SILVIA PIO
LA CICALA DI BENEVELLO
Cicala sul pruno
che canti da sola
le tue sorelle d’Oriente
assordavan le ore
dell’azzurra calura.
Nel mezzo del giorno
chi viaggia fa sosta
sotto polvere d’ombra
dell’acacia spinosa,
e dall’infuso speziato
scaccia folle di mosche.
Non ci sono pensieri
a increspare quel cielo
e l’unico affanno
son gli insetti
compagni di strada.
Qui
si sente già il tuono,
tu non trovi quiete
e canti da sola,
cicala sul pruno.
IL TIGLIO DEL PRETE
Il tiglio del prete fiorisce tardivo
e annuncia voglie leggere
che insidiose s’infiltrano.
È cresciuto quell’albero
dalle giovani estati.
È invecchiato al par dei ragazzi
che a sera parlavano in piazza.
Sul prato uno gioca col figlio,
si è piegato un ramo verso quei due
e sembra come il padre segnato.
Dietro gli occhi dischiusi
scintilla breve memoria
di quel ridere forte
verso una notte ancor lunga.
E l’odore del tiglio ora arriva
attraverso quei muri di chiesa
e conduce nuovo
un anelito ancora d’avventura,
una nuova profumata illusione.
PROFILO DI SBIECO ALLA LUNA
Se torno indietro a vedere
com’era quella sera
sparirebbe forse questa
atmosfera insicura.
Di nuovo presenza reale
saresti nel buio d’estate,
un profilo deciso di sbieco alla luna,
innocente sorriso,
e paure, nessuna.
Eri allora un miraggio per me
ma la mia era vita d’affanni,
vedevo al di là del tuo viso
orizzonti imprecisi, inganni
privati che credevo più veri di te,
luci lontane abbagli fatiche
sbagli. E tu a dirmi rimani
che neppure io vado.
Sono andata e a te che rimase?
Un andare diverso e senza ritorno.
E neppure io indietro
son capace a tornare,
ma almeno potrei cominciare
ad amare.
Da “Il tuono che tace”, Albatros Il Filo, 2009.
Le splendide immagini sono fotografie di Rinuccia Marabotto