CLAUDIO SOTTOCORNOLA
La recente canonizzazione di Charles de Foucauld, avvenuta il 15 maggio 2022, illumina un’esperienza spirituale anticipatrice e profetica, che individuò nella partecipazione al destino degli ultimi il proprio carisma specifico. Ripercorriamo qui gli anni della formazione di Charles e, in particolare, il rapporto con la cugina Marie de Bondy, che ispirò la sua conversione, alimentando in lui il senso della adorazione a partire dalla scoperta del sacro negli altri e, per reazione, della santità in se stesso.
Marie de Bondy è cugina germana di Charles. Figlia di Ines de Foucauld e Sigismondo Moitessier, è di quasi otto anni maggiore del cugino. I loro contatti risalgono all’infanzia, quando Charles, orfano di entrambi i genitori e allevato dal vecchio nonno materno, colonnello de Morlet, viene invitato dalla zia Ines a trascorrere le vacanze estive a Louye, in Normandia.
Nel 1868, nel 1869, egli ritorna più volte a Louye, dove nasce e si consolida fra il verde dei boschi e il castello degli zii l’“attaccamento appassionato dei miei giovani anni” per “questa famiglia beneamata” (C. de Foucauld, Ritiro fatto a Nazareth, 1897).
“La gioia, questo è certo, egli la prova totalmente per la prima volta e ne rimane segnato per sempre. Ha finalmente trovato il proprio clima, si integra senza difficoltà e istintivamente a questa cellula che gli consegna, con un codice di comportamento ben preciso, fondato sulla fede cattolica, un vero e vivo umanesimo” (M.C. du Perron, Charles de Foucauld, Milano, 1986, p. 39).
[…] Quando le vacanze sono finite egli ritorna però a vivere la sua esistenza di bambino solitario accanto al nonno.
Il calore e il valore della famiglia, Charles li sente intensamente il giorno della sua Prima Comunione e Cresima nella cattedrale di Nancy. È il 28 aprile 1872.
La sua immagine-ricordo rappresenta il cuore del Cristo sormontato da una croce. Marie Moitessier viene da Parigi e gli regala le Elévations sur les Mystères di Bossuet.
Nel 1874 Marie Moitessier, ventiduenne, si sposa con il Visconte Olivier de Bondy. Dieci anni: 1874-1884. Di mezzo, una vita disordinata, l’esercito, l’Africa, l’esplorazione del Marocco. Charles torna in Francia. Marie de Bondy ha quasi 34 anni: vive una serena unione familiare cementata da quattro figli. Con Mimi sorella di Charles, la zia Ines e la cugina Elisabeth, Marie rappresenta per lui la riscoperta di un mondo rischiarato dalla fede. […] Un giorno apre a caso le Elevations sur les Mystères di Bossuet che la cugina gli aveva regalato per la Prima Comunione. Quello che cercava lontano gli è forse vicino?
[…]
Per cogliere l’influenza esercitata da Marie de Bondy su Charles de Foucauld è necessario, a nostro avviso, analizzare le modalità dell’esperienza religiosa che, al momento della sua conversione, egli crede di cogliere nella cugina in modo eminente. Ci è particolarmente utile in questo senso la ormai classica confessione dal sapore quasi agostiniano che Charles ci ha lasciato nel suo Ritiro di Nazareth del 1897, sotto il capitolo “Io. La mia vita passata. Misericordia di Dio” (De Foucauld, cit.). Vediamo come Charles stesso descrive il tempo della sua conversione:
“Mi stringevo sempre più accanto a questa famiglia beneamata… vi vivevano in una tale aria di virtù che la mia vita ritornava a vista d’occhio, era la primavera rendente la vita alla terra dopo l’inverno… è a questo dolce sole che era cresciuto questo desiderio del bene, questo disgusto del male, questa impossibilità di ricadere in certe colpe, questa ricerca della virtù…” (Ibid., p. 100).
Si tratta, dunque, di una esperienza di rinascita interiore che egli prova a contatto con quella “sua” famiglia, già oggetto dell’“attaccamento appassionato dei suoi giovani anni”.
È verosimile quindi pensare che tale nascente esperienza religiosa si riagganci a quella della sua infanzia, acquistandone in certo qual modo il gusto e il sapore.
[…]
“Esiste un campo dell’intelligenza più profondo, dove Foucauld, divenuto credente, si mostrò un esploratore e uno scopritore senza pari: in psicologia religiosa, in questa vera missiologia che è la scoperta sperimentale del sacro presso gli altri e, per reazione, della santità in se stesso” (Louis Massignon, Toute une vie avec un frère parti au désert: Foucauld – Conferenza data alla Sorbona, il 18 marzo 1959).
Tale affermazione di Louis Massignon, primo discepolo laico di Foucauld, ci introduce nel nucleo del problema. Charles de Foucauld arriva a Dio per via sperimentale: è mediante la scoperta del sacro negli altri che egli si apre alla possibilità e poi alla percezione della santità in se stesso.
