EVA MAIO
Dopo tanti anni in cui sperimento che il più delle volte una mattina
è uguale a quella di prima e a quella che viene dopo, continuo ad
assaporarne il gusto: ha grani di cose a venire e affiora dal buio
incontro alla luce. Del buio porta il ricordo sfumato e vi aleggia il salpare nel nuovo.
Il pezzo migliore della giornata per me la mattina.
Qui briciole di mattinate sul presto.
È che le mattine mi piacciono
sono ariose
vanno ad affacciarsi
a sporgersi un poco
sono un’emersione
come i primi passi
ad esplorare vita
fosse pure
quella di sempre.
Il mio corpo s’assesta
nel vestito fresco
scendo l’unica rampa
di scale
incontro al giorno
e metto a fuoco
che sarà come quello di ieri
o un po’ diverso
o chissà come.
Che bella l’acqua
in piena faccia
e sui polsi
in piena estate.
Bello il tracciato
di terra scura
verso il ruscello.
E prima ancora
la sosta su un muretto
a secco.
E prima
del prima ancora
svegliarsi con l’idea
del bosco della collina
dei passi in quel silenzio
umido vellutato.
Che bello svegliarsi
con l’idea
che una porzione di colle
qui intorno
a pochi chilometri da casa
mi attende.
È che le mattine mi piacciono
anche quelle
a deporre una vecchia canzone
sulla ringhiera del balcone
cantata adagio
ché tutti dormono ancora
nel caseggiato
che poi la vecchia canzone
si scioglie
si fa sospiro
a cullare i letti
d’ospedale a pochi metri da me
e i corpi con catetere
e bende e voglia
di vivere ancora.
Cesello
briciole di speranza
negli interstizi di quella canzone
e il perimetro del Santa Croce*
s’allarga
mi raggiunge.
Certe mattine sono così
albe sull’asse portante
di una supplica per ignoti
che il loro dolore
non sia troppo.
Poi in cucina
il caffè sale
e faccio mentalmente
la lista della spesa.
Si arrampica sui tetti
che ho di fronte
la prima luce
e sto sul davanzale
attenta
al primo fresco del mattino.
Neppure una nube
a galleggiare in cielo
e mi sorprendo
ad aggiornare il diario
degli incontri
con volti colli borghi
della settimana alle spalle.
Ma niente è del tutto alle spalle.
È un giacimento di respiri
questa ibrida frontiera
tra il fuori
e ciò che scorre dentro
respiri e limiti
e l’oltre a cui ogni limite
a volte mi conduce.
Un giacimento di gratitudine
questa prima ora fresca
di un giorno estivo.
Parola argentea
il mattino
mi bussa dentro
bussa al lato sottile
dell’infanzia
che perdura
dentro lo spessore
degli anni.
Parola familiare
singolare femminile
la mattina.
È un santuario di avventi
la mattina.
*Ospedale di Cuneo, sito nella stessa via della mia abitazione
(Foto di Bruna Bonino)