ANTONIO VIGLINO
Ma tu ci credi agli UFO?
C’è chi risponde che non è possibile che siamo solo noi, animali che passano il tempo a escogitare modi per uccidersi a vicenda con armi sempre più sofisticate o attraverso il negare il cibo ai propri simili mentre si gettano tonnellate di superfluo, l’unica forma di vita intelligente nell’universo.
C’è chi dice che nessun alieno potrebbe percorrere distanze supersiderali in tempi utili per venirci a trovare.
Una siffatta impostazione della questione è però del tutto errata, e il problema non sta nelle possibili risposte, bensì nella domanda.
Succubi di quelle superstizioni devozionali che vengono chiamate religioni, nelle quali per forza di cose o si crede o non si crede in dati dogmi, si ha l’abitudine mentale di credere di sapere che a cose che sfuggono all’esperienza quotidiana si possa solo appunto o credere o non credere.
E proprio qui sta l’errore dell’affrontare la questione degli UFO: è il dare per scontato che essi debbano essere oggetto di credenza.
L’unica domanda logica e seria, invece, che ci si dovrebbe porre è: ci sono evidenze che certifichino l’esistenza degli UFO? Se ci sono le prove della loro esistenza, allora ad essi non si deve più soltanto “credere”, ma semplicemente si deve prendere atto del fatto che esistano — con l’ulteriore conseguenza che chi, sulla base di proprie opinioni preconcette, vorrà ancora negarli o dubitarne, ebbene costui dovrà essere tacciato quale bigotto e oscurantista.
Individuata quale debba essere la domanda, cioè, si ripete, se vi siano prove dell’esistenza degli UFO, ora si può affrontare l’argomento — non prima di aver premesso che ad oggi ad essi ci si riferisce correntemente con l’acrostico di UAP (Unidentified Aerial Phenomenon), o, nelle stanze vaticane, con RIV (Res inexplicata volans).
E la risposta alla domanda è semplice, certa e documentata: ci sono decine di prove incontrovertibili dell’esistenza di oggetti volanti non identificati, o meglio non identificabili.
È cioè certo e provato che vi siano nei cieli oggetti volanti che hanno queste due caratteristiche: non hanno mezzi di controllo né di propulsione, cioè non hanno ali o timoni né emettono calore o emissioni; e compiono manovre tali che non solo i mezzi umani non sono in grado di eseguire, ma addirittura queste manovre contraddicono le leggi fisiche che gli uomini conoscono — ovvero gli scienziati non tanto non sanno immaginare come far compiere agli apparecchi le operazioni che fanno questi UAP, ma ritengono che le leggi note della fisica dovrebbero non consentirle.
E quali sono le prove di tutto ciò?
Non di certo avvistamenti con i telefonini di persone che portano a spasso il cane la sera; ci sono anche di questi e in grande copia, ma ci sono ben altre evidenze: le testimonianze dei piloti degli aerei, sia commerciali sia caccia da guerra, e i tracciamenti dei radar civili e soprattutto militari. Le prove in gran parte provengono da apparecchiature militari e da personale militare, cioè da un ambito che ha come criteri esiziali la scrupolosità e la prudenza (se non la reticenza): se i militari, in particolare degli Stati Uniti d’America, certificano che ci sono oggetti nei cieli che fanno cose che gli apparecchi creati dagli umani proprio non possono fare, così è. Questi dati non sono sostenuti da soldati semplici sui social network, ma sono state resi pubblici dalla Marina USA e dal Pentagono, anche in un rapporto ufficiale al Congresso nel 2021.
Un paio d’anni fa Barack Obama ha rilasciato una intervista formale, disponibile sul web, in cui dice letteralmente questo: che ci sono oggetti volanti non identificabili che compiono manovre che i vertici scientifici e militari degli Stati Uniti non sanno spiegare. E vari professori di chiara fama, cattedratici di fisica teorica a Princeton, di astrofisica a Harvard, di genetica a Stanford, sono ancora più espliciti, nel tentativo di far prendere alle masse coscienza di realtà finora denigrate.
Non si può dunque più chiedere sarcasticamente se uno creda agli UFO, semmai si deve commiserare chi tiene la testa sotto la sabbia per ostinarsi a negare l’evidenza.
