Quando tutto sarà finito, poesie inedite di Augusto Chiaretto

murale-donna-nera Bruna Bonino

AUGUSTO CHIARETTO

Quando tutto sarà finito

Come lo vivi
questo tempo
in cui tutto
è essenziale?
È piccola
la tua casa?
Ti senti piccola tu?
Nella tua casetta?
Conti le parole
che dici
in un giorno?
Io oggi
ne ho pronunciate
quarantotto.
Sono tante?
Mangi? Leggi?
Fai una colazione
abbondante?
Mi hai scritto una lettera?
Esci a vedere
ogni tanto
se il sole
si è scordato
di sorgere?
Che faccia aveva
la luna, stanotte?
Quando è passata
di qua, sembrava
furibonda.
Avrà avuto la luna
forse?
Hai provato a pesare
la tua malinconia?
La mia è
quattro chili
e centosessanta grammi,
come un gatto domestico
circa.
Magari
quando tutto sarà finito
possiamo portarle a spasso,
insieme,
la tua e la mia
malinconia
non serve il guinzaglio
te lo giuro
ritornano da sé.
Poi se vorrai
sentirti più leggera,
essere felice,
ogni tanto dico,
mica sempre,
però dicevo,
se ti va,
posso badare anche alla tua
di malinconia.
L’ho imparato
in questo tempo
in cui tutto
è essenziale.

*

Al buio la tua voce

Al buio la tua voce
è rivoli e vortici d’acqua
tu, al buio, sei acqua.
E le tue mani
già più non son mani
son dita di pioggia,
nel buio, totale,
straziante
tu, sei pioggia.
Il tuo cuore pulsa
di un sangue non rosso
e i tuoi occhi han fame di ombre
tu, al buio, sei fame, sei occhi,
sei ombra.
E quando ti avrà fatta l’oscurità,
nuda ed immateriale,
e le tue cosce non saranno più cosce,
e le tue ciglia, non più ciglia,
il tuo respiro, uno spirare di vento lontano,
e ciò che di te amo,
le tue imperfezioni,
che odi al punto di odiarti
non saranno più effigie
incarnata di tristezza,
e la tua paura giacerà altrove
illacrimata
ti insegnerò ad amarti.
Saremo puro presentimento
saremo spogli delle nostre spoglie
tu, al buio, sarai silenzio
ed io ti chiamerò silenzio.

La notte è il non luogo
si accende al brulicare
delle cose che si amano.

*

Tu sei Roma e il Pantheon

Se tu fossi l’Italia in miniatura
ti bacerei a Venezia e Torino
accarezzandoti la Liguria.
Ti direi
vieni a letto dai,
ma prima togliti
le scarpette da Bari e Ragusa
che ho le lenzuola pulite.
Sfiorandoti a Roma
tu mi redarguiresti
che parola del cazzo redarguiresti,
beh, insomma, mi diresti:
lasciami stare il Pantheon
che soffro il solletico.
A Napoli, non ti dico
nemmeno, siamo in
fascia protetta.
Però mi piacerebbe
dormirti accanto
e pensare a quanto
ti batte forte Firenze.

(Foto di Bruna Bonino)