CYBIL PRYNNE
A volte mi sembra che le donne si dividano soltanto in due gruppi: quelle che hanno figli e quelle che non ne hanno. Ho iniziato ad operare questa distinzione quando le mie amiche si sono messe a fare bambini, la loro maternità ha creato una frattura tra noi e le nostre strade si sono divise – a volte solo per un periodo – e obiettivi e prospettive si sono diversificati.
Si è madri per sempre, le mie amiche non sarebbero più state sole, e, io pensavo, non sarebbero più state libere. Naturalmente i concetti di solitudine e libertà avevano acquisito per loro significati diversi dai miei.
A volte guardo il mio ventre piatto, che più d’una mi invidia, e lo sento vuoto, come se avessi perso, senza mai conoscerla, una possibilità di pienezza, di rotondità di frutto maturo. Eppure sono stata io a scegliere di non essere madre, appartengo alla prima generazione in Italia che ha potuto decidere: non voglio figli, l’idea di una famiglia mi imbarazza e mi disturba. Perché la mia famiglia di origine è stata un disastro, perché mi sembra di non avere tempo, perché so evitare di cedere all’incoscienza del momento … Il momento è quello quando la voglia di maternità si palesa, risalendo alla coscienza da qualche recesso dell’istinto o del cuore; ma scelte del genere devono appunto essere decisioni razionali, e l’unica decisione razionale che concepisco è non avere figli. Il cuore, o il ventre, contro il cervello: l’antica battaglia. Una battaglia che da donna combatto ogni giorno con tecniche non violente, lasciando defluire l’istinto e discriminando le esigenze. Pesando i pro e i contro su una bilancia che continua a pendere sempre da una parte sola.
I bambini sono spesso presenti nelle mie giornate. Un’amica mi rifila il neonato, i vicini mandano i figli quando devono uscire, i parenti mi chiedono di parlare con gli adolescenti riluttanti; e il neonato smette di piangere tra le mie braccia, i bambini apprezzano di giocare con me, l’adolescente mi confida il suo segreto. Sono istanti di comunione magica. La compagnia dei bambini e dei giovani è essenziale come quella degli anziani, dà la misura dello scorrere del tempo e il senso della comunità.
Ma quando ritorno nella mia dimensione, non mi manca nulla e nessuno. Mi metto davanti alla finestra a guardare la valle, mi faccio il caffè e ritrovo solitudine e libertà che costituiscono l’unica dimensione possibile per me.
Dipinto di Franco Blandino da She. Donne e Madonne.