MICHELA ZANARELLA
Esiste una lingua segreta che s’impara
origliando ai piedi dell’erba
sottoterra c’è una folla di ombre sepolte
rugiade strette che vogliono tornare
sale su per le radici la grammatica dei papaveri
sosta come respiro tra le labbra il sogno di fiorire
il sole varia la sua voce a seconda della luce
cede la parola al silenzio ed è petalo sanguigno
che osa tramonti prima della sera.
*
Lascia che sia il sole
a prendere possesso dei nostri sguardi
abbiamo bisogno dello stato di luce
che avviene all’alba nell’ora più pura.
Tienimi il cuore come un’ampolla
per raccogliere acqua limpida alla sorgente
prestiamoci ancora alla vita nella sua sacralità
è questo l’amore:
immergersi uniti nelle volontà del tempo
dai polsi alle caviglie in un sogno sempreverde.
*
Tace l’aria nei giorni estivi
non è tradimento il dolore
che ci ha tenuto fermi
al caldo di un sole che sosta
tra i petali muti delle campanule
con la pena – la mia –
un’attesa che snerva il tempo.
Chissà cosa mi chiede ancora la vita
forse che io ami più forte il respiro
impugnando le punte del coraggio
che io stringa il presente
e sparpagli luce in abbondanza tra i pensieri:
è nell’incandescenza del silenzio che ci si salva.
Michela Zanarella, Recupero dell’essenziale, Interno Libri 2022
Prefazione di di Dante Maffia:
Michela Zanarella vuole offrirci l’essenziale, recuperaralo e sottolinearne l’importanza… Già, ma che cos’è l’essenziale? Come si mostra? A chi e per che cosa è essenziale? C’è una regola che stabilisce obiettivamente quello che bisogna ritenere imprescindibile nella quotidianità, durante la giornata, nei rapporti umani? Ma vediamo se il suo essenziale può diventarlo anche per noi, vediamo se sarà possibile individuare le ragioni della sua scelta e magari condividerla. La poetessa si abbandona a una scrittura densa e viva, direi palpitante e, pur non trascurando di annotare momenti della realtà, affonda in un lirismo che ha la “saggezza” e la “voce” della grande tradizione. Lo dimostra anche il fatto che ricorre l’immagine della notte, che ricorrono le stagioni nel loro evolversi e nel loro compiere il senso del trascorrere del tempo, e ricorre la luce come immagine viva che ovviamente illumina e converte in promessa e in divenire anche il buio. Per Michela Zanarella contano i sentimenti in sommo grado, contano i rapporti umani che una volta instaurati diventano ragioni di qualcosa di imponderabile ma che dà il senso della vita nel suo scorrere in bellezza e in qualità. Non è casuale che molte delle poesie siano dedicate (a Oriana Fallaci, a Marina Cvetaeva, a Federico Garcia Lorca, a Rafael Alberti, a Vincenzo Cardarelli, a Sergio Corazzini, a Marcella Continanza, a Pier Paolo Pasolini), e ci facciano intendere che Michela si è abbeverata alla lezione dei maestri citati, dai quali ha tratto insegnamenti e indicazioni per proseguire nel cammino della sua ricerca, naturalmente riscaldandoli e lievitandoli nell’officina della sua controversia personale, per dirla con Mario Luzi. Sarebbe molto interessante vedere come è stato impostato il rapporto coi singoli autori delle dediche, ma forse ci farebbe intendere quel che ho già affermato. Cioè che Michela ha l’animo traboccante di accensioni calde e raffinate che sono transitate attraverso il fuoco di autori centrali nel panorama della poesia del Novecento. Si pensi soltanto al magistero di Cardarelli o a quello, mai sottolineato abbastanza, di Camillo Sbarbaro, senza il quale non avremmo avuto gli “Ossi di seppia” di Eugenio Montale, come lo stesso Montale ha sempre ammesso. Nei versi ora brevi, ora lunghi o lunghissimi, Michela Zanarella dispiega i suoi umori senza nascondersi minimamente dietro nessuna parola. Infatti a dominare le espressioni è la luce, che si dirama in ogni direzione, anche quando sembra che tutto vada a “Specchiarsi nell’imperfezione”. Siamo dunque al cospetto di un libro compatto e reso con estrema libertà e coerenza; un libro che ha saputo filtrare con perizia innanzi tutto gli umori e i sapori del proprio cuore e anche le percezioni culturali acquisite e rese pane quotidiano amalgamato con la propria identità e personalità. Del resto Michela Zanarella è presenza costante e conosciuta ormai da tutti e questa è una prova ulteriore della sua bravura, una ennesima testimonianza di come la poesia può e debba nascere dal contatto diretto con la vita e con la poesia che ci ha preceduto. Da sottolineare anche la purezza espressiva, la semplicità del dettato, la presa diretta che non cade mai nella blasfemia del risaputo. Davvero una perla. Complimenti Michela.