla disabitata isola di Lavezzi perché, incredibilmente, anche lì il capitale ha segnato lo spazio e le sorti dell’uomo.
Capitalocene è un libro che unisce linguaggio visivo e racconto per guardare alla realtà in modo non consueto e svelare le connessioni che stanno dietro le piccole economie del quotidiano e le grandi scelte della finanza.
*
«Ricordavo di aver studiato che anticamente gli esseri umani, per affrancarsi dal baratto, avevano inventato uno strumento utile ad accumulare e scambiare il valore e lo avevano chiamato denaro. Ma poi cosa era successo?»
«E se gli esseri umani non fossero altro che uno strumento utilizzato dal denaro per poter agire sulla natura? Volevo capire cosa stesse succedendo, dunque era arrivato il momento di mettersi in viaggio.»
«Stavo iniziando a capire che gli interessi in gioco non fossero soltanto quelli degli esseri umani e quelli della natura. Ma c’era qualcosa d’altro che influenzava le decisioni e muoveva le scelte. Sia dell’uomo, sia della natura.»
«In alcuni dei luoghi che ho visitato, la natura era stata completamente piegata dall’uomo. Talvolta non era nemmeno facile vedere il cielo perché era attraversato da ragnatele di fili elettrici.»
«A Miami affittai un piccolo appartamento in un condominio basso. La cucina si affacciava sul retro, su una strada secondaria che costeggiava un canale […] Dalla finestra della cucina, si vedeva anche un cassonetto dell’immondizia. Si trovava a fianco del marciapiede nella strada sul retro. Era quello nel quale anche io andavo a gettare i rifiuti. Per me era qualcosa di antiestetico e maleodorante […] Scoprii, osservando dalla finestra della cucina, che per altri non era la stessa cosa. I procioni uscivano dai cespugli, alla sera o all’alba, e scalavano il cassonetto per poi abbuffarsi tra la spazzatura in cerca di cibo. Non erano i soli. Anche alcuni esseri umani cercavano qualcosa di commestibile o di utile tra ciò che altri avevano gettato via […] Dall’altro lato della casa, il soggiorno si affacciava su un patio con piscina. Al bordo della piscina c’erano altri esseri umani che prendevano il sole rilassandosi.»
*
Intervista su Spreaker
Silvio Valpreda, nato nel 1964, ha vissuto in Italia, Messico e Germania, esegue investigazioni poetiche sull’uso sociale ed economico del concetto di verità. Gli strumenti che utilizza sono l’arte visiva, la scrittura, la pratica curatoriale e il design (con il marchio di fashion concettuale NOTKUNST). Ha pubblicato La minaccia del cambiamento (Eris Edizioni, 2018), Finzione infinita (Eris Edizioni, 2015), Circo Inferno (Gaffi, 2012), Tacere (Il molo, 2007) e Il rancore della vita normale (nella raccolta Appuntamento con il male, ed. Novecento, 2014). Nel 2017 il suo racconto Imparare a leggere è stato finalista al concorso Scrivere Altrove ed è stato pubblicato in antologia (ed. Primalpe).