EVA MAIO

Le arie sono miscugli eterei. Fanno l’atmosfera. Ci vibrano attorno e dentro. Quelle sottili e silenti che ci visitano in tempi imprevisti ci regalano sempre qualcosa. Sussurrano di cose che non si acchiappano e che sono preziose più di quelle che si acchiappano.
Sono di tanti tipi le arie.

1

A volte sono alito
appena
surreali vapori
un po’ randagi
pervasi del fresco
che in alto spira
e poi solo talento
di etereo andare
altrove.

2

Maestre sconosciute
le arie
le arie improvvise
dai mantici nati
su colli seducenti
su monti regali
e poi scese più in basso
a pulire le vie
a deliziare i rami
non dare tregua
al fluire in noi
di impronte lasciate
tenute e mai del tutto
dispiegate.

3

Maestre sottili
le arie
le arie a volte tinte
di tenue violetto
s’infilano senza clamori
quasi furtive
nelle officine del nostro costato
a canticchiare
passati futuri
in accenni ben miscelati
e il plurale dei volti
e il sonoro di voci
e il fruscio del fare
di mani devote.

4

Maestre di marginalità
le arie
le arie insubordinate
han traversato il caos
o il niente
e giungono a spogliarci
dei nostri alfabeti
inadeguati alle penombre
al dietro le quinte
ai nodi sotto l’ordito
d’ogni cosa
son lì a spogliarci e investigarci
quanto siamo pronte
agli idiomi del bene.

5

Escono
le arie fresche
dai fiati dai libri sfogliati
da una persiana socchiusa
da un acquaiolo in volo
e nel tragitto
di un frutto maturo
che cade
l’aria occorre rapirla
e ha un peso
è piena del sole
dei tanti ieri trascorsi
silenti fino a qui
sulla mano.

6

Come un battito d’ali
d’apatura iris
è l’aria
che sbriciola profumi
di indaco
quello dei sogni
dell’infanzia
del vibrare al tutto
mentre perplessi
si procede
senza nascondigli
che quell’aria sottile
intanto
li saprebbe scovare.

7

A volte ondeggiano
pazienti
ai fianchi
dei nostri pensieri
ai lati degli occhi
e intonano il magnificat
della compagnia
incisiva
del vero fragile che siamo
con l’immenso
che c’è
e non vediamo
dell’immenso che siamo
e non sappiamo.

(Acquarello di Zita Giraudo)