GIUSEPPE CARLO AIRAGHI
Non è compito della poesia
consolare il male del suo male.
Il compito semmai è nominarlo.
Nel fondo di ogni frase pronunciare
la cicatrice, la confessione
che scongiuri l’ingiusta condanna.
Le licenze poetiche sono errori
di sintassi; non tutto è perdonabile
malgrado la stipula di una tregua
per queste indecisioni illegittime
persino sull’accento esatto
oltre il quale andare a capo,
sulla fede riposta nelle parole,
nella loro tangibile chiarezza,
nelle frasi che mettono a dimora
il senso basilare delle cose,
il luogo in cui già siamo stati,
di cui abbiamo perso il ricordo.
Dire cosa ho imparato oggi
che ieri non sapevo è più facile
che dire ciò che oggi ho scordato.
*
Essere eretico, seminare
imbarazzo, infilare le dita
nella ferita. Infliggerla.
Interrogare le congetture
che si sarebbero rivelate
se avessimo compreso appieno i segni.
Così ho ascoltato, annotato
mi sono fatto puro strumento,
senza inventiva, senza ragione.
Alunno diligente che trascrive
il dettato compitato, parola
per parola, sillaba per sillaba.
*
Con la cautela dei convalescenti
ora nominerò gli oggetti
che ingombravano la stanza:
la sedia vuota a ricordo di un’assenza,
il suono di un nome invocato
dal fondo della strada mal illuminata.
Disegnerò le pagine di un atlante
privo di distanze e di sentieri,
delle chiarezze azzurre dei fiumi.
Solo esitazioni agli incroci,
punti interrogativi lasciati cadere
per non mancare la strada di casa.
*
Pensavi il tempo fosse una retta
chiusa tra un inizio e una fine.
Il tempo non va da nessuna parte,
non si arresta. Il presente è un punto
in continuo movimento, effimero
e immenso. Porta con sé l’universo.
Tutte le vite precedenti trovano posto
nel susseguirsi infinito dei secoli,
perse nelle omissioni della Storia.
*
dalla Prefazione, Il mio segno tangibile nel mondo, di Alessandro Ramberti
Calarsi nei panni di un angelo e donargli parole di poesia è quanto fa Giuseppe Carlo in questa raccolta di immagini in versi pregne di vita. Le istantanee fotografano lo stato d’animo di chi si incontra (l’angelo è un custode che ci permette di vedere dall’alto e con una empatia sorprendente), di chi si sfiora anche solo per un attimo, scendendo nelle pieghe più intime di noi stessi grazie alla presenza dell’altro e/o della natura che si e ci rivela […]
Giuseppe Carlo Airaghi, Monologo dell’angelo caduto, Fara editore 2022