SILVIA PIO (a cura)
Via Vittorio Emanuele ad Alba è per gli albesi via Maestra: cardine massimo romano, vena principale del centro storico, luogo di compere e passeggio da sempre. Beppe Fenoglio ci camminava come tutti gli albesi, ma con un suo stile più elegante del commerciante medio della città e del contadino che scendeva dalle Langhe nei giorni di mercato.
“Un bell’uomo che si notava”, diceva mia mamma, “ma nessuno sapeva che fosse uno scrittore”. Era il figlio del macellaio di piazza Duomo (ufficialmente piazza Risorgimento), che dopo il Liceo Classico e l’iscrizione alla facoltà di Lettere di Torino era tornato a casa nel 1943 e aveva scelto la guerriglia partigiana sulle Langhe, come già avevano fatto i suoi professori di Liceo, Cocito e Chiodi.
Dopo la guerra lavorò per un’azienda vinicola di Alba come corrispondente estero, vista la sua conoscenza dell’inglese. Di notte batteva sui tasti della macchina da scrivere, fumava e tossiva [i].
Neppure in famiglia prendevano sul serio la sua scrittura. La mamma: «Non ho bisogno di leggerti, io ti conosco!». La sorella Marisa: «Se ci fu un’ora, un giorno, in cui Beppe decise di prendere la penna in mano e mettere per iscritto i suoi pensieri, quel giorno nessuno di noi lo registrò, nessuno di noi si accorse di quello che gli stava succedendo. In quegli anni di precarietà economica, eravamo più che mai un ménage di ritmi fisiologici e di ricambi di biancheria. Eravamo disattenti e impreparati, ma anche grezzi, frenati da generazioni di ruvidezza langarola, da un malinteso senso del pudore, tutto fenogliesco, da una tendenza congenita a non lasciarsi andare, a preferire anche tra di noi una battuta salace e impietosa a un discorso impegnativo e serio» [ii].
Come Fenoglio vedesse se stesso possiamo dedurlo da alcuni suoi scritti. Nel febbraio 1952, a Calvino che gli chiede alcune notizie biografiche per il risvolto di copertina del primo libro I ventitré giorni della città di Alba, Fenoglio risponde: «Circa i dati biografici, è dettaglio che posso sbrigare in un baleno. Nato trent’anni fa ad Alba (1 marzo 1922) – studente (Ginnasio-Liceo, indi Università, ma naturalmente non mi sono laureato) – soldato nel Regio e poi partigiano: oggi, purtroppo, uno dei procuratori di una nota Ditta enologica. Credo che sia tutto qui. Ti basta, no? [iii]».
In un’intervista dichiara: «Per quanto cerchi, non trovo alcun aneddoto di qualche sapore relativamente alla genesi ed alla pubblicazione dei miei libri. Potrà forse interessare questa piccola rivelazione: Primavera di bellezza venne concepito e steso in lingua inglese. Il testo quale lo conoscono i lettori italiani è quindi una mera traduzione. (…) Scrivo per un’infinità di motivi. Per vocazione, anche per continuare un rapporto che un avvenimento e le convenzioni della vita hanno reso altrimenti impossibile, anche per giustificare i miei sedici anni di studi non coronati da laurea, anche per spirito agonistico, anche per restituirmi sensazioni passate; per un’infinità di ragioni, insomma. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti. Scrivo “with a deep distrust and deeper faith” [iv]».
L’opera di Fenoglio è ricca di spunti autobiografici. In Una questione privata delinea un autoritratto attraverso la descrizione del protagonista: «Milton era brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due forti pieghe amare, e la fronte profondamente incisa per l’abitudine di stare quasi di continuo aggrottato. I capelli erano castani… All’attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, che la ragazza meno favorevole avrebbe giudicato più che notevoli. Aveva gambe lunghe e magre, cavalline, che gli consentivano un passo esteso, rapido e composto [v]».
Lui è Johnny in Primavera di Bellezza e Il partigiano Johnny. «… alto e asciutto, anzi magro, negli occhi il suo punto di forza e di bellezza [vi]».
«Quanto a me, debbo dire che quella miscela di sangue di langa e di pianura mi faceva già da allora battaglia nelle vene, e se rispettavo altamente i miei parenti materni, i paterni li amavo con passione, e, quando a scuola ci accostavamo a parole come “atavismo” e “ancestrale”, il cuore e la mente mi volavano subito e invariabilmente ai cimiteri sulle langhe [vii]».
