La parabola della crocifissione

pucciarelli pasqua

MIMMO PUCCIARELLI

Un uomo colpevole di dire la verità
quella che imprigiona tutti i Signori
nella loro mancanza di umanità
nell’ossessione di decidere
del destino del gregge,
costi quel che costi.

Un uomo colpevole di parlare con i fiori
di ringraziare il vento, il sole, la pioggia
e anche le spine che custodiscono le rose
che semina piantine
che non servono solo per l’ora di pranzo
ma anche per quei dolci momenti
in cui il sapere s’innalza nei cieli colorati
di questa nostra terra affranta.

Un uomo colpevole di predicare la pace
tra gli oppressi e la guerra agli oppressori
ma una guerra dove i petali profumati
si sostituiscono alle bombe avvelenate
dove le barricate sono strofe imparate a memoria
e recitate dall’alto di una torre di Babele,
dove i testi sono tutti sacri
e conservati come l’ultima cena.

Un uomo colpevole di fare dei miracoli
quelli di ogni giorno
dove mani senza colori si stringono
per salvare quelle martoriate
quelle bagnate dal sangue degli agnelli
e dal mare mosso che rispecchia nei suoi fondali
la battaglia di nuvoloni che oscurano l’orizzonte
quelle che si fanno nelle sale di rianimazione
e anche quelle che offrono due gocce d’acqua
a bocche arse nei deserti senza amore
senza quel pizzico di umanità
che basterebbe a trasformare gli occhi
in immensi laghi di speranza.

Una donna colpevole di essere donna
di partorire prima e di dover poi portare la croce
e narrare la violenza fatta in casa e fuori casa,
che subisce da millenni,
di dare il suo latte e il suo sangue
di indossare una corona di fiori senza spine
utilizzate per rendergli il cammino doloroso,
i sogni infranti, il pianto sterile
ma che non potranno mai attutire
l’augurale inno alla resurrezione
che ascolteremo domattina
quando il gallo canterà di nuovo
insieme a quell’uomo innocente.

28 marzo 2021

(Foto dell’autore)