55 giorni

55 Bellocchio

LAURA BONFIGLIO

“Esterno notte” è il titolo del nuovo film che Marco Bellocchio ha presentato come evento fuori concorso alla 75ma edizione del festival di Cannes.
Diventerà una serie TV di sei episodi che si vedranno al cinema aggruppati tre a tre rispettivamente dal 18 maggio e dal 9 giugno.
Già in “Buongiorno notte” il regista aveva affrontato la tragica vicenda dell’assassinio di Aldo Moro, ma qui c’è qualcosa di inesplorato, qui racconta i politici e i familiari, la moglie Eleonora, Francesco Cossiga, Papa Paolo VI mentre là, nel primo film, raccontava i brigatisti.
A quasi vent’anni di distanza Bellocchio scrive quello che mancava nel primo, racconta una vicenda che è stata rimossa dall’intera nazione, racconta un uomo solo, che non vuole morire e a cui non è stata data degna sepoltura politica e quindi ritorna come un fantasma.
Il regista ha accompagnato gli attori sul set con mano sicura nella preparazione dei personaggi e con questo film ha fatto un grande dono alla famiglia di Aldo Moro raccontando il dolore e la fatica che hanno sopportato, sotto il peso dell’aspetto mediatico dello spettacolo del rapimento.
Fabrizio Gifuni, che interpreta Moro, in un intervista ha detto che si è abbandonato alla visione di Marco Bellocchio, il quale ha messo gli attori in condizione di vedere la storia da punti di vista diversi; Margherita Buy fa la parte della moglie Eleonora, descritta come una donna che, con una grandissima dignità, affronta la vicenda opponendo un dolore che non è rappresentabile, che è chiuso dentro il cuore.
A Cossiga il regista ha dedicato un intero episodio nel quale emerge una figura piena di sfaccettature, quasi imprendibile, bipolare in piena crisi per la scelta che deve fare tra la ragion di stato e quello che gli suggerisce invece la coscienza, cioè salvare l’uomo a cui deve tutto, il compagno di partito. Interpretando Francesco Cossiga, Fausto Russo Alesi mette in luce la difficoltà del politico e amico nell’affrontare questa tragedia durante i 55 giorni di prigionia che difficilmente chi nel ’78 aveva l’età della ragione, ha dimenticato.
Il Papa Paolo VI, amico di Moro, non potendo partecipare alla tradizionale Via Crucis, resta a letto e sogna che è proprio l’amico Aldo a portare la croce, un’allucinazione che ci spiega come il Pontefice, alla fine della sua vita, si trovi a dover prendere decisioni tremende e cioè a scegliere se comportarsi come un uomo di fede o se attuare una vera e propria trattativa con i sequestratori. Cerca le parole e non trovandole chiede aiuto con umiltà ad un suo parroco di provincia.
Toni Servillo interpreta il Papa e alla domanda rivolta agli attori se sia più difficile interpretare personaggi che hanno nomi e cognomi, personaggi noti, Toni Servillo ha risposto di sì.
Rispetto ai personaggi di fantasia c’è il peso dell’idea che lo spettatore si è già fatto della persona, del politico; per questo motivo il regista ha evitato qualsiasi imitazione e ha deciso invece di offrire, rispetto a ciò che è accaduto, piani di lettura della realtà alternativi alla cronaca.
Il periodo è quello degli anni bui, quello degli attentati, delle esecuzioni anche se nessuno poteva immaginare che si arrivasse a tanto, all’uccisione della scorta e al sequestro di Moro, con l’intenzione di scambiare la sua vita con quella di 14 brigatisti. Uno scambio insostenibile per il partito della democrazia cristiana.
Il cadavere di Aldo Moro verrà fatto trovare, simbolicamente, in via Caetani, che si trova poco distante dalla sede del partito comunista e da quella della Democrazia cristiana.
Poche ore dopo Francesco Cossiga si dimetterà da Ministro dell’Interno.

Bellocchio ci racconta tutto questo con grande poesia consentendo a noi spettatori una lettura autonoma dell’intera vicenda.
Un film per non dimenticare e cercare di capire quel pezzo di storia che ci riguarda ma che conserva ancora dei lati oscuri.

(L’immagine è un fotogramma del trailer)