MARCO MARALDI
L’alba segreta del mondo cominciato
I.
un battito d’ali e gli angeli
porteranno la legge. Urlati siamo inchiostro
e spezia. Giudicati da una spina
toccheremo i cieli feriti come fossero
indivisibili e le stelle d’amianto
II.
“Non voglio credere a un abbraccio
che non sia sfigurato”
poi si scioglie ed è
materia
III.
Sciolgono nel gelo primitivo
ossigeno tagliente. Tu
bevevi
forse sono stati felici
IV.
“Lame schierate attendono
nel principio di ogni gioia” –e ci sono
occhi bianchi
per il naufragio di una stella
V.
Moriremo guardati, guardati
rinasceremo, ora che il mattino ti scopre
nel tuo raggio di luna
Dalla prefazione di Stefano Serri:
“È così che mi sembra proceda il poeta, tra questi due laboratori: in uno il poeta-scienziato, meticoloso, conoscitore di scale, misure e reazioni, compilatore di storie, assonanze e rimari, anatomista per eccellenza, lui che divide e analizza, che rintraccia la verità nei frammenti e ne guida il loro assemblaggio per il più perfetto dei funzionamenti; nell’altro il poeta-che-cura, specialista del conforto, capace di lasciare da parte l’esattezza in vista di una parola più grande della verità, quella dell’humanitas, dell’etica, della scelta di stare dalla parte delle imperfettissime creature, pur conoscendo perfettamente quali siano i meccanismi che compongono e rendono inalterabili gli dei.”
“Nelle poesie di Prima della luce ci si ferma talvolta alle soglie dell’esperire, mentre altre volte, come fossimo stati appena svegliati, ci troviamo nel cuore del già vissuto; veniamo guidati da teneri imperativi: oltrepassami, pulisciti. Il poeta imprime il dettaglio e accerta la circostanza, per poi accettare il vago di certi aggettivi, il dubbio di certe espressioni, strisce di grigio, piccoli tocchi di opaco, guidato da una consapevole ambizione alla medietà, la virtù etica del saper vivere tra estremi senza negarli, senza rinnegarsi. A questa serena e combattuta moralità il poeta arriva dopo aver pernottato sui fondali, dopo aver vibrato per un istante almeno in una lucidissima altezza: non si può restare sempre né troppo in basso, né troppo in alto; allora si torna, per il momento, alla vita, al suo far convivere opposti. Vi sembra rinuncia? A me sembra conquista. A me sembra poesia. Si smussano angosce, si salvano abissi, accettando di scrivere versi così, e si fa luce, si accendono le case, interamente, il vetro come il cemento. Non è poco, l’equilibrio, sapersi muovere tra le millimetriche topografie della comunicazione e il goffo mappamondo delle emozioni; non è poco, sapersi trattenere e sapersi slanciare, non fare troppo male (anche a sé stessi), sapersi avvicinare o fuggire, sapere quando spegnere la luce, sapere quando, finalmente, è il momento giusto per andare a capo.”
Marco Maraldi è nato a Mirano nel 1995. Suoi testi sono presenti su diverse riviste, quotidiani e blog. Prima della luce (Kolibris 2021) è la sua opera prima.