“Rei e pastres” occitani a Pamparato, con il QuBa Libre Trio

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GABRIELLA MONGARDI

Rei e pastres, re e pastori in occitano: i personaggi del presepe che ricevono per primi l’annuncio della nascita del Bambino e vanno ad adorarlo portando doni, non importa se modesti o preziosi. Questo il titolo scelto dal QuBa Libre Trio per il loro suggestivo concerto natalizio tenutosi la vigilia dell’Epifania, in alta Val Casotto.

Nell’accogliente saletta polivalente di Pamparato un pubblico numeroso, di varia provenienza, ha ascoltato con attenzione e partecipazione il racconto per voce, canto e musica in cui erano incastonati i Novè o “presepi cantati”, un genere musicale estremamente popolare fiorito in tutta l’Occitania nei secoli dal XVI al XVIII – un genere che affonda le sue radici nei drammi sacri medievali dedicati al Natale. È ad Avignone che questo genere tocca i livelli più alti, grazie al compositore Nicolas Saboly, ma ne sono stati rinvenuti anche ad Argentera in Valle Stura e a Chianale in Val Varaita, oltre che in Linguadoca, Alvernia, Limosino ecc.

Era come essere a una vijà, le veglie che fino agli anni ’50-’60 del secolo scorso radunavano alla sera gli abitanti di una borgata di montagna in una stalla, a raccontare storie, suonare, cantare, ballare o semplicemente chiacchierare, finché non veniva l’ora di andare a dormire.
In questa moderna vijà la voce narrante era quella dell’estroso Giuseppe Quattromini, che oltre a introdurre i pezzi eseguiti suonava a sua volta fisarmonica, flauto, chitarra; il canto era affidato alla voce intensa e calda di Paola Lombardo, mentre la “maestra di Elva” Simonetta Baudino suonava da par suo alcuni strumenti tradizionali: ghironde, organetti diatonici, flauto, cornamusa. Il concerto era articolato in suite, che raggruppavano brani cantati e brani strumentali, e mescolava sapientemente antico e moderno alternando Novè cantati e musiche strumentali tradizionali di varie aree geografiche (Galizia, Linguadoca, Guascogna, Vallate alpine, Irlanda…) con brani composti da autori moderni – tra cui ovviamente gli stessi QuBa Libre: perché una tradizione è morta se non riceve nuova linfa, e la semplice ripetizione del passato non porta da nessuna parte, se non lo si sa arricchire di presente per dargli un futuro…

Come sempre, lo spettacolo si è concluso con Se chanta, la canzone del trovatore Gaston Phoebus conte di Foix diventata l’inno dell’Occitania – in una versione “moderna”, s’intende!