LAURA CORRADUCCI
dalla sezione “Le Vele”
rinascerò anch’io sotto forma di vela
accesa e fertile nei giorni di vento
in attesa di mani nelle sere d’inverno
piatta arrotolata alle corde di un legno
paziente e sottratta al culto d’amore
una coperta di aria e di pioggia
la tela bucata che fascia e riscalda
l’albero maestro di ogni libertà
*
dalla sezione “Il confine atto secondo”
a Luca
si sbianca il sonno dalle mani
scivola sui baci lungo il collo
e accarezza la schiena col silenzio
ma la città si sveste lungo il fiume
nel girare leggero dei pesci
attende nel cielo dei suoi vicoli
un acrobata che salta dentro il vuoto
con le corde lasciate sopra il letto
siamo veri solo se restiamo
qui nel cerchio rotto di una stella
*
dalla sezione “Il passo dell’obbedienza”, Juana La Loca
morire con i ricci ancora biondi
e la corona posata ai lati della testa
i preti ad inventargli un paradiso
a gridare nelle stanze del palazzo
ma lei portava i capelli sulle spalle
e con lui nuda giaceva ogni sera
nel sonno la pelle era più lucida
e le dita pietra bianca sul suo seno
nella veglia della notte tornavano sovrani
Laura Corraducci, Il passo dell’obbedienza, Moretti e Vitali 2020.
Dalla Posfazione “L’emblema di Laura” di Marco Vitale:
Più e forti nuclei tematici articolano questo terzo, robusto libro di poesia di Laura Corraducci. Libro di ampiezza e di pensiero, di abbandoni e domande, si offre come un’opera accuratamente strutturata, in cui soffia una spiritualità inquieta. A volerli sommariamente elencare i centri nevralgici del libro sono l’amore e la storia, la trascendenza e la natura, ma se le sezioni omogenee sembrano individuarli agevolmente, la loro interrelazione risulta – con l’evidenza di un problema aperto – dal disegno nella sua interezza.
… L’autrice, laicamente, lascia che a parlare sia la necessità dei suoi versi, del suo soffermarsi nel percorso di un viaggio che presenta più confini e una parola – obbedienza – che ne costituisce l’emblema. Fermo è lo sguardo sul rovescio della luce, significativamente introdotto dalle parole di Etty Hillesum, «cuore pensante» chiuso – ma palpitante – nel cuore buio del Novecento.
Dalla quarta di copertina di Giancarlo Pontiggila:
Con Il passo dell’obbedienza, Laura Corraducci ha scritto il suo libro più difficile e coraggioso: un libro nel quale ogni parola è un atto di speranza, un passo gettato oltre la linea di confine che separa un «canto rotto» dal «canto del cuore». E lo fa evocando figure imperfette, che hanno conosciuto il dolore di una perdita, o la grande tragedia della storia: figure su cui sovrasta l’immagine di Maria, che si affida alla volontà di Dio nel segno dell’umiltà e della dedizione. Indipendentemente dal loro esito terreno, queste figure si muovono verso il compimento di un disegno che è più forte di ogni violenza e di ogni strazio…
Non c’è nulla di astratto, né di intellettualistico in questo libro che pare scritto con il linguaggio del corpo e del cuore, e in cui le stesse vicende della storia o della cronaca si intrecciano con quelle private …: perché ciascuno di noi si muove lungo una via di imperfezione, nella fragilità del proprio sapere e del proprio essere nel mondo, alla ricerca di una luce che lo rischiari. Di qui la scelta di una lingua ellittica, a volte spezzata, ma sempre nutrita di echi scritturali, di archetipi visivi, di improvvise accensioni metaforiche che sono come strappi dell’anima, e trovano il loro emblema figurativo nella sezione Le vele, dove un sogno purissimo di libertà è tutto sviluppato attraverso le immagini del mare, delle barche che lo solcano, del volare degli uccelli, delle vele che sanno tagliare il vento della vita, e addirittura traversare «la porta della morte», gonfiarsi fra le lenzuola di un letto.
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