GIAN LUCA GUILLAUME
Incontro
È in ritardo come al solito
– non bada all’occasione –,
son tutti curiosi della sua venuta inattesa.
Il pranzo è pronto: carni arrosto e verdura amara
a tavola, e una soleggiata intesa.
La notizia della sua improvvisata mi secca
così come gli inganni miei che contavo di non rivelare:
al riverbero della luce e del calore mi riparo
escogitando un modo di ritirarmi senza offesa.
È finito da poco il legame amoroso:
lei appena ascolta, poco sa, niente vuole
sapere: fa buon viso e ignara intenzione:
agli altri promette la pace e a me fa la guerra.
Giunta a destinazione mostra sorrisi e cordialità:
forse non mi metterà a disagio né mi calunnierà.
Posso stare tranquillo: è lei che mi ha lasciato
per un altro (durato poco), per tornare nuovamente signorina.
La domenica scivola senza intoppi
e lei è sembrata a tutti un’altra persona:
dice che ora vive il presente:
non l’assilla il nuovo amoroso
né medita di meritare un marito:
è libera di decapitare l’amore
come una mantide il suo martire,
libera di vivere felicemente sola
come una statua di pietra al sole.
*
Giovani amanti
In albergo, altrove, i giovani amanti
s’amano con più mistero, più lascivia
e osservano dai vetri sgocciolanti
il villano, padron loro, raccogliere l’indivia.
Lei per la stanza va leggera e sbarazzina
Lui sdraiato malizioso guarda, non nuoce…
Che quiete la pioggerella fina fina
e lei che canta felice la sua voce.
*
Seconda giovinezza
Signorina, se qualche desiderio scabro la rode,
ragioni, non faccia la vedova all’antica
di segregarsi in casa per esser buona e amica;
le sue grazie sono ancora fresche e sode.
Come una serpe il Tempo
cova l’inganno entro il suo cuore
di aver avanti a sé tante ore
lungo il giorno, nottetempo.
Quindi senza indugi né ambagi
non meni il can per l’aia
né si arrenda al suo destino di bambinaia;
la vita è questa: goda! senza disagi.
*
Passione
Amore, alla tua bocca si ponga mano
e le vesti arrendi delicatamente
ché non bastano solo le parti scoperte
per vedere ciò che donna nasconde:
la bellezza d’esser donna.
Dunque, non stupirti della foga
nello strappare la gonna in voga
e d’un fiato mostrare le tue grazie:
tacere è bello quando Nudità parla.
Gian Luca Guillaume, Lascivi intendimenti, Puntoacapo, 2022.
Nota di lettura di Mauro Ferrari
“Arte infelice e bellissima” quella a cui è chiamato il poeta: erede di una lunghissima tradizione che mette in mostra – in un modo spesso scherzoso o fintamente serioso di cui sono spie le scelte ritmiche, tonali e lessicali – il lato oscuro dell’amore, della passione e della carnalità, l’Io poetico di Gian Luca Guillaume sembra parlare dall’alto di una saggezza distaccata e duramente conquistata, mettendo in mostra con misurata e divertita arguzia le contraddizioni del rapporto fra uomini e donne. Su tutto, come in Giovenale, nell’Antologia palatina, in Iginio Ugo Tarchetti o nel contemporaneo Mario Marchisio (anche lui torinese), domina la morte, il convitato di pietra che unisce, annichilendoli, sensualità e ragione. Una prova riuscitissima, quella del giovane poeta, che esibisce un miracoloso e coltissimo equilibrio tonale e tematico.
Gian Luca Guillaume (classe 1984, Torino). Autodidatta per natura e bibliofilo per passione, ha cominciato a cimentarsi nella scrittura in versi intorno ai ventun anni, pubblicando poesie in varie antologie, quotidiani, blog e riviste letterarie (La Repubblica, L’Altrove – Appunti di poesia, L’Osservatorio Letterario di Ferrara, Riscontri, Nuova Euterpe, Poesia Ultracontemporanea). Ha seguito corsi di correzione di bozze ed editing presso la scuola FirstMaster. Collabora al blog L’alcova letteraria e al sito Costruttori di Mondi in veste di recensore e di editor di poesia. Ha tre pubblicazioni all’attivo: Lascivi intendimenti (Puntoacapo, 2022), Le burle del pastore (Nulla Die, 2021) e L’oscurità tra le foglie (Nulla Die, 2017).