Giustamente il “Festival dei Giovani Musicisti Europei”, organizzato quest’anno dall’Academia Montis Regalis, si è aperto sabato 22 ottobre con un concerto dei “Giovani dell’Academia Montis Regalis” diretti da Fabio Bonizzoni, e ha proposto in primo luogo musiche del giovane Haendel, spumeggianti di freschezza e di brio: la suite strumentale dal Rodrigo e la cantata profana Il duello amoroso. Ma anche nel Concerto Grosso in La maggiore op.6 n.1, opera della maturità, si avvertivano ancora benissimo i ricordi del suo soggiorno giovanile in Italia: per questo Haendel parlava italiano era un titolo felicissimo per il concerto, per sottolineare appunto l’influsso profondo che la musica barocca italiana ha esercitato sul musicista Sassone.
La Suite strumentale dal Rodrigo è una suite di danze, aperta da una luminosa ouverture, energica e maestosa. La prima danza, la giga, è sfavillante nelle sue geometrie, la sarabanda morbida e avvolgente, la bourrée nervosa e fremente, la passacaille è una meditazione in forma di dialogo, complesso e articolato, tra violini e violoncelli. Haendel ha assimilato in profondità la lezione del grande maestro italiano Arcangelo Corelli, com’è evidente anche dal Concerto Grosso op.6 n.1.
Corelli per primo ha suddiviso l’orchestra in due sezioni, i soli o concertino e il tutti o concerto grosso, e ha codificato l’alternanza di tempi lenti e veloci nella struttura del concerto; così in Haendel troviamo un primo movimento composito e contrastato, di grande effetto, così come il passaggio al secondo movimento a struttura fugata. Molto fluido anche il passaggio al terzo movimento, mentre l’ultimo si annuncia in modo perentorio ma poi si articola in un vivace e leggero “botta e risposta” tra violini e bassi.
Al centro del concerto, la cantata profana Il duello amoroso valorizza, grazie alla musica “affettuosa”, un testo tipicamente arcadico sulle schermaglie amorose tra il pastore Daliso (interpretato dal mezzosoprano georgiano Nutsa Zakaide) e la ninfa Amarilli (il soprano russo Mariia Krylova). Le voci potenti e morbide delle due soliste dell’Accademia Lirica di Osimo con i loro intensi gorgheggi, sostenuti alla perfezione dai violini e dal basso continuo, interpretano magnificamente la cantata, mescolando in giuste dosi pathos e ironia.
A conclusione del concerto, come bis, un pezzo dell’alsaziano Muffat, altro grande poliglotta della musica barocca, che come Haendel si è formato a Roma.