Claudio Sottocornola, filosofo e scrittore da anni impegnato in una indagine transdisciplinare sulla crisi del sacro in Occidente e su una sua possibile rimodulazione epistemologica, ci regala ora con “Così vicino, così lontano” (Velar, 2023, pp. 200), una raccolta di saggi (suddivisi nelle due sezioni “Brevi” e “Sviluppi”) il cui scopo è proprio quello di attraversare i luoghi della spiritualità e della teologia cristiana per attualizzarne aspirazioni e contenuti, rintracciando nell’inquietudine contemporanea la chiave d’accesso ai territori del sacro e della trascendenza, che sembra invece illanguidirsi nelle appartenenze istituzionali. L’autore infatti ha più volte ribadito che la sua ricerca ha finalità ermeneutiche, ossia interpretative di tali contenuti in un’ottica universale, e non strettamente confessionale, ritenendo che un limite sociologico in cui spesso si incorre avvicinando i temi dell’esperienza religiosa, in particolare quella cristiana, sia il pensare che essi siano fruibili solo dagli adepti più o meno istituzionali di tale fede, e risultino invece estranei alla fruizione dei cosiddetti non credenti, i quali li considererebbero come non significativi sul piano teoretico ed esistenziale. Ambedue le platee, per Sottocornola, in questo modo cadono in un perimetro di identità e appartenenze che prevalgono su qualsiasi tentativo od opzione di assumere tali contenuti – al di qua o al di là della fede personale – come universali, esattamente come ogni manifestazione dello spirito nell’umanità non può che avere una sua vocazione specifica alla ecumenicità, e dunque alla gratuità e condivisione, piuttosto che a una gestione angustamente proprietaria e corporativa. E cita l’esperienza dello scrittore Erri de Luca che, “senza appartenere alla galassia credente, legge e medita la Bibbia quotidianamente, offrendoci poi meditazioni sia scritte che orali, ricolme di sapienza che verrebbe voglia di chiamare trascendente, ma senz’altro di una umanità integra e integrale”.
E continua con Goethe, “Dimmi che Dio hai e ti dirò chi sei”, evidenziando che forse il tema è proprio quello di capire cosa intendiamo per Dio, piuttosto che schierarci in contrapposte legioni, ma per far ciò diviene assolutamente preliminare familiarizzare con quanto la storia, la civiltà, la tradizione hanno depositato e traghettato sino a noi in termini di fede, arte, pensiero, spiritualità e vita a proposito di sacro, trascendenza, senso o fine dell’esistenza. Così Sottocornola, forte del suo habitus filosofico, si avventura in territori impervi, di solito praticati da una ristretta cerchia di addetti ai lavori per addetti ai lavori, cimentandosi in una analisi delle più ardue questioni di pertinenza della teologia sacra (ossia riferibile a Bibbia e Tradizione) con la libertà del filosofo ma, anche, il rispetto e la cura di chi sa e crede che è nella dimensione spirituale che tale libertà si gioca e realizza in pienezza, e che la platea da coinvolgere è la più ampia possibile.
A partire dalla crisi della parola e dal recupero del suo significato biblico e metafisico, egli si inoltra pertanto nell’indagine della sua possibile manifestazione esistenziale, storica e quotidiana. Il rapporto fra tradizione e attualità, le suggestioni del Gesù storico, la considerazione della natura umana fra nichilismo e speranza, l’ineffabilità e la trascendenza del divino, il mistero trinitario nella sua declinazione inclusiva, gli abbozzi di una fenomenologia mariana, le possibilità di un recupero maturo della dimensione devozionale e affettiva, sono solo alcuni fra i temi affrontati. Sullo sfondo, il sogno di un superamento degli integralismi incombenti, e la considerazione del pluralismo come dono in funzione di una superiore unità, evidente nel capitolo conclusivo “Suggestioni per un tentativo di approccio transconfessionale”.
L’intento di Sottocornola insomma, nonostante la profonda empatia per la tradizione che egli indaga e nella quale si inscrive la sua ricerca, non è mai esclusivamente interno a tale tradizione ma, nell’esigenza di contestualizzazione ed ecumenicità che lo attraversa, si avverte una prospettiva davvero universale e tuttavia consapevole che ad essa si concorre non da una astratta, indefinita e astorica posizione, ma piuttosto a partire dal linguaggio, dall’esperienza, dalla tradizione che la vita ci consegna perché abbiamo a trasmetterla sviluppandone tutte le potenzialità inscritte.
È evidente che l’autore, cogliendo la radicale crisi del sacro che attraversa l’Occidente, la identifica – proprio come Kolakowski – quale causa del contemporaneo degrado di un intero assetto di civiltà e, nel tenace tentativo di salvarne il paradigma nel suo nucleo essenziale, si avvale di tutti gli strumenti che il pensiero suggerisce per traghettarne l’eredità verso un futuro chiamato a inverarla e svilupparne tutta la ricchezza. Il suo impegno è dunque attraversato da una motivazione epocale, salvare l’anima di un intero assetto di civiltà per trasmetterne il Dna alle generazioni che verranno, a rischio di smemoratezza e perdita dell’identità profonda, ma anche a quanti, ormai nella piena maturità, avvertono l’esigenza di una nuova comprensione del paradigma cristiano, esautorato dalle forme di un nichilismo relativistico che ha nei consumi il suo imperativo totalizzante, a detrimento di una condizione umana che ha perso l’orizzonte della trascendenza cui appare strutturalmente chiamata.
La suddivisione del volume in due parti permette di attivare due diverse forme di lettura e sollecita due tipologie di interesse: nei “Brevi”, pensati inizialmente per una rivista religiosa, Sottocornola si addentra in una rilettura, ad esempio, del Gesù storico, ricca di spunti attualizzanti, non conformisti e a tratti provocatori rispetto ad una iconografia troppo spesso edulcorata e convenzionale; negli “Sviluppi”, più analitici, l’autore propone invece riflessioni più articolate su aspetti specifici della spiritualità cristiana, come il mistero trinitario, la fenomenologia mariana, la devozione al Sacro Cuore, mai però dismettendo un habitus filosofico che sa guardare anche alla tradizione con uno sguardo ellittico e dinamico, che ne fornisce una interpretazione di grande vitalità e interesse per la sensibilità di oggi.
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Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959) si è laureato all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della teologia. Già ordinario di Filosofia e Storia nei licei, è stato docente di IRC, Materie letterarie, Scienze dell’educazione e Storia della canzone e dello spettacolo alla Terza Università di Bergamo. Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1991, ha collaborato con diverse testate, radio e tv. Come filosofo si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di interpretazione, alla cui luce indaga il mondo contemporaneo, ed ha spesso utilizzato musica, poesia e immagini per parlare a un pubblico trasversale, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. È autore di numerose pubblicazioni, che coinvolgono tre aree tematiche prevalenti: l’autobiografia intellettuale, la cultura popular contemporanea, l’attuale crisi del sacro in Occidente e la sua possibile rimodulazione teologico-filosofica. Fra le opere più recenti, “Parole buone (Marna/Velar, 2020), “Occhio di bue” (Marna, 2021), “Tra cielo e terra” (Centro Eucaristico, 2023), “Fiorire nel deserto” (Velar, 2023).
(a cura di Gabriella Mongardi)