Con Valentina Picco nel silenzio della parola

valentina-picco-cover GABRIELLA MONGARDI

Nel 2018 presso l’editore Ladolfi era uscita un’antologia di poesia femminile dal titolo Il corpo, l’eros, in cui avrebbero ben potuto trovare posto le liriche di Nel silenzio della parola di Valentina Picco (Giuliano Ladolfi editore 2022). Quello che scriveva infatti nella prefazione dell’antologia la poetessa Franca Alaimo («il corpo viene immerso nelle fragranze odorose della Natura, in un incessante sfolgorio di luce attraverso l’elaborazione fantasiosa e qualche volta straripante di immagini; […] l’eros si ammanta di una fascinazione magica, da cui sgorgano l’una dall’altra immagini e metafore di grande impatto lirico-emotivo») si attaglia perfettamente alla silloge di esordio della Picco, un’artista a tutto tondo (attrice, danzatrice, cantante, fotografa…) che ha voluto cimentarsi anche con la poesia, o meglio con “il silenzio della parola”.

Incamminandosi sulla stessa strada percorsa da Giuseppe Ungaretti («Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola…»), Valentina approda al silenzio, all’ineffabile che è non nella vita del poeta, ma dentro la parola stessa: così i suoi testi sono spesso incompiuti, allusivi, aperti a ulteriori significazioni; la sintassi si sfalda, la semantica si dilata in una tensione “romantica” all’Assoluto di cui sono emblemi la Natura e soprattutto l’Amore. Opus amoris è la definizione che di quest’opera dà Paolo Mottana, nella sua acuta e profonda prefazione: «la grande opera dell’amore, intorno all’amore, con il sussidio dell’amore e a beneficio dell’amore». E ancora: «Il gioco dell’ipallage aiuta la lingua a toccare questo mistero, quello dell’inestricabile  andirivieni tra io e tu, tra cosmo e persona […], il fare l’amore delle parole

Volgiti e carezzami il cuore, con
la lingua percorrimi i pensieri e
le parole, permetti all’alba di
farsi pelle la tua e la mia
divengano il mare e perdersi e
avvolgersi in quest’oceano di
tempesta che travolge e disseta
il nostro ardore. Fatti in me mani e
bocca che avanza, pezzi di cielo
tra le labbra e terra dappertutto,
erba, alberi, stelle… quando
sono con te.

L’Amore dona una dimensione erotica a questa poesia, perché – come in Alda Merini – il corpo è la fonte dell’amore e della poesia, in un continuo transfert tra corpo e parola.

Baciandoti il volto
le labbra dicono
meraviglie.
Immersa nella tua bocca,
lo sono sempre stata.
Rivelano le parole
che senza fine è
il bacio.

Mi stai toccando.
La musica del tuo silenzio
sfiora la mia pelle
e il mio corpo diviene
mondo.
Sono tasto, l’amore
suona me
e dappertutto
va.

Non per niente il corpo è presente nelle fotografie che accompagnano ogni lirica: così la fotografia (della poetessa) affianca a quello della parola il suo proprio silenzio, in un gioco di riflessi e triangolazioni in cui è risucchiato anche il silenzio della lettura.
Per questo è difficile scrivere di queste poesie, così sfumate e delicate da essere impalpabili, inafferrabili – come trasparenti farfalle musicali che cercano incessantemente un fiore a cui donarsi.