Alcuni mesi fa si è tenuta al Senato degli Stati Uniti una udienza in cui una apposita Commissione ha raccolto la testimonianza di un ex-ufficiale di intelligence e di due piloti di caccia da guerra i quali hanno dichiarato, sotto giuramento cioè consapevoli che la menzogna avrebbe comportato la loro condanna a cinque anni di pena detentiva, che hanno visto questi apparecchi, non solo, ma che gli USA da decenni hanno alcuni di questi oggetti e li studiano per cercare di copiarne la tecnologia. Il Congresso USA è estremamente, e va da sé ovviamente, interessato al tema, in quanto gli UAP sono come tali una minaccia alla sicurezza nazionale, perché il fatto che ci siano oggetti che si fanno beffe di aerei e radar e si spostano come vogliono nei cieli e sotto l’acqua, sono evidentemente una potenziale minaccia; inoltre il Congresso è indispettito per l’essere tenuto all’oscuro di questi fenomeni — e si tenga conto che il Congresso USA, essendo gli Stati Uniti anche una potenza militare attiva, è ancora un organo politico effettivo.
Tutto ciò è solo quanto è di dominio pubblico. Infatti gli stessi membri del Congresso lamentano che gli apparati di difesa neghino loro l’accesso ai dati; gli Stati Uniti hanno satelliti militari e altre apparecchiature che monitorano ogni metro dello spazio e dell’atmosfera, ma i relativi dati sono tenuti segreti per non divulgare la presenza di questi strumenti (il cui compito è controllare che un’altra potenza non indirizzi missili nucleari); inoltre, va da sé, se come pare è vero che ci siano programmi top secret, chi li custodisce si ostina a mantenerli segreti. Con tutto ciò, il Congresso degli Stati Uniti ha di recente approvato una legge che impone una maggior trasparenza sul fenomeno UAP e al contempo indirizza esplicitamente gli studi su tali oggetti verso la retroingegneria.
Ed inoltre, questi fenomeni non riguardano solo gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti semplicemente sono il Paese che sta affrontando di petto la questione. Sta di fatto che nella nazione che, piaccia o no, determina le sorti del mondo occidentale, oramai la presenza degli UAP è un fatto accertato e di pubblico dominio — nella acculturata e supponente Europa invece si continua a credersi superiori alle novità esotiche, soprattutto se d’oltreoceano, anche quando come detto le prove siano irrefutabili.
Ma tutto ciò è solo una parte della questione UAP, e precisamente è solo la porzione che sta sottomano oggigiorno.
In verità i testi sacri e in generale i testi antichi letteralmente pullulano di UAP. Solo che l’abitudine mentale della micragnosa supponenza da un lato e dall’altro l’inebetimento inoculato dalle religioni devozionali che attribuiscono significati simbolici e metafisici a frasi e immagini concrete e reali (nonché, ed invero soprattutto, la nescienza della Scienza Sacra), fanno sì che i contemporanei non siano in grado di comprendere cosa leggono, ammesso che qualcuno che legge i testi antichi ci sia ancora.
Chi sono quindi questi UAP? E, poi, cosa vogliono, perché non scendono?
Gli adepti della Scienza Sacra lo sanno da millenni. I risvegliati hanno però capacità di conoscenza che sono superiori a quelle ordinarie, cioè alle elucubrazioni della mente razionalistica sulla base dei dati forniti dai cinque sensi, e dicono tutti, in modo diretto o indiretto, che queste entità semplicemente non sono pensabili secondo i moduli della mente ordinaria, bensì appartengono a realtà che sono ulteriori rispetto alla realtà che i bipedi implumi (così definisce gli uomini Platone) possono esperire. Ed è forse più che una coincidenza che David Grusch, tra le altre cose dottore in fisica, nella menzionata udienza al Congresso USA abbia detto proprio questo, che gli UAP probabilmente non sono comprensibili dalla mera ragione. Quindi coloro che parlano di antichi astronauti o leggono i testi sacri additando di individuare umanoidi o omini grigi pervenuti da un altro pianeta, in verità leggono solamente cosa la loro limitata mente razionale consente loro di leggere.
Se il parlare in modo discorsivo porta a poco, a causa del fatto che le menti degli uomini sono succubi della facoltà razionale, si può però svolgere una succulenta osservazione.
