MATTEO ALDO MARIA ROSSI
Avanti, rizza ‘sto contenitore!…
…Quell’altro sottostiva, che ha del vino…
…Attento all’angolo, Gesù Bambino!,
…T’ho detto scendi piano, Iddiosignòre!…
…Ancora un po’ così..Chiama un muletto:
c’è un altro ventipiedi in quarto tiro…
…Lévati da davanti, che ti stiro!…
(…Non vedo l’ora di buttarmi a letto…)
Sirena. Quarto turno. Paga doppia,
ma pioggia e vento e un filo di nevischio,
il ghiaccio sulla biscaglina è un rischio
e poi fa un freddo secco che si scoppia…
Ottava sigaretta. È strano, il porto,
con le sue luci da Natale triste…
Le guide delle gru sembrano piste
malinconiose di un binario morto,
montagne russe offese, degradate,
ridotte a due mediocri dimensioni.
E quelle gru? Non sembrano attrazioni
per dare le vertigini? Guardate…
…forse sarà per queste sigarette
speciali al gusto d’Africa e di spezie
(di quelle che trasformano in inezie
le cose serie e in larghe quelle strette),
ma questa sera il porto è un grande gioco
evaso da una scatola di carta;
un abito che sfugge alla sua sarta;
sale che scappa al cuoco…
…Insomma è un parco di divertimento.
Portacontainer come galeoni
che danno trofie al pesto dai cannoni;
il molo di cemento
diventa, sotto il giallo e il blu dei fari,
la pista d’atterraggio di astronavi;
l’intreccio ferro&argento di alti cavi
è una funicolare sopra i mari;
un po’ più in là, bacini
vuoti di carenaggio,
sgravati da una nave e il suo equipaggio,
diventano piscine per bambini;
camalli duri, con il gancio appeso
alla cintura e coi gilet di un giallo
fosforescente, adesso fanno un ballo
di maschere allargate da un sorriso
sardonico; col grasso delle mani
s’inventano make up arcobaleno
e in un baleno,
diventano tutt’altro: capitani
di lungo corso, eroi, caricature,
mascotte, fumetti, dei, dèmoni e preti
senza comandamenti né divieti,
avanzi di romanzi e di avventure.
Intanto, piano piano,
le stelle si congelano e dal cielo
piovono giù per dare un altro velo
di sale sulle bitte e i corrimano
di ferro arrugginito. A rischiarare
restano mille fari arancio&bianco,
lungo cento pozzanghere e sul fianco
di navi immense: uno spettacolare
film in 3-D perGrandi&perPiccini,
omaggio a questa notte di mostruose
deformità e illusioni e fascinose
combinazioni. Vènghino, bambini,
vènghino!, grida l’Orco dalle porte,
Qui non si muta in asini, tranquilli!,
basta restare dentro quei birilli,
lungi dal mar laggiù! Stateve accuorte!!!
E ai genitori: Gente, orsù, venire
ad me sìnite parvulos!, lasciate
che i bimbi mi raggiungano. A folate,
il vento (che oramai si fa sentire)
sfonda i cancelli e porta dentro tutti:
visitatori ed ombre e carta straccia;
come quando scompare la bonaccia
e s’alza la tempesta in tuoni e rutti
e diavoli, bestemmie ed onde e versi,
il porto adesso è un vicolo affollato
(ma c’entri solo se sei vaccinato,
ché gli altri sono reprobi e diversi),
è un luogo a metà strada
tra Gardaland e Sodoma&Gomorra,
nessuno sa dove è, né dove scorra
(Inferno? Guerra? Sciopero? Intifada?)…
Poi l’Orco si distrae o forse finisce
l’effetto della sigaretta strana…
…com’è, come non è, quella buriana
si placa e muore; sulle pietre lisce
non c’è più gente, più nessuno intorno;
sembra che tutti siano evaporati…
Le grida i canti i suoni ed i latrati
non riempiono più i moli. È quasi giorno,
Il parco chiude!, grida al gate un tizio
e Luna Port è morto!…
…Solo per poco: è inverno e il giorno è corto,
col buio troverà il suo nuovo inizio.