EVA MAIO
L’attitudine alla pace
ad azioni di pace
a fatti di pace
ci chiama
ad una radicale
scelta di disarmo.
Disarmarci
di questa economia disumana
di tutte le stupide furbizie del politichese
di tutte le forme di suprematismo
di un dominio unipolare
di ogni delirante esibizione di potenza
di questo malato pervasivo liberismo
di tutte le bugie di parte
di quella grossa bugia
che armarsi fino ai denti
è per difesa
di questo spudorato sposalizio
tra armi potere soldi.
Disarmarci
di quelle subdole stratificazioni
di smemoratezza
di quanta bellezza
fosse posta in nuce
nel progetto di un’Europa unita
da quanta sete di giustizia
e fraterna condivisione
di lingue e culture
avesse preso le mosse
se pur nata da carbone e acciaio.
Disarmarci
delle solite scarpe ai nostri piedi
della presa su tutto delle nostre mani
dell’assuefazione miope
dei pori della nostra pelle
a un unico colore
a un genere ben definito
ad un solo tipo d’amore.
Disarmarci
degli appuntamenti con la convenienza
con tutte quelle noterelle stanche
de il già fatto il già visto il già capito
nella nostra agenda interiore.
E così sciogliere ogni parola dura
nel crogiuolo della complessità
arrendersi ad uno sguardo sulle cose
non proprietario
secernere atomi di speranza
nel brulichio di questo pesante
tempo del mondo
e lavorare di sottrazione
come certi artisti
là dove è il pieno
delle nostre ingordigie.
Con passi di grazia
genio sottile e coraggio
disarmarci
per reinventarci plurimi
e gentili nel cosmo
ché ogni filo d’erba o ape
è una delizia
e là dove le crepe dell’umano
stillano dolore e perdutezza
farvi colare l’oro caldo
d’una giustizia per amore.
Forse vedremo ancora arrivare
libellule blu cobalto
ad allietarci gli occhi
che ormai le armi
sono da rottamare
come ferro vecchio
il ferro vecchio dei nostri deliri
e noi intenti
presi tutti
in corale tessitura paziente
filo dopo filo
ché l’arazzo della convivenza
in pace
è lavoro immane.