Secondo la scienza, agli esseri umani è concesso conoscere solo il 5% della realtà. Ogni scienziato sa che ci sono materia e energia dette oscure, le quali sono dette oscure per due motivi: perché non reagiscono, pare, ai fotoni, e soprattutto perché di esse non si ha conoscenza — detto altrimenti, invece di ammettere di non essere in grado di vedere, gli scienziati dicono oscure quelle materia ed energia a causa del fatto che non le conoscono. Materia ed energia oscure sono forme di fenomeni o apparenze dei quali gli uomini ignorano tutto; sanno che esistono perché se no l’universo non potrebbe essere com’è, ma cosa effettivamente siano la materia oscura e l’energia oscura, le quali si ripete costituiscono il 95% della realtà, non lo sanno minimamente; cercano di studiare materia e energia oscure con i metodi scientifici, ossia cercano dati empirici osservabili al fine di elucubrare sulla base di essi con la propria ragione, ma ovviamente non trovano nulla — ovviamente perché se codeste materia ed energia trascendono i cinque sensi, gli apparecchi tecnologici, che altro non fanno che potenziare le ordinarie capacità sensoriali, non possono che essere incapaci di vederle. Per altro verso la Scienza Sacra dice e ripete da millenni che ci sono regni e dimensioni ulteriori, che la realtà non è per nulla solo quella che appare agli uomini: la Scienza Sacra è propriamente scienza, in senso forte, che ha ad oggetto queste dimensioni ulteriori della realtà. Gli scienziati ridono di ciò, ma il loro riso si dovrebbe trasformare in ghigno di impotenza quando portano gli occhi ai loro microscopi e ai loro telescopi e constatano che oltre a quella misera porzione per loro osservabile c’è un mare di vera realtà. E sempre credono di sapere gli scienziati, per tentare di nascondere sotto il tappeto la loro povertà cognitiva, che ciò debba riguardare solo gli spazi siderali: il 95% della realtà non è esperibile dai sensi fisici, ma deve essere fuori da qualche parte, non qui, così assumono: ma che ragione logica ha questa asserzione, al di là del tentativo di rassicurarsi, gli scienziati, a vicenda? Dedicano anni e costruiscono futuristici impianti per studiare una particella, e quando la trovano alcuni si credono Dio, ma dimenticano di considerare che insieme a quella loro famosa particella ce ne potrebbero essere decine di altre invisibili; e che quella loro particelle scoperta forse non è causa di nulla, ma in realtà (nella vera realtà) è già solo un mero e secondario effetto — e più in generale, come si può avere l’arroganza di parlare di causalità quando si ignora la quasi totalità delle forze in gioco? La scienza si può dire cioè manchi di quel minimo di onestà intellettuale che rende credibile una attività: lo scoprire una particella nel 5% di materia e energia visibile è certo un ottimo risultato, ma solo se si tiene fermo a mente che essa è annegata in quel 95% di cui si ignora tutto. Non è che perché gli uomini conoscono solo qualche centinaio di elementi e 3 o 4 dimensioni che ci debbano essere quelle e solo quelle: così funzionava la mente di Aristotele, che è stato il primo a pensare in questo modo, e questo suo tipo di pensare ha sedotto e confortato generazioni di uomini — ma Omero, Talete, Parmenide, Eraclito, Platone, Socrate espressamente e direttamente dicevano il contrario di Aristotele, però gli accademici credono di sapere che tutti costoro in parte qua delirassero. A partire da Aristotele si crede cioè vero solo ciò che si tocca con la mano, ma ora la scienza occidentale obtorto collo dimostra che ci sono realtà effettive che non si possono toccare — ciò potrebbe svellere le coscienze profondamente addormentate nelle loro ingenue credenze autoreferenziali.
Queste realtà ignote, puramente fisiche ed effettive e solo inconoscibili coi sensi ordinari, è assai verosimile siano proprio quelle dimensioni ulteriori della realtà il raggiungimento delle quali gli yoga e le scienze occulte ovunque praticate hanno di mira; e precisamente la Scienza Sacra conduce alla possibilità di interazione con fenomeni ed esseri che da sempre qua, ovunque, ci sono, solo che gli umani non hanno gli strumenti per percepirli.
Potrebbe dunque dirsi che basta studiare questa Scienza Sacra e risolvere l’arcano. Però non è così: la Scienza Sacra, gli yoga, la Qabbalah, l’alchimia, il semplice studiarli non porta a nulla; è necessario trovarsi ad esperire in prima persona ciò di cui si tratta, e per poter far questo, dicono i testi, occorre quella che Abhinavagupta dice la caduta di potenza — la quale d’altra parte può essere invocata e provocata appunto leggendo i testi rivelati.
Tutto quanto detto in effetti può apparire un serpente che si morde la coda, ma d’altra parte la credenza che la realtà debba essere sequenziale è appunto solo una credenza; in senso contrario, per restare nell’ambito del pensiero occidentale, si può menzionare che Heidegger, universalmente riconosciuto il pensatore più importante del Novecento, per spiegare la realtà ricorresse a circoli pre-logici.
Ciò che sarebbe saggio fare, come primo passo e per l’intanto, sarebbe l’avere lo slancio di rendersi conto che oggetti ed esseri intelligenti, ben più intelligenti degli esseri umani, gironzolano nei nostri cieli — perché ciò è quanto ci sta dicendo la scienza tecnologica attuale con ogni chiarezza.