RICCARDO MAZZAMUTO
Arbusto
Ormai passeggiando
in metropoli
se alzi gli occhi
al cielo
non riesci a sentire
rondini narrare.
Puoi trovarle
là nella piazza
dove
sosta l’ultimo tronco.
Cinguettii assordanti
forse cento duecento…
troppi per sorseggiare
le ultime lacrime di
ossigeno…
Presto anche noi
ci ri-muoveremo
sull’albero
per qualche
boccata di ossigeno…
*
Natura pentita
Steso – disteso
albero sul prato
né un gesto
né un sorriso…
il vento bagna foglie.
Graditi rami fronde…
Vorresti saper volare
per liberarti ed amare.
Un sogno… nell’aria
non puoi volteggiare
correre saltare
il posto è lì…
destino bambino
ha detto no…
*
Non volerò con il vento
Come farfalla
che cerca fiore
nel grigio
di una città,
coltivo nettare
blu, per attingere
quando il vento
spezzerà
anche piccoli
sbocci, quella che io
chiamai poesia…
Divieto di calpestare formiche, Eretica edizioni, gennaio 2021
Dalla Prefazione di Nicola Vacca:
Riccardo Mazzamuto è un poeta che sta nell’oggi. La sua poesia entra nella realtà e la spacca.
La deflagrazione nella sua poesia avviene senza alcuna mediazione.
Quando leggo Mazzamuto mi viene in mente Dario Bellezza e in particolare le sue Invettive e licenze in cui il poeta romano è un dirompente guastatore della parola.
Riccardo Mazzamuto, come Dario Bellezza, è un dirompente guastatore della parola e le sue poesie da sempre sono chiodi che si conficcano nella carne.
è un volume antologico in cui il poeta livornese raccoglie i versi migliori scritti tra il 1983 e il 1997.