FRANCA FORMENTO
Il libro Incontrarsi (ed. Araba Fenice giugno 2020, con prefazione del chierese Ernesto Olivero) nasce dal mio incontro con Vittoria Savio. È una biografia ma non solo. Il libro si articola in due parti: la prima è la storia di Vittoria Savio, che ho conosciuto in Perù nel 2001 a Cusco. Fu un incontro quasi casuale: mi capitò fra le mani un foglio in cui si descriveva il Centro da lei fondato e decisi di cercarla e incontrarla. Vittoria, nata in una famiglia contadina di Airali presso Chieri nel 1934, ha vissuto per 35 anni in Perù. Attualmente abita a Chieri, con la sorella Zita, dopo essere ritornata in Italia per via di una patologia che non le ha più permesso di vivere a Cusco, a 3500 mt di quota.
Vittoria trascorre l’infanzia e l’adolescenza in una grande cascina, dove vive, studia e lavora facendo la contadina insieme ai genitori, alle sorelle e fratelli. Si laurea in matematica e fisica e diventa insegnante. Alla fine degli anni ‘70, dopo un viaggio in Perù con i volontari del Mlal (Movimento Laici America Latina) matura la decisione di trasferirsi a Lima come volontaria. Sono gli anni difficili del Perù martoriato dalla violenza, dalla repressione dei movimenti popolari e dal terrorismo che ne conseguì, gli anni di Sendero Luminoso e del MRTA (Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru), della guerra civile. Vittoria è al fianco dei campesinos e del popolo indigeno delle Ande, frequenta i preti coraggiosi che aderiscono alla Teologia della Liberazione, difende le donne lavoratrici domestiche in Lima e successivamente fonda il Caith che salverà decine di bambine dalla violenza. Oggi il Centro Yanapanakusun, operante a Cusco, continua in parte la sua opera, sotto la direzione di Josephina Condori e Ronald Zarate.
Tra me e Vittoria è nata una amicizia autentica. Vittoria piccola è minuta, magra così tanto che ne immagini le ossa, i capelli bianchissimi, ancora tanti, ancora folti. Lo sguardo è sempre vivo, il sorriso canzonatorio, la voce quella roca di sempre. Come quando l’ho conosciuta: sempre con la sigaretta in bocca, mai ferma, sempre a fare più che a dire, con le mani rugose di chi lavora nei campi o in cucina. Vittoria ti inquadra con precisione in pochi minuti, perché conosce l’animo umano e sa. Racconta e sembra lo faccia per te, pensa prima agli altri e poi a sé. È saggia, testarda, determinata ed è senza confini e senza sponde. Ha coinvolto, trascinato altri accanto a lei, a condividere e sostenere il suo sogno e il suo impegno. I mondi di Vittoria sono tanti quanti le persone che ha incontrato in Italia e in Perù. Grazie a lei tante italiane si sono conosciute e oggi aiutano alcune donne peruviane. Tra noi si è creata una rete che è un insieme di relazioni importanti, creative e fattive, che coinvolgono anche mariti e amici. Quella solidarietà piccola nei numeri ma non nei risultati, persone che operano per creare ponti tra i continenti, al di fuori del clamore e del “bla bla bla” dei tanti.
Il libro è anche una raccolta di testimonianze. Nella seconda parte ho composto un mosaico di racconti, coinvolgendo amici e persone incontrate nei miei numerosi viaggi. Unendo la loro voce a quella di Vittoria prendono forma emozioni ed esperienze vissute in altri angoli del mondo. È una storia del contemporaneo visto dal basso, da chi si sporca le mani non per eroismo ma perché non sopporta l’ingiustizia e si ribella ad essa. È un libro di speranza. Una speranza che nasce dalle relazioni positive che inducono cambiamenti. È un libro sull’amore e sulla cura, che suscita riflessioni, senza dare soluzioni. È un libro che ci parla della bellezza e del dolore, del fiume degli “incontri” che diventano il mare grande dell’Umanità. Leggendolo vorrei che si respirasse all’unisono l’unica aria che circonda il nostro pianeta che a tutti dovrebbe portare la Vita.
Inoltre il libro è un Progetto di Solidarietà. Può essere acquistato a prezzo di costo dalle Associazioni e da ogni gruppo che operi nel campo della solidarietà. Il ricavato va all’Associazione “Ascoltiamo le voci che chiamano”, che con il coinvolgimento di amici sparsi in tutta Italia e della Confederazione degli Artigiani di Udine si impegna a seguire e sostenere il Centro Yanapanakusun di Cusco.
Eva Maio, una amica poetessa cuneese, man mano che procedevo nella stesura del libro, ne traeva ispirazione per le sue poesie che impreziosiscono il volume. Una collaborazione proficua che sposta sempre il piano della lettura sulle emozioni profonde. Le poesie inserite nel libro sono dieci, collegate a episodi narrati. Eccone tre.
Mal de viento
Ci prendesse un bel
“mal de viento”
non quello che lascia
come ricordo
la nevralgia.
Ci prendesse un sano
“mal de viento”
che ci smuove
senza chiedere permesso
da fuori a dentro.
Che venisse a noi
vento di mare o di tramontana
a scompigliarci l’ordine
delle cose da pensare
delle cose da fare.
E se fosse leggero come brezza
lo chiameremmo un poco spirituale
farebbe la sua rivolta silenziosa
nelle molecole del cuore
a innervarlo di amoroso coraggio.
Sarebbe molto originale
questo mal de viento
ci farebbe respirare
a pieno che ogni fragilità
è da amare.
*
Davvero certe infanzie sono splendide
È che l’infanzia di Vittoria
è stata splendida
sobria dignitosa libera
che lei è stata una bambina
con piedi scalzi e le braghe corte
fin alle soglie del liceo
e parlava parlava se prendeva il nervoso
che a scuola in prima elementare
già praticava il bilinguismo
italiano/dialetto dialetto/italiano
che abitava in un cascinale
che prima forse era un “burdel”
lei con il cognome d’un santo
che le capitò di recitare
una poesia al vescovo
con una scarpa sì e l’altra no
che dal padre ha preso
in sangue e cuore il motto
-Prima di tutto l’onestà –
Che da madre ha preso
In anima nervi e viscere
L’indipendenza il coraggio.
*
…e questo all’ironica viva donna di oggi
Non importa
Non importa che si moltiplicano
rughe inciampi limiti
se le stanze del cuore
le ciglia le ossa
vene arterie neuroni
li hai tesi per gli sconfitti
e con loro hai fatto strada.
Non importa quel numero ragguardevole
di “non posso più”
che intanto vivaci hai gli occhi
i canti interiori gli abbracci
i sorrisi i pensieri le indignazioni
le aperture i voli
perfino una radiosa sana rabbia.
Non t’accorgi
quanto sei viva
viva viva per noi?