EVA MAIO
Certi momenti hanno qualcosa di così intenso che non sappiamo spiegare. Lo percepiamo tutti in qualche modo. Le incursioni nelle fibre degli attimi – brevissime incursioni – vorrebbero cogliere l’effimero che porta tracce d’eterno.
1
In tutte le cose
che tocchi
sigilli un decreto
del vivo vicino
intessuto del dire taciuto
che quel momento
è un barlume d’eterno.
E nei colori di strada
di cielo di sabbia di onde
di pettirossi gradini consunti
di salti di bimbi di voli
che vedi
lo schietto incanto
governa quell’attimo eterno.
In tutti i visi
che sfiori con occhi
stupefatta cammini
cammini e t’inchini
a tutte le rivolte e i perdoni
le mancanze e i perdoni
i desideri e ancora i perdoni.
2
Si annidano
ore di madre di figlia sorella compagna
in uno sgocciolio di memoria
che sono le antenate
a tornare in quella parola
profonda e silente
racchiusa negli occhi
che incontriamo
in una foto ingiallita.
Non hanno bisogno di dirla
la senti ed è un attimo eterno.
3
Inconfondibile
il timbro di sottobosco
che sgrana profumi di violette
li senti ed era un tempo
lontano di fiaba
li senti
e perdura quel tempo.
È allora è adesso.
È questo momento cortese.
4
Quei bordi che vedo
della prima lettera
d’una parola
quando ancora
non sia tutta scritta
già sono evento
fragile essenza che s’impone.
5
Nei pulviscoli
di neve di febbraio sentiamo
le sovversive idee
di primavera
e non c’è luogo più ameno
che l’attimo di presagio
che avvertiamo.
6
Fragile e bello
questo moto di atomi
attorno e brusio di cellule
all’interno di noi
di questi chili di vita
in cui s’immette audace
imperitura voglia di giustizia.
7
I finestrini
dell’auto e dei treni
presentano per così dire
il mondo
da leggere d’un fiato
con tutti i desideri di riscatto
stipati in rettangoli di vetro
agguantati silenziosi
in viaggio.
(Illustrazione di Zita Giraudo)