PAOLO LAMBERTI
Il primo Natale a Natale viene celebrato nella chiesa di Anastasia (oggi Sant’Anastasia) il 25 dicembre 326 per iniziativa dell’omonima sorellastra dell’imperatore Costantino.
La data di nascita di Gesù è ignota, l’anno probabilmente tra 7 e 4 a.C., giorno e mese sono irrecuperabili. Per secoli la nascita di Cristo viene celebrata in tono minore, in date diverse a seconda delle comunità: ancora oggi alcune chiese ortodosse la celebrano il 7 gennaio, seguendo il calendario giuliano; del resto la vera festa cristiana è la Pasqua.
Se il Nuovo Testamento non dà notizie sulla data di nascita (anche se i particolari climatici non sembrano puntare sull’inverno), nei primi secoli le date proposte si collocano principalmente tra fine dicembre e i primi di gennaio, e in primavera, tra marzo ed aprile. Quest’ultima data sembra influenzata dal far coincidere nascita e morte (la crocifissione è datata ad aprile, secondo l’opinione prevalente), mentre la data di fine dicembre mette in luce l’importanza dell’Incarnazione, nove mesi prima, che corrisponderebbe ancora al periodo della morte. L’Incarnazione pesava un tempo più del Natale, tanto che ancora nel Medioevo e sino al Rinascimento l’anno inizia il 25 marzo in molti luoghi (come Firenze): tuttavia l’importanza del concepimento sembra più legata alle tradizioni astrologiche classiche che a quelle ebraiche.
Entrambe le date comunque si pongono nei periodi del solstizio d’inverno e dell’equinozio di primavera, che compaiono in quasi tutte le tradizioni religiose, e segnano i punti della rinascita del ciclo dell’anno: prima l’allungarsi delle giornate poi la ripresa della vegetazione.
In questo contesto la coincidenza del Natale con la festa del “Sol Invictus”, ufficializzata da Aureliano nel 275, non è casuale: anche se non è chiaro quale delle due feste sia stata celebrata per prima (Ippolito di Roma parla di celebrazione del Natale al 25 dicembre intorno al 200 d.C.), in una città ancora prevalentemente pagana come Roma è il Natale a doversi sovrapporre alla festa solare. Del resto già nel 310 Costantino aveva avuto una visione (reale o funzionale alla guida dell’esercito: una distinzione con poco senso in quell’epoca), ma del sole, identificato con Apollo; è un uomo del suo tempo, che associa senza contraddizioni spiritualità e politica.
Infatti si fa battezzare solo sul letto di morte, e da un vescovo filoariano, pur dopo aver condannato l’arianesimo al Concilio di Nicea, e si considera uguale agli apostoli (isoapostolos). Integra la chiesa all’interno delle gerarchie imperiali: simbolo di questo legame con l’impero è il cingulum, in origine la tracolla portaspada degli ufficiali romani, imposta da Diocleziano anche ai funzionari civili, e poi agli ecclesiastici cristiani: ancora oggi la fascia degli ufficiali, quella dei sindaci e il cingolo ecclesiastico ne portano testimonianza.
Anastasia era cristiana, e una donna fortunata, visto che il fratello fa giustiziare il figlio maggiore, vede il suocero ribelle suicidarsi (ufficialmente) e ordina di soffocare una moglie nel calidarium (oggi lo chiamiamo hammam); del resto la prima dinastia cristiana si estingue in tre generazioni, con la grande maggioranza dei maschi morti di morte violenta, quasi sempre per mano di parenti.
Sono le donne della casa imperiale a preferire il Cristianesimo, forse anche prima dell’Editto di Milano di Costantino: che non è un editto, non è a Milano e non è di Costantino, ma è una circolare (“litterae”), emanata a Nicomedia il 30/04/311 da Licinio, allora coimperatore a Oriente (poi liquidato da Costantino e demonizzato dagli storici ecclesiastici), rivolta ai governatori della sua parte di impero. Costantino a Milano aveva incontrato Licinio, e probabilmente avevano concordato di concedere libertà di culto (“religio licita”); ma non solo ai Cristiani: infatti dopo la proclamazione del Cristianesimo come religione ufficiale il testo non viene quasi più citato, proprio perché era applicabile anche alle altre religioni; non è neppure chiaro se a sua volta Costantino l’abbia inviata, visto che in Occidente il culto cristiano era già di fatto libero.
Quanto alla chiesa, essa dal V secolo era sede di una delle tre messe papali natalizie, insieme a Laterano e S. Maria Maggiore, segno della sua importanza; anzi è probabilmente la prima chiesa ad essere sede di messe papali natalizie. La consacrazione a S. Anastasia è solo dopo il V secolo, in precedenza la chiesa prende il nome (titulus) dalla sorellastra di Costantino, moglie (poi vedova, vista l’esecuzione del marito) del Cesare Bassiano, cui l’imperatore aveva affidato l’Italia.
Se il programma edilizio di costruzione delle basiliche vede Costantino privilegiare le periferie, per non sovrapporsi alle aree sacre di altri culti, questa chiesa è invece edificata nel centro di Roma, proprio perché legata ai palazzi imperiali.
La chiesa infatti fu ricavata in due piani del “maenianum”, l’avancorpo del palazzo di Augusto da cui gli imperatori si affacciavano sul Circo Massimo: già allora i politici non stavano lontani dagli stadi, (però allora panem et circenses erano gratis). Soprattutto sorgeva probabilmente sopra la grotta del Lupercal, dove la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo, oggi ipotizzata alla base del maenianum: un modo significativo di appropriarsi delle tradizioni romane inserendole nella nuova religione quasi esorcizzandole, visto che sul palazzo imperiale si levava il tempio di Apollo, davanti c’era il Colosso del Sole (in origine la statua colossale di Nerone, poi ricostruita come Sol) e il Lupercal era la casa di Fauno, figura con tratti demonici.
In fondo oggi il Natale consumistico e lussuoso, tanto deprecato, rimane fedele al primo Natale, celebrazione di corte in un palazzo imperiale, sicuramente condotta nei modi sfarzosi che si possono ancora vedere nei mosaici ravennati.