M. du Perron, la biografa già più volte citata, così descrive, mediante la tecnica narrativa della sostituzione psicologica, la situazione di Charles al tempo in cui si opera la sua conversione, in relazione alla cugina che teme gravemente malata:
“Essa vive. Potrà continuare a vederla, ad amarla. Il resto lo ignora, lo seppellisce nel più profondo di se stesso. Rimarrà solo sempre. Nell’appartarsi e nella tenerezza, porterà al sublime quella passione che non avrà ormai più altro oggetto se non di innalzarlo. Ormai non vi saranno più questioni per lui. Dove lei è andata lui vuole andare. Colui che lei ama non può rimanere nascosto più a lungo” (Du Perron, cit., p. 150).
In questo brano è possibile leggere il passaggio che si opera in Charles dalla ammirazione per la cugina alla scoperta di “Colui che lei ama”, scoperta carica di esigenze ascetiche (per esempio la castità) che lo trasformeranno.
“… Nell’istante stesso in cui la luce gli viene concessa, Charles sa in modo irrimediabile che non vi sarà mai più null’altro. Finalmente apparso, impossibile e prossimo, l’amore umano resterà nel suo fallimento il riflesso dello splendore divino. Segno e sacrificio, non esisterà in lui altrimenti che per giungere alla sublimazione. Aprendolo all’adorazione, non sarà servito ad altro che ad impoverirlo e a scavarlo” (Ibid., p. 152).
Tale “amore umano” – “aprendolo all’adorazione” come acutamente dice M. du Perron – a noi sembra semplicemente il luogo di scoperta e manifestazione del sacro di cui si è parlato sopra.
Data la rilevanza unica della persona di Marie de Bondy al momento della sua conversione, e la durata nel tempo dell’ispirazione religiosa legata a questo rapporto, possiamo ragionevolmente supporre che Charles de Foucauld colga la presenza del Dio di Gesù Cristo in Marie de Bondy e che da questo riconoscimento scaturisca in lui un acuto senso di adorazione che, passando per il mezzo della Vicomtesse de Bondy, ha il suo principio e il suo fine nella persona di Gesù Cristo.
La Vicomtesse de Bondy è per lui icona del Cristo ed è possibile supporre che sarà per il suo tramite che Charles de Foucauld lo diventerà a propria volta.
“Oh! mio Dio fammi questa grazia di non vedere che te, che te nelle creature, di non fermarmi mai ad esse, di non vedere mai la bellezza spirituale o materiale che è in loro come qualcosa di loro, ma soltanto come qualcosa di te (…).
… fermarmici sarebbe un’indelicatezza, un’ingratitudine, un abuso di fiducia; perché Dio non dà questa bellezza alle creature e non porta la mia anima ad esserne affascinato che per lasciarsi intravedere da me, per attirarmi a sé, per eccitare la mia riconoscenza per la sua bontà, il mio amore per la sua bellezza e farmi salire fino al suo trono e stabilirvi la vita della mia anima nell’adorazione…” (De Foucauld, cit.).
Charles de Foucauld realizza, specificamene attraverso Marie de Bondy, la scoperta della santità di Dio, e da tale scoperta sorge in lui il senso, l’esigenza, la dimensione dell’adorazione.
L’adorazione è l’atteggiamento, spontaneo e consapevole, che la creatura umana assume davanti alla grandezza e alla santità di Dio, presene e operante nell’universo e nella vita di ogni singolo uomo.
Stupore, confusione, tremore, fascino, giubilo, riconoscenza e slancio di donazione sono tutte reazioni dell’uomo che prende coscienza della prossimità e insieme dell’infinita trascendenza di Dio. Atto religioso per eccellenza, l’adorazione è un fatto interiore, che però coinvolge tutta la persona umana, fisica e spirituale. Perciò può anche tradursi all’esterno, in gesti: prostrazione, bacio, elevazione delle braccia, vari atti di culto (AA.VV., Adorazione, in “Schede Bibliche Pastorali”, Bologna, Ed. Dehoniane, 6, p. 1).
Ci sembra quindi di poter concludere che Charles de Foucauld, scoprendo la santità di Dio grazie alla cugina, le è debitore di una spiritualità fortemente incentrata attorno alla adorazione. […]
Bisognerà dunque guardare a questo atteggiamento di adorazione come a qualcosa di originario ed indicarne il rapporto cronologico in Charles con la scoperta della santità di Dio in una creatura silenziosamente amata. Proprio la dolcezza di questo rapporto prossimo e crocifiggente lo porta alla ricerca del suo fondamento, nel passaggio dal dono al Datore dei doni…
(da Claudio Sottocornola, La spiritualità eucaristica di Charles de Foucauld nella sua vita-Tesi di laurea in Storia della teologia, Università Cattolica, Milano, 1985-86, in Il pane e i pesci, vol. 1, CLD-Velar, 2010)