Scrittore solitario e probabilmente incompreso dai suoi parenti e amici albesi, era schivo e nulla fece per farsi conoscere come scrittore. «Lei mi sa sincero quando affermo che i premi letterari non mi tolgono né il sonno né l’appetito. Io non scrivo per competizione (per quanto la sportsmanship sia un evidente aspetto del mio carattere), alla radice del mio scrivere c’è una primaria ragione che nessuno conosce all’infuori di me [viii]».
E Alba per anni lo ha ricordato poco. Gli ha intitolato una via periferica senza importanza e ha demolito una parte della sua casa in piazza Duomo, demolizione alla quale si oppose la popolazione tutta. Negli ultimi vent’anni, però, Fenoglio è entrato a far parte delle attrazioni culturali e turistiche della città. Nella parte di abitazione rimasta, debitamente ristrutturata, è stato istituito un prestigioso Centro Studi nel 2003, che in occasione del centennale della nascita ha organizzato una serie di iniziative che dureranno tutto quest’anno, in collaborazione con un elenco nutrito di enti pubblici e privati, in primo luogo il Comune di Alba.
Il Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura “Beppe Fenoglio” è quindi collocato all’interno dell’edificio in cui visse Fenoglio dal 1928 al 1959, dove c’era la macelleria di famiglia e la camera nella quale l’autore scrisse la maggior parte delle sue opere. Comprende un percorso espositivo dedicato non solo a lui ma alla storia della Fiera del Tartufo, al territorio di Langa, alla storia e all’arte del territorio albese, alle fotografie originali del suo amico Aldo Agnelli, a scritti tratti dalle sue opere, e al pittore albese Pinot Gallizio.
Non sappiamo come si sentirebbe Fenoglio in quei locali eleganti a lui dedicati, ma di sicuro la figlia Margherita, molto attiva da sempre per promuovere la memoria di suo padre, ne è soddisfatta, come si rileva dalle interviste a lei rivolte, soprattutto in questi giorni del centenario [ix].
Ma lasciamo ancora parlare lui. «I giudizi su di me, come saprà, sono piuttosto contrastanti. Esteriormente parlando, alcuni mi considerano un “irregolare” (o meglio “l’irregolare”), altri mi definiscono gentleman-writer. Considero la letteratura come lo strumento migliore che io abbia per giustificarmi. Mi costa una fatica tremenda e gravi rinunce [x]».
Di sicuro Fenoglio amava Alba, come la amano tutti gli albesi, me compresa. Quindi, per terminare dedico alla nostra città una sua citazione, pensata per ben altro: «Tu non devi sapere niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima. Ti sto pensando, anche ora, anche in queste condizioni sto pensando a te. Lo sai che se cesso di pensarti, tu muori, istantaneamente? Ma non temere, io non cesserò mai di pensarti [xi]».
[i] Marisa Fenoglio (sorella di Beppe), Casa Fenoglio, Sellerio 1995.
[ii] Idem
[iii] Lettera a Italo Calvino del 6 febbraio 1952, sito web Casa Editrice Einaudi.
[iv] Ritratti su misura di scrittori italiani, a cura di Elio Filippo Accrocca. Sodalizio del libro, Venezia, 1960.
[v] Beppe Fenoglio, Una questione privata, racconto in I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, 1990.
[vi] Beppe Fenoglio, Primavera di bellezza, Einaudi, 1991.
[vii] Beppe Fenoglio, Ma il mio amore è Paco, racconto in Un giorno di fuoco, Einaudi, 1963.
[viii] Lettera a Pietro Citati del giugno 1959, tratto da Beppe Fenoglio, di Gina Lagorio, Marsilio Editori, 1998.
[ix] Interessante l’intervento di Margherita Fenoglio alla consegna della Laurea ad honorem a suo padre da parte dell’Università di Torino nel 2005: https://www.centrostudibeppefenoglio.it/it/articolo/1-4649-4952/beppe-fenoglio/laurea-honoris-causa/intervento-della-figlia-di-beppe-fenoglio-margherita-fenoglio.
[x] “Il guerriero di Alba sogna in inglese”, di Pietro Bianchi, apparso su Il giorno, 19 gennaio 1960.
[xi] Beppe Fenoglio, Una questione privata, Einaudi